I corsi sul rispetto dei generi per Segnana «creano confusione ai bambini». Ghezzi: «Assurdo»
Si deve «insegnare il rispetto a 360 gradi fin dalle elementari. Però i corsi sull’identità sessuale creano confusione nei bambini e le famiglie non condividono progetti su temi che riguardano l’educazione familiare». Lo ha detto l’assessora provinciale Stefania Segnana rispondendo in Consiglio provinciale ad una interrogazione a risposta immediata del consigliere provinciale di Futura, Paolo Ghezzi.
Il capogruppo di Futura aveva chiesto in base a quali informazioni o teorie o visioni socioculturali la Giunta ha deciso che in Trentino non esiste più il pericolo che ragazze e ragazzi, donne e uomini vengano offesi o discriminati a causa del loro orientamento sessuale o della loro provenienza o della loro fede religiosa, eliminando il finanziamento alle iniziative contro l’omofobia e le discriminazioni di genere.
L’assessora Segnana - riferisce una nota del Consiglio provinciale - ha risposto affermando che la Giunta ha definito nuovi criteri per i contributi per le attività previste dalla legge 13, puntando soprattutto sulla discriminazione delle donne, della parità donna - uomo e di contrasto alla violenza sulle donne come previsto dal programma di legislatura. Una scelta - ha aggiunto Segnana - in coerenza della legge provinciale. L’assessora ha precisato che sono state definite le aree prioritarie, cioè il contrasto alla discriminazione delle donne, alla violenza sulle donne, che purtroppo, come dimostrano i fatti recenti, è di stretta attualità, i tempi di lavoro e vita, l’occupabilità delle donne e il valore sociale della maternità.
Per nulla soddisfatto, Ghezzi ha ribadito che «si continua in una linea in contrasto con le direttive Onu e Ue a perseguire una linea polemica nei confronti del cosiddetto gender».