Gruppi in consiglio provinciale, il Patt spende di più Superato il Pd pur con meno consiglieri
Superato il vaglio della Corte dei conti, sono stati pubblicati ieri sul Bollettino ufficiale regionale i rendiconti delle spese per il 2017 degli 11 gruppi del consiglio provinciale.
Il regolamento del Consiglio prevede che vengano assegnati 5.750 euro l’anno per ogni consigliere del gruppo per le spese relative ai compiti istituzionali, di studio, editoria e comunicazione, non possono essere usati per il finanziamento diretto o indiretto dell’attività di partito.
A questo contributo annuo si sommano i finanziamenti ai gruppi per le spese di personale. Ogni gruppo può assumere un numero di dipendenti pari al numero dei consiglieri appartenenti al gruppo esclusi assessori e presidenti di giunta e consiglio. La spesa massima per ogni dipendente è di 45.000 euro lordi annui.
Ogni gruppo utilizza le risorse in modo diverso e come si può notare alcuni quasi esauriscono tutti gli stanziamenti mentre altri solo una parte, ovviamente il costo più rilevante per tutti riguarda le spese per i collaboratori.
Nel rendiconto delle spese dell’anno scorso il Pd , che è il gruppo più numeroso e dunque anche quello che riceve maggiori contributi, ha speso 229 mila euro, ovvero poco più della metà delle risorse ricevute (oltre 440 mila euro), mentre il Patt , che ha avuto a disposizione entrate per 313 mila euro è risultato essere il gruppo che ha speso di più con oltre 230 mila euro di cui 165 mila per il personale e quasi 36 mila euro per consulenze, studi e incarichi.
Anche Filippo Degasperi, unico consigliere del Movimento 5 Stelle , non rinuncia a utilizzare i fondi a disposizione per il personale e le spese del gruppo: non ha speso tutto ma una buona parte, quasi 56 mila euro, quasi tutto per spese di personale.
Beppe Detomas, consigliere della Ual , dei 107 mila euro a disposizione ha speso solo 29.400 euro.
Va detto che Detomas oltre a essere consigliere provinciale è anche assessore regionale alle minoranze linguistiche e dunque già gode di strumenti e personale in quella veste. I soldi risparmiati non tornano però subito nel bilancio del consiglio provinciale. Il regolamento stabilisce infatti che «la parte di contributo non utilizzata nel relativo esercizio finanziario può essere utilizzata nell’anno successivo, e comunque entro la fine della legislatura o entro la data di cessazione del gruppo. Dopo tale termine il contributo non utilizzato deve essere restituito al Consiglio». Nel 2018, che è l’ultimo anno della legislatura e anche quello elettorale, si vedrà se i risparmi degli anni precedenti saranno effettivi o se i gruppi troveranno il modo di spendere tutto quanto loro assegnato.