Piazza della Loggia, 45 anni fa la strage fascista: nuovo libro
Erano le 10.12 a Brescia, in una piovosa mattina nella centrale Piazza della Loggia, esattamente 45 anni fa. Franco Castrezzati, storico leader della Cisl bresciana stava tenendo il suo comizio, ma non potè continuare: una bomba sistemata sotto il bel porticato della piazza esplose portandosi via otto persone e ferendone altre cento.
Erano lì per una manifestazione antifascista indetta dai sindacati confederali che protestavano proprio per il clima di violenza instaurato dai fascisti nella città lombarda e per le troppe bombe fatte esplodere in quei giorni.
Brescia oggi si appresta ancora una volta a ricordare una delle stragi che segnò una svolta politica nell'uso della violenza dopo la bomba di Piazza Fontana a Milano nel '69, perché questa era la prima volta che nel Dopoguerra veniva messa in una piazza nel corso di una manifestazione di lavoratori.
Ora esce anche un nuovo libro su quell'attentato. Scritto da Paolo Barbieri , che allora era un giovane studente diciottenne presente all'esplosione. Ma si salvò. «Caso, destino, fortuna? Mi è sempre piaciuto pensare - dice - che se non sono stato investito dall'esplosione della bomba è grazie all'amicizia».
Barbieri il 28 maggio 1974 si trovò a pochi metri dal porticato di Piazza della Loggia. E comincia proprio con la sua testimonianza diretta il libro che esce in questi giorni La morte a Brescia. 28 maggio 1974: storia di una strage fascista (edito da RedStar press, 140 pagine, 14 euro).
È il secondo libro che il giornalista e scrittore bresciano dedica a quella brutta pagina di storia italiana dopo «La strage dai capelli bianchi» del 2003.
ll libro è una scrupolosa ricostruzione degli anni degli attentati, della situazione politica italiana e non solo nel biennio '73/'74, i tentativi di colpo di Stato, la scoperta proprio a Brescia del Mar (Movimento Armato Rivoluzionario) e l'arresto di numerosi esponenti di estrema destra.
Quindi i 41 anni di indagini e processi sulla strage di Piazza della Loggia, con il coinvolgimento dei fondatori di gruppi di estrema destra come Ordine Nuovo e Ordine Nero, un ex generale dei carabinieri, due personaggi imputati pure nella strage di Piazza Fontana, nel 1969 a Milano, un primo processo a fascisti bresciani con l'ergastolo a Ermanno Buzzi (ucciso prima di arrivare in appello nel carcere di Novara da Pierluigi Concutelli e Mario Tuti), la Pista Ferri; dal nome di Cesare Ferri (Ordine Nero).
Fino alla parola definitiva scritta dalla Corte d'Assise d'Appello di Milano e confermata dalla Corte di Cassazione con la condanna all'ergastolo di Carlo Maria Maggi, capo di Ordine Nuovo e Maurizio Tramonte, anche lui ordinovista e, scrive Barbieri, spia dei servizi segreti con il nome di «Fonte Tritone», presente in Piazza della Loggia il giorno della strage. Una strage, sottolinea l'autore, del quale ultimamente è stato pubblicato un saggio sulla guerra;Polemos, considerata dai giudici la più politica di tutte. Perché - spiega - gli autori non solo hanno voluto creare terrore nel paese ma hanno anche voluto uccidere proprio quelle persone, ossia i nemici politici, quelli della sinistra che manifestavano contro il fascismo.