Europee, il Pd pensa a Messner Ma lui: «È un capitolo chiuso»
«Non mi candiderò alle Europee. Ho chiuso questo capitolo per sempre». Lo dice Reinhold Messner all’Ansa in risposta alla proposta di Maurizio Chiocchetti di presentarlo per il Pd illustrata in una intervista al nostro giornale.
«Ho programmato la mia vita - commenta il Re degli Ottomila - oltre la mia morte e ruoli elettivi non ne fanno parte. Avanti i giovani, è giusto che loro si diano da fare per l’Europa. L’unico ruolo politico che mi posso immaginare sarebbe quello di senatore a vita, ma c’è tempo».
CHIOCCHETTI: «SAREBBE UN BUON RAPPRESENTANTE»
«Reinhold Messner in campo per le elezioni europee». L’idea arriva da Maurizio Chiocchetti, ladino fassano trapiantato da tempo nella capitale dove lavora nella struttura del Pd nazionale, con una speciale «delega» agli enti locali. Tifoso romanista, Chiocchetti non ha dimenticato le origini trentine e guarda con interesse al Trentino, del quale - assicura - è importante garantire l’autonomia.
Chiocchetti, di cosa si occupa all’interno del partito nazionale?
Sono coordinatore degli enti locali. Analizzo le liste che vengono proposte sui territori ed entro nel merito dei rapporti politici per mettere a punto coalizioni con maggiori possibilità di vittoria, anche se ovviamente le decisioni spettano alle sezioni locali.
Come cambia l’impostanzione del Pd targato Nicola Zingaretti?
Il nuovo segretario ha detto che “deve cambiare tutto”. Il partito è obbligato a reinventarsi per ripartire finalmente, dopo il voto del marzo 2018 che ci ha relegato all’opposizione.
Ci sarà anche una nuova struttura organizzativa, anche per riagganciare le periferie?
Certamente. L’opposizione deve essere seria e ricca di proposte. Un limite della politica è quello di concentrarsi sul centro e questo vale anche per il Pd: per questo Zingaretti ha evidenziato di voler dare vita ad un vero partito federale, che si fondi sulla ricchezza dei territori.
Come sono state vissute le scissioni del Pd dalla struttura del patito?
Mi pare di capire che siano i soggetti fuoriusciti a chiedersi se hanno fatto bene ad avviare questa operazione. In vista delle europee, sarà necessario riunirsi sulla base di alcune questioni di fondo per fare un pezzo di strada assieme.
Per la prima volta Trentino e Sudtirolo non hanno ottenuto una rappresentanza nella direzione nazionale.
Entrano di diritto i segretari regionali. Mi sembra una presenza giusta, anche dal punto di vista numerico.
Nel corso del dibattito pre-congressuale, in Trentino è emerso il problema della superiorità dello statuto nazionale rispetto a quello locale. L’autonomia del partito provinciale è stata di fatto messa in discussione.
Ci deve essere un quadro generale, nel quale va però riconosciuta la specificità dei territori. Zingaretti revisionerà lo statuto e in questo va previsto il placet della direzione nazionale sugli statuti regionali e delle province autonome: a quel punto ognuno camminerà con le proprie gambe.
Per quanto riguarda le europee, sarà il professor Michele Nicoletti il candidato di bandiera?
È necessario che il Trentino Alto Adige esprima una candidatura forte. Se io dovessi lavorare per la lista del Triveneto chiederei a Reinhold Messner di candidarsi.
Già nel 1999 fu eletto europarlamentare con i Verdi.
Ancora oggi sarebbe un buon rappresentante per le sue posizioni su ambiente, immigrazione e solidarietà. C’è bisogno di tenere il punto sui temi fondamentali, soprattutto dopo la svolta che ha portato la Lega di Salvini e Fugatti anche alla presidenza della Provincia di Trento. Sicuramente proporrò questo nome a chi potrà chiedergli di candidarsi; questo non significa che non possano esserci altre candidature forti come quella di Nicoletti.
Il tema dell’ambiente sembra tra l’altro avere un certo appeal in questo momento.
Un dato nuovo e molto importante. Ho visto le foto dei 500 studenti che hanno manifestato anche a Predazzo: da tempo non si vedevano iniziative con un successo simile.
Il Pd stesso deve tornare nelle piazze, come ha saputo fare la Lega nel corso degli anni?
Non c’è dubbio. Come spesso accade, quando si governa per tanti anni diventa quasi automatico che ci si chiuda dentro i palazzi. Ora che i cittadini hanno deciso di cambiare, è necessario tornare in mezzo alla gente.
La coalizione oggi in Trentino si è però spostata a sinistra.
Va aperto un dialogo con gli autonomisti. Credo sia possibile tenere il Patt da questa parte anche alle suppletive.