Contratti pubblici, è scontro totale Fugatti non convince i sindacati «Chiediamo fatti, non ascoltare promesse»
La notizia è che ormai lo scontro è totale. Finito il tempo degli screzi, dei tatticismi, delle scaramucce, adesso tra i sindacati e la giunta Fugatti la rottura appare netta e si passa dalle parole e dalle trattative al tavolo alle azioni.
La prima (perché nessuno tra Cgil, Cisl e Uil ha escluso l’utilizzo di altre “armi”, a partire dallo sciopero, che potrebbe essere il prossimo passo) è l’Assemblea unitaria proclamata per venerdì 22: già pieni almeno 6 pullman da ogni angolo della provincia per la riunione in Cooperazione e il presidio in piazza Dante. Motivo dello scontro il rinnovo del contratto dei lavoratori pubblici, ovvero 23 mila dipendenti di Provincia, Comuni, Comunità di Valle, Apsp, Sanità e ricerca. Un esercito, in pratica il cuore pulsante del Trentino, visto che ogni cittadino sostanzialmente ogni giorno ha a che fare con queste persone, che sia in ospedale o negli uffici comunali o provinciali.
La richiesta di Cgil, Cisl e Uil è di mettere sul piatto 40 milioni di euro. «Il minimo sindacale, in realtà» spiegano usando un facile gioco di parole, «la base di partenza per ragionare considerato che questo sarebbe il costo solamente del rinnovo di un contratto fermo da anni». La distanza tra domanda e offerta? Facile: esattamente 40 milioni di euro. Sul piatto della trattativa, infatti, la giunta provinciale al momento ha messo 0 euro. Mentre in Alto Adige, per lo stesso rinnovo, Arno Kompatscher ha stanziato circa 195 milioni di euro.
«E non ci prendano in giro - spiegano Beppe Pallanch della Cisl, Luigi Diaspro della Cgil e Marcella Tomasi della Uil - dicendo che sul piatto hanno messo l’indennità di vacanza contrattuale, visto che è dovuta da specifiche norme e non è certo una concessione. Poi dicono del contributo di 37,50 euro per l’iscrizione dei familiari a Sanifonds, ma anche questo va oltre il rinnovo».
Insomma, la distanza tra le parti è totale: Maurizio Fugatti e l’assessore Achille Spinelli (ma anche Stefania Segnana della Sanità fa parte della partita) da una lato, sindacati uniti dall’altro. Il presidente ha spiegato che non ci sono risorse da mettere sul piatto. Colpa non tanto del governo precedente, ma del Patto di Milano del 2009. Ma Pallanch, Diaspro e Tomasi non abboccano: «È una scelta politica. Punto. Abbiamo fatto incontri in aprile, poi in estate e ancora un mese fa. La verità è che non hanno alcuna intenzione di mettere dei soldi per il rinnovo del contratto. Se i soldi ci sarebbero? Prima di tutto la riduzione di circa 250 milioni è del 2009, non certo di oggi. Però la giunta dimentica che dal 2019 il Trentino versa allo Stato per risanare il debito 214 milioni in meno rispetto agli anni precedenti. Resta una differenza, è vero, ma volendo ci sono 70 milioni accantonati. Ma il punto è che la questione non è di risorse economiche, che volendo ci sarebbero, ma di scelte politiche».
Il governo provinciale ha anche chiesto tempo per valutare la manovra nazionale, che potrebbe incidere anche a livello locale. «Anche in questo caso non è un problema: a Roma prevedono di mettere risorse 2,775 miliardi per il pubblico impiego. Ma senza andare troppo lontani basta guardare in Alto Adige, dove sul piatto c’è l’aumento del 4,8%, ovvero circa 195 milioni di euro, oltre all’adeguamento generalizzato del buono pasto a 7 euro».
Altro aspetto, importante da sottolineare: questa trattativa che riguarda 23 mila lavoratori non porterebbe certamente a un clamoroso arricchimento di queste persone. «Diciamo che si parla di poco più di 10 euro medi lordi procapite. E si tratta di dipendenti che assicurano servizi utili e fondamentali nonostante anni di blocco assunzioni e blocco contratti».
Oggi pomeriggio c’è stato un incontro tra il governatore Maurizio Fugatti e i vertici dei sindacati ma le distanze rimangono tutte.
E in una nota congiunta Cgil, Cisl e Uil del Trentino al termine dell’incontro hanno commentato: «Il mestiere del sindacato è firmare contratti esigibili, non ascoltare promesse che potrebbero non essere mantenute. Certo, rileviamo che grazie alla pressione dei lavoratori la Giunta è passata dal disinteresse assoluto per i lavoratori all’annuncio di un impegno».
Il presidente Fugatti ha promesso di aumentare di 3,3 milioni le risorse presenti nella manovra finanziaria 2019 per il rinnovo del contratto del pubblico impiego rinviando al 2022 cifre più consistenti.