La ricchezza del mondo nelle mani di 26 persone
Paperoni sempre più ricchi, povertà estrema che si riduce in modo più lento, donne ben più svantaggiate rispetto agli uomini sul fronte del patrimonio e aggravate da un lavoro di cura familiare gratuito che ne blocca lo sviluppo nel mondo del lavoro. È una fotografia drammatica quella scattata dall’Oxfam nel rapporto «Bene pubblico o ricchezza privata» che, come ogni anno, l’organizzazione no profit diffonde alla vigilia del meeting di Davos, dove si riuniscono anche tanti di questi nababbi.
I numeri sulla distribuzione della ricchezza nel mondo offrono, come ogni anno, un panorama desolante: i 1.900 miliardari che se la godono di più tra marzo 2017 e marzo 2018 hanno messo in cascina la bellezza di altri 900 miliardi di dollari, vale a dire 2,5 miliardi di dollari in più al giorno.
Al contrario, la ricchezza netta della metà più povera del globo, pari a 3,8 miliardi di persone, è diminuita dell’11%. Per rendere ancor meglio l’idea dell’incolmabile divario, l’Oxfam riferisce che 26 ultramiliardari (contro i 43 del 2017) possiedono oggi la stessa ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale. Una situazione, questa, a cui si è arrivati anche con il calo della pressione fiscale sui super-ricchi, la cui entità ha dell’incredibile: nei Paesi più sviluppati, infatti, l’aliquota massima dell’imposta sui redditi è passata dal 62% del 1970 al 38% del 2013. Insomma, solo 4 centesimi per ogni dollaro raccolto dal fisco proviene dalle imposte patrimoniali.
Parallelamente a questa incontrollata crescita dell’opulenza riservata a pochi (in cui l’Italia non «sfigura», con il 5% più ricco che è titolare da solo della stessa quota di ricchezza posseduta dal 90% più povero), emerge un forte rallentamento della riduzione della povertà: secondo la Banca mondiale tra il 2013 e il 2015 il tasso annuale di riduzione si è contratto del 40% rispetto alla media annua 1990-2015 e 3,4 miliardi di persone vivono ancora con meno di 5,50 dollari al giorno. E così circa 10mila persone al giorno muoiono per mancanza di accesso ai servizi sanitari e 262 milioni di bambini non possono andare a scuola.
Un’ulteriore diseguaglianza è poi quella di genere. A livello globale, infatti, le donne guadagnano il 23% in meno rispetto agli uomini, i quali possiedono il 50% in più della ricchezza e controllano oltre l’86% delle aziende. Ma le donne non sono solo svantaggiate sul piano della consistenza patrimoniale: a questo si aggiunge infatti il grande handicap del lavoro di cura familiare non retribuito che è svolto in modo assolutamente preponderante dal genere femminile.
Secondo i calcoli dell’Oxfam, se a livello globale venisse appaltato a una singola azienda, il fatturato annuo sarebbe di 10mila miliardi di dollari, vale a dire 43 volte quello di un gigante come la Apple. Con la conseguenza che le donne, in particolare quelle delle fasce più povere della popolazione, hanno minor tempo a disposizione per guadagnarsi da vivere e accumulare ricchezza nel corso del tempo.