Il Ppe sospende Orban ma non lo caccia dal partito
Il Ppe sceglie la mediazione nei confronti di Viktor Orban. Nessuna cacciata dal partito ma solo una sospensione, con la creazione di un comitato di tre probiviri che controllerà la condotta di Fidesz, sotto la guida dell’ex presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy.
Una mossa «concordata», che ha messo d’accordo i vertici del centrodestra europeo e lo stesso leader ungherese. Una mediazione che viene vista da più parti a Bruxelles come una vittoria dell’autoritario premier magiaro che è riuscito a far eclissare la richiesta iniziale di una sua espulsione per il mancato rispetto dello stato di diritto, per la campagna anti-Ue condotta da Budapest e per le posizioni assunte sull’università Ceu guidata dal tycoon Soros.
«È stata una discussione difficile, ma c’era la necessità di farlo e lo abbiamo fatto in modo democratico e trasparente», ha detto il leader del Ppe Manfred Weber subito dopo il voto sulla sospensione immediata, mozione approvata con una maggioranza schiacciante di 190 sì e tre contrari. «La sospensione di Fidesz comporta che non potrà partecipare alle riunioni del partito, che non avrà diritto di voto e non potrà proporre candidati», ha spiegato Weber. «I fatti e la azioni sono importanti per ricostruire la fiducia ed è per questo che è stato deciso di creare un comitato che controllerà Fidesz». L’accordo raggiunto in seno al Ppe rappresenta la «migliore soluzione possibile», ha sottolineato anche Silvio Berlusconi, amico di Orban e da sempre contrario all’espulsione, in quanto «non indebolisce la principale famiglia politica dell’Unione europea a poche settimane da un difficile appuntamento elettorale e consentirà di analizzare con calma le posizioni espresse da Fidesz».
Oltre tre ore è durata la riunione del Ppe al Parlamento europeo. Un dibattito intenso dove si sono confrontate la posizione dei Paesi nordici che spingevano per l’espulsione di Fidesz, quella capeggiata dai Paesi dell’est a sostegno dell’uomo forte di Budapest ed infine quella dei Paesi centrali, tra cui Italia, Francia e Germania, più inclini ad una sospensione di Orban come chiedeva la presidenza.
«Il dibattito di oggi all’interno del Ppe è stato molto interessante, animato e abbiamo deciso di optare per un compromesso», ha esordito Orban in conferenza stampa, elogiando poi Salvini per la sua posizione sui migranti, che ha «dimostrato che la migrazione si può fermare anche in mare, mentre noi lo abbiamo fatto sulla terra». Quanto alle prossime elezioni europee il leader magiaro ha lasciato aperte tutte le possibilità sulle future alleanze: «Guardare a sinistra, liberali e Verdi o trovare partner a destra, questa è la vera domanda, ma senza conoscere l’opinione della gente non possiamo ancora prendere una decisione». Infine la provocazione: «Non abbiamo mai fatto una campagna contro Juncker, in Ungheria abbiamo avuto una campagna di informazione», ha sostenuto, scatenando un’ondata di risate in sala stampa.
«Il risultato non lascia dubbi, il Ppe è unito e una volta in più all’interno del nostro partito ha vinto la democrazia», ha commentato il presidente dei Popolari, Joseph Daul. «Se durante il periodo di sospensione Orban non rispetterà le regole, siamo pronti a rivotare in qualsiasi momento» per la sua espulsione, ha aggiunto.