La vittima dello stupro a Viterbo Ho ancora paura di loro
A venti giorni da quella violenza "inaudita" messa in atto in modo "beffardo e sprezzante", è ancora la paura a dominare la mente della donna vittima dello stupro di Viterbo.
Paura che i due giovani sotto accusa, entrambi militanti di Casapound, possano, una volta scarcerati, tornare a minacciarla per "farle rimangiare" quanto raccontato agli inquirenti.
Ha affidato al suo legale, l'avvocato Franco Taurchini, il racconto di queste ore terribili la 36enne che il 12 aprile scorso è stata violentata per ore in un pub, l'Old manners, adibito ad una sorta di circolo frequentato dai militanti del movimento neofascista.
E il timori di possibili minacce alla donna per farla ritrattare starebbe orientando anche i prossimi passi della Procura.
"Ho paura, ho ancora molta paura per quello che è successo, spero che restino in carcere", ha detto la donna al suo legale.
La vittima è ancora profondamente scossa per quanto accaduto, al punto che gli inquirenti, pronti a chiedere un incidente probatorio per cristallizzare la sua testimonianza, stanno attendendo che ritrovi la forza per affrontare l'atto istruttorio irripetibile. "Siamo pronti - afferma il legale della donna - a verbalizzare quanto denunciato nei giorni scorsi. La mia assistita teme di essere minacciata per rimangiarsi quanto raccontato. È ancora molto scossa psicologicamente, è una situazione difficile da affrontare".
Intanto agli atti dell'indagine, oltre ai video girati dai due indagati, Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci (qui sopra in una foto tratta da Instagram), anche una serie di messaggi trovati sui loro cellulari.
Tra questi anche uno del padre del Licci che intima al figlio di "cancellare i video e le foto" che mostrano le fasi della violenza sessuale. Dal punto di vista penale, in base a quanto si apprende, il padre del giovane non rischia l'iscrizione nel registro degli indagati in quanto parente dell'arrestato.
In totale sono tre i video e quattro le foto della violenza che hanno fatto il giro delle chat Whatsapp nella cerchia di amici e militanti politici di estrema destra dei due indagati nei giorni successivi ai fatti.
La volontà di condividere le scene di violenza e sopraffazione messa in atto nei confronti di una persona in stato di semincoscienza come una sorta di "trofeo".
Nei frame si vedono "reiterati abusi", scrive il gip nell'ordinanza, portati avanti tra risate, minacce e gesti che sono indice di "un mancato controllo degli impulsi".
Uno stato che, tra l'altro, è evidente già nelle prime immagini registrate: c'è la donna a terra priva di sensi, uno dei due militanti che le solleva il braccio e lo lascia ricadere senza trovare opposizione, prima di iniziare a denudarla e a violentarla.
Per il giudice sussiste "un gravissimo quadro indiziario di colpevolezza in ordine al reato per il quale c'è la richiesta cautelare nei confronti di entrambi gli indagati".
I due restano, intanto, in attesa della decisione del gip che nei prossimi giorni dovrà esprimersi in merito alla richiesta di scarcerazione o attenuazione della misura cautelare.