Accordo sul Recovery Fund all'Italia 209 miliardi di aiuti Conte esulta, arginati i sovranisti
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa mattina al Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, che gli ha riferito dell'accordo raggiunto a Bruxelles in sede comunitaria per il "Recovery Fund" post-Covid. E' quanto si legge in una nota del Colle.
I leader europei hanno raggiunto lo storico accordo sul Recovery Fund ed il Bilancio Ue 2021-2027 al termine di un negoziato record durato quattro giorni e quattro notti. Si tratta del summit più lungo della storia dell'Unione Europea. Il Recovery Fund ha una dotazione di 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi di sussidi. Il bilancio è stato fissato a 1.074 miliardi.
Conte: "Con 209 miliardi l'Italia può ripartire con forza" - "Avremo una grande responsabilità: con 209 miliardi abbiamo la possibilità di far ripartire l'Italia con forza e cambiare volto al Paese. Ora dobbiamo correre", le parole del premier Giuseppe Conte. "Siamo soddisfatti: abbiamo approvato un piano di rilancio ambizioso e adeguato alla crisi che stiamo vivendo - ha continuato -. Abbiamo conseguito questo risultato tutelando la dignità del nostro Paese e l'autonomia delle istituzioni comunitarie".
Il Recovery fund "è la priorità e spero possa contribuire a distrarre l'attenzione morbosa attorno al Mes", ha detto Conte in conferenza stampa al termine del Consiglio europeo.
Gentiloni: "Recovery la decisione più importante dopo l'Euro" - "Il vertice infinito è finito con un'intesa". Quella sul piano NextGenerationEu "è la più importante decisione economica dall'introduzione dell'euro". Lo scrive in un tweet il commissario Ue per l'Economia Paolo Gentiloni. "Per la Commissione che ha proposto il piano, comincia la sfida più difficile. L'Europa è più forte delle proprie divisioni".
Soddisfatti i leader europei per l'accordo sul Recovery Fund - "L'abbiamo fatto. Ci siamo riusciti. L'Europa è solida, è unita. E' stato difficile", le parole del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. "L'Europa ha ora la possibilità di uscire più forte dalla crisi", dice la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Parla di "buon segnale" all'Europa la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, mentre il presidente francese, Emmanuel Macron, ha evidenziato le "conclusioni storiche" di un "vertice difficile" con "visioni diverse dell'Europa".
Zingaretti: "Ora visione, concretezza,velocità" - "L'Europa c'è ed è più forte e vicina alle persone. Un'Europa popolare. Grande battaglia del Governo Conte e bella vittoria per l'Italia". Lo scrive su Twitter il segretario Pd Nicola Zingaretti dopo l'intesa a Bruxelles. "Ora servono visione, concretezza e velocità. Investimenti su green economy, digitale, infrastrutture, conoscenza, inclusione per rilanciare le imprese ed essere vicini alle famiglie #RecoveryFund".
Salvini, fregatura grossa come una casa - "Con Alberto Bagnai, vogliamo illustrare i dati di fatto, cioè quanti soldi arriveranno, in quale arco temporale e per fare che cose: e dopo spieghiamo, come Lega, di cosa ci occuperemo e preoccuperemo per evitare una fregatura grossa come una casa che si intravede in fondo al tunnel". Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini commentando il Vertice Ue in una conferenza stampa insieme al responsabile economia della Lega Bagnai.
CHI VINCE E CHI PERDE NELLA LUNGA TRATTATIVA - Anche se sono entrati venerdì mattina determinati a difendere fino in fondo tutte le loro richieste, un compromesso andava trovato, e quindi tutti sapevano di dover cedere qualcosa. Ma nessuno dei 27 leader europei esce realmente sconfitto dalla maratona negoziale che ha messo in piedi la risposta alla crisi economica più dura dal Dopoguerra. Vincitori invece ce ne sono tanti. Primi fra tutti i mediterranei, con Italia e Spagna in testa, che portano a casa un guadagno netto sui fondi del Recovery e soprattutto sulle sovvenzioni a fondo perduto che, anche se scendono sotto i 400 miliardi, non riducono di molto la parte destinata ai piani di rilancio rispetto alla proposta iniziale. E la parte di prestiti sale addirittura.
Ma vincitori, e sempre nella stessa partita, sono anche i frugali, che hanno costretto Michel, von der Leyen, Merkel, Macron e tutti gli altri a scendere sotto la soglia psicologica dei 400 miliardi di sussidi, venendo peraltro da una proposta iniziale di 500. Inoltre, hanno dimostrato ai loro elettori di aver saputo tenere testa all'asse franco-tedesco, piegandolo, e riuscendo anche ad aumentare i 'rebates', cioè i loro sconti al bilancio. L'Austria in particolare l'ha quasi raddoppiato. Per chiudere la dura battaglia sulla governance si è invece trovato un compromesso che fa cantare vittoria a Rutte, che voleva il controllo sulle riforme degli altri, e non lascia completamente scontenta l'Italia, che si opponeva fermamente a lungaggini e intoppi nel processo di approvazione dei piani di rilancio e nell'esborso dei fondi. Il meccanismo chiamato 'super freno d'emergenza' consente ad un Paese di portare i suoi dubbi sui piani di riforma all'Ecofin, ed eventualmente anche al Consiglio europeo, ma con un processo non automatico.