Il fondatore di WikiLeaks Assange arrestato da Scotland Yard
Il fondatore di WikiLeaks Julian Assange è stato arrestato all’ambasciata dell’Ecuador a Londra dopo che Quito ha revocato la concessione dell’asilo al giornalista australiano.
Assange è al momento in custodia alla stazione centrale di Scotland Yard e sarà portato al più presto davanti ai magistrati, riferisce la polizia londinese.
«Posso confermare che Julian Assange, 7 anni dopo essere entrato nell’ambasciata ecuadoriana, è ora sotto custodia della polizia per affrontare debitamente la giustizia del Regno Unito». Lo ha detto il ministro dell’Interno britannico, Sajid Javid, confermando la notizia dell’arresto data da Scotland Yard.
«Voglio ringraziare l’ambasciata dell’Ecuador per la sua cooperazione e la polizia per la sua professionalità: nessuno è al di sopra della legge», ha concluso Javid.
Australiano di origine, 47 anni, il fondatore di Wikileaks aveva ricevuto asilo fin dal 2012 dall’ambasciata dell’Ecuador - asilo concesso dall’allora presidente Rafael Correa e revocato ora dal successore, Lenin Moreno - per sfuggire a un mandato di cattura britannico rimasto in piedi ormai solo per ragioni procedurali.
Il mandato fa riferimento alla mancata comparizione di Assange di fronte a un giudice del Regno che lo aveva convocato sulla base della richiesta di assistenza nei confronti di una controversa inchiesta per stupro e molestie avviata contro di lui dalla magistratura svedese nel frattempo archiviata.
Secondo Wikileaks, l’azione giudiziaria nasconderebbe tuttavia in realtà l’intenzione di Londra di consegnarlo agli Usa dove Assange è nel mirino fin dalla pubblicazione nel 2010 di una montagna di documenti riservati imbarazzanti per Washington.
La stessa Wikileaks aveva accusato fin dalla scorsa settimana il presidente Moreno di avere ormai deciso di liberarsi dello scomodo ospite, imputandogli come scusa presunte violazioni degli impegni presi in cambio della concessione dell’asilo. E avanzando in effetti il sospetto che Moreno volesse peraltro piuttosto vendicarsi della pubblicazione recente di documenti su uno scandalo di corruzione e trasferimento d’ingenti somme in paradisi fiscali nel quale il presidente e suoi familiari risulterebbero pesantemente implicati.