Sciamano-guerriero anti-Putin in marcia verso Mosca arrestato dalle forze speciali
Uomini armati e col volto coperto - probabilmente agenti dei servizi di sicurezza - hanno arrestato Alexander Gabyshev, lo «sciamano guerriero» in viaggio a piedi dalla remota regione siberiana della Yakuzia a Mosca per «cacciare» Vladimir Putin (che considera «mandato dal diavolo»), mentre si trovava vicino al villaggio di Vydrino al confine tra la repubblica di Buriazia e la regione di Irkutsk. Lo riportano diversi media che citano testimoni oculari. Gli agenti non si sarebbero identificati e al momento non si sa dove l’abbiano portato.
«I servizi di sicurezza, armi in pugno, hanno bloccato la strada, hanno rapidamente circondato il nostro campo e sono andati direttamente alla tenda dello sciamano», ha raccontato un testimone oculare - le cui generalità non sono state diffuse, ndr - al sito Sibreal.org, affiliato al network Radio Liberty finanziato dagli Stati Uniti.
Gabyshev potrebbe ora essere accusato di organizzazione di un gruppo estremista, ha sottolineato un altro sostenitore dello sciamano. «Senza spiegare nulla, ci hanno messo faccia a terra, lo hanno svegliato e non gli hanno permesso nemmeno di vestirsi. Non sappiamo dove sia ora, la nostra gente è andata a cercarlo a Ulan-Ude», ha detto alla testata Snob Dmitry Kryukov, uno dei sostenitori di Gabyshev.
Gabyshev, sedicente sciamano «guerriero» era in viaggio - dice - «per conto di Dio». Perchè Putin, sostiene, è «un demone» e va sconfitto. Una teoria alquanto bizzarra ma, evidentemente, anche attraente dato che al suo seguito viaggiano una dozzina di seguaci. «Alla fine - minacciava ieri - saremo un esercito, vedrete».
La Russia non è avara di storie surreali, come d’altra parte testimonia la sua ricca letteratura, che da Gogol a Bulgakov ha regalato al mondo racconti ai confini della realtà. E dunque la realtà a modo suo si adatta. Gabyshev, 50 anni, laureato in storia con un passato da eremita nei boschi in seguito alla morte della moglie, un bel giorno si è messo in marcia, da solo, con questa bella idea in testa. Nel corso del suo cammino ne ha già creato delle belle: ai confini con la Buryatia altri sciamani locali hanno cercato di bloccarlo e a Ulan-Ude, quando già aveva fatto proseliti, le autorità gli hanno confiscato due mezzi di trasporto, usati dalla carovana per portare le masserizie.
Gli agenti avevano anche arrestato per 15 giorni il suo luogotenente - l’ex camionista Raven - suscitando le proteste della popolazione locale, già infuriata col Cremlino perchè le elezioni comunali sono state vinte dal putiniano di ferro Igor Shutenkov (grazie ai brogli, dicono). Non male per uno che non parla quasi mai, se non per mormorare preghiere nella lingua oscura degli sciamani yakuti.
«Ho sentito la chiamata di Dio e sono partito», aveva però spiegato alla testata Znak in una rara intervista. «Per voi che non credete, è difficile da comprendere». «Mi ha detto di cacciare Putin e le parole di Dio non si mettono in discussione: lui non è un uomo, è un demone, la Bestia».
Gabyshev sa che la sua missione non sarà «semplice» ma lui d’altra parte è uno «sciamano guerriero». Dio poi ha previsto tutto e, col tempo, gli sta fornendo compagni di lotta. «Alle porte di Mosca, saremo un esercito, e cacceremo il demone». L’ora X, secondo i calcoli, scatterà nel 2021. «Tutto avverrà velocemente, ci saranno nuove elezioni e un nuovo presidente sarà eletto. Poi cambieremo la costituzione: senza il demone tutto è possibile, siamo una nazione saggia, ricca d’intelligenza».
E questo è quanto. Il piano era di percorrere 15-17 chilometri al giorno, accamparsi, svegliarsi, procedere di nuovo. Aveva anche stabilito delle regole di comportamento per far parte della brigata - essenzialmente cooperare e rispettare tutti - ma chiunque può entrare e uscire dal gruppo quando vuole. Al resto ci pensa Dio. E le forze speciali.