M5s: mano dura sui 47 che non hanno "restituito" Fraccaro tra i ritardatari
Mano dura del Movimento 5 Stelle nei confronti dei parlamentari non i regola con le «restituzioni» di parte delle loro indennità, dovute per «contratto». Saranno infatti i 47 parlamentari M5s ad essere, in vario modo, sanzionati dall’organismo disciplinare del Movimento che oggi si è riunito per mettere la parola fine ad uno stato di irregolarità su cui aveva a lungo chiuso gli occhi.
I 5 stelle però provano a mettere l’accento sulla parte del bicchiere piena: «l’85% dei parlamentari» (vale a dire 265 deputati e senatori) è «in regola con le restituzioni ai cittadini», sottolineano i capigruppo di Camera e Senato. Gli irregolari, il gruppo dei 47, sono quindi il 15%. Anche le sanzioni saranno graduate a seconda della «gravità» delle mancate rendicontazioni: una decina di parlamentari, quelli che si sono rifiutati per tutto il 2019 di inviare il dovuto al conto corrente creato per raccogliere le donazioni, rischiano l’espulsione mentre per gli altri 35 o poco più l’ammenda potrebbe limitarsi ad un richiamo o ad una sospensione dal Movimento in attesa di chiarimenti sulla loro posizione debitoria. Chiarimento che non arriverà dal deputato catanese Santi Cappellani ha lasciato il Movimento con una mail inviata ieri sera ai vertici M5s, alla vigilia della riunione dei probiviri. «Ci siamo imborghesiti. Siamo finiti in una spirale di autoreferenzialità» scrive il parlamentare 29enne che era finito nel mirino del M5s per le sue prolungate e mancate restituzioni causate, aveva sostenuto, perché non ricordava la password di accesso al sistema di rendicontazione.
Tra i casi in bilico c’è anche quello del senatore Cristiano Anastasi: tre giorni fa assicurava in un post di aver pagato sino all’ultimo centesimo delle rendicontazioni spettanti e di essere pronto a querelare chiunque affermasse il contrario. Nonostante ciò sul sito tirendiconto.it il suo nome spicca ancora tra i pochi che non hanno restituito nulla in tutto il 2019. «Il sistema potrebbe avere una sfasatura di 24 o 36 ore» spiegano fonti M5s, ragion per cui allo stato non sarebbe possibile riferirsi al sito per sapere la reale situazione delle restituzioni.
La fotografia del sito tirendiconto.it al momento mostra anche un folto gruppo di «big» pentastellati non ancora in regola. Lo stesso presidente della Camera, Roberto Fico, risulta ad esempio fermo con i pagamenti a settembre, Riccardo Fraccaro a giugno, il capogruppo alla Camera Davide Crippa ad agosto e come loro tanti altri.
C’è poi chi come il deputato Andrea Vallascas da giorni ha messo le mani avanti: la sua, dice, «è una personale forma di sciopero bianco» con cui contesta la decisione di versare le rendicontazioni, dal primo gennaio 2019, in un conto corrente «privato», intestato al capo politico del Movimento. La senatrice ex M5s Elena Fattori fa notare che a novembre sul conto c’erano 4 milioni di euro e che se le Camere si fossero sciolte quel «tesoretto» sarebbe andato all’associazione Rousseau. Anche il ministro transfugo Lorenzo Fioramonti ha criticato questa modalità. «Il fatto che non ci siano dei revisori dei conti che dicano come viene gestito il conto, come farebbe anche l’ultima associazione di quartiere, dimostra una mancanza di trasparenza», si lamenta l’ex ministro intervistato da Radio 1 da dove lancia un nuovo atto di accusa nei confronti dei vertici pentastellati: «Il deficit di democrazia c’è ed è sotto gli occhi di tutti».
Il gruppo di transfughi da un gruppo parlamentare all’altro sembra finire nel mirino di Beppe Grillo che prende in prestito lo sdegno già espresso da Bertolt Brecht per mostrare il suo disprezzo verso chi «si gonfia il petto dicendo di odiare la politica».