A Milano 600 sindaci in marcia con Liliana Segre per dire no all'odio
Oltre seicento sindaci sono arrivati da tutta Italia a Milano ieri per dire no all’odio, al razzismo, all’intolleranza ma soprattutto per testimoniare la loro solidarietà a Liliana Segre, la senatrice a vita, sopravvissuta ai campi di sterminio nazista, che è sotto scorta dopo aver ricevuto ripetute minacce antisemite. Insieme, sindaci del nord e del sud, di Comuni grandi e piccoli, di centrodestra e centrosinistra, in fascia tricolore hanno marciato nella manifestazione “L’odio non ha futuro”, promossa da Anci, Ali e Upi, nel centro di Milano, da piazza Mercanti a piazza della Scala.
«Vogliamo dire con forza a tutti che non accettiamo nessun tipo di fanatismo, l’unico fanatismo che i sindaci accettano in questo Paese è quello per la libertà la democrazia e il rispetto degli altri. - ha detto Antonio De Caro, presidente di Anci e sindaco di Bari alla partenza del corteo -. Per questo oggi con le nostre fasce tricolori vogliamo fare da scorta civica a Liliana Segre».
Insieme a lui hanno marciato, per citarne alcuni, Chiara Appendino, sindaca di Torino, Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, Virginio Merola, sindaco di Bologna, Dario Nardella, sindaco di Firenze, Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, ma anche quelli del centrodestra, tra cui Claudio Scajola e Stefano Locatelli, primo cittadino della bergamasca e responsabile Enti locali della Lega.
Per la prima volta a Milano una manifestazione ha attraversato la Galleria Vittorio Emanuele II, con un colpo d’occhio unico ed emozionante: 600 sindaci in fascia tricolore hanno abbracciato idealmente e fisicamente la senatrice a vita, Segre, che si è unita alla marcia tra gli applausi della folla che a più riprese ha scandito il nome ‘Lilianà. Poco dopo molti hanno intonato Bella Ciao. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha mandato un messaggio ai «fomentatori dell’odio: siamo pronti a tornare in piazza se questo clima non cambierà». Inoltre il sindaco Sala, promotore della manifestazione, ha sottolineato come in Italia esiste «un rischio razzismo, per questo siamo scesi in piazza».
Per volontà dei sindaci l’unica a prendere la parola al termine della marcia, dal palco montato in piazza della Scala, è stata proprio la senatrice Liliana Segre. «Siamo qui per parlare di amore e non di odio - ha detto - lasciamo l’odio agli anonimi della tastiera». Parlando della sua instancabile opera di testimonianza nelle scuole, la senatrice ha detto che i giovani sono le «future candele della memoria» e a loro guarda «con speranza». Ma i sindaci che si sono riuniti oggi in piazza per lei «per gridare basta odio» oggi li ha visti un pò come suoi «figli in fascia tricolore». E proprio a loro ha lasciato questo messaggio: «Avete una missione difficile, il vostro impegno è decisivo per la trasmissione della memoria. Cancelliamo le parole odio e indifferenza e abbracciamoci in una catena umana di amore».
Da ieri anche Liliana Segre ha una fascia tricolore, quella che le è stata donata dall’Anci e dal suo presidente Antonio De Caro a nome di tutti i Comuni italiani al termine della manifestazione. Poi l’Inno d’Italia cantato da tutta la piazza e in primis dalla senatrice sul palco ha concluso la marcia.