Ora è ufficiale: ecco il nuovo consiglio Bezzi rimane fuori per un solo voto
Maurizio Fugatti è dalle 9 e 32 minuti di ieri mattina ufficialmente presidente della Provincia autonoma di Trento. Si è trattato dell’ultimo atto formale per l’ufficio centrale circoscrizionale presieduto da Alma Chiettini, affiancata dal professor Matteo Cosulich e dall’avvocato Giuliano Valer, presente anche la dottoressa Maria Ravelli che ha seguito con la direzione generale della Provincia tutte le operazioni connesse alla consultazione elettorale.
La proclamazione ha riguardato anche il numero di seggi assegnati ad ogni lista e di conseguenza i 34 eletti in consiglio oltre a Fugatti. Ora dovrà essere convocato il consiglio provinciale entro venti giorni e in quell’occasione avverrà il giuramento degli eletti, che solo da quel momento potranno poi iniziare a produrre atti politici come interrogazioni, proposte di legge, mozioni.
Come preannunciato sull’Adige di ieri l’unica novità sostanziale dopo il riconteggio delle schede e le valutazioni su voti e preferenze dubbi o contestati è l’elezione di Gianluca Cavada come tredicesimo consigliere della Lega al posto del presidente dimissionario del partito Alessandro Savoi. La verifica di voti e schede ha in realtà fatto scendere di una le preferenze del neo consigliere fiemmese, da 981 a 980; contemporaneamente però si sono volatilizzate 13 preferenze per Savoi che è così finito a quota 977, tre voti sotto Cavada.
«Cionfoli» Savoi verrà comunque quasi certamente ripescato se, come pare, almeno una tra Zanotelli e Cattoi, le deputate elette nei collegi maggioritari, rinuncerà al seggio in consiglio provinciale per restare in parlamento. Se dovessero restare a Roma entrambe entrerà in consiglio anche la seconda dei non eletti del Carroccio, vale a dire l’altra candidata della Val di Fiemme, Bruna Dalpalù, staccata di appena 5 voti da Savoi, che non a caso ha fatto la campagna elettorale in tandem proprio con Cavada.
Per il resto il controllo dei voti ha provocato solo qualche liebe scostamento nel numero di voti alle liste e nelle preferenze. Al presidente Fugatti sono stati attribuiti cinque voti in più, portando il totale a 124.595 pari al 46,7%; Tonini se n’è visti assegnare 9 in meno, Degasperi 2 in più.
Si è sfiorato un mini ribaltone invece con il riconteggio e il controllo dei voti di lista perché quella dell’Udc, che era data a 5.306 con un distacco di appena nove voti per strappare un seggio assegnato alla Lega, dopo i controlli sale a 5.315, in zona pareggio; contemporaneamente però viene aggiunto un voto di lista anche alla Lega che così salva rocambolescamente il tredicesimo consigliere.
Con uno scarto del genere, che tiene fuori dal consiglio Giacomo Bezzi, il più votato della lista dello scudo crociato, l’Unione di Centro valuterà nei prossimi giorni se presentare ricorso al Tar. «Prima - spiega l’avvocato Pio Viola, che segue la questione per conto del partito - bisognerà raccogliere i dati e fare un’attenta verifica della correttezza delle operazioni di conteggio. Bisognerà poi valutare sotto quale profilo giuridico eventualmente fare ricorso. Ma se anche ci fossero degli spiragli la decisione se fare ricorso sarà anche frutto di valutazioni politiche sull’opportunità e la convenienza di schierarsi per togliere un consigliere alla Lega, il principale partito della stessa coalizione».
In ogni caso ci sono 30 giorni di tempo per decidere.
Sul filo del rasoio anche l’elezione del terzo consigliere del Patt. Il seggio è stato confermato a Paola Demagri ma il distacco di Walter Viola si è assottigliato passando da 4 ad appena 2 preferenze. Una situazione che potrebbe indurre il consigliere uscente a fare ricorso.