Genova ha un nuovo ponte: Mattarella chiede giustizia per i 43 morti nel crollo
Dopo 720 giorni dal crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 morti) e 476 dall’inizio della ricostruzione, Genova e l’Italia hanno un nuovo viadotto, il Genova San Giorgio.
Cerimonia sobria, ieri, per l’inaugurazione come aveva chiesto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che invoca «un rigoroso accertamento delle responsabilità» per quel crollo. «Le responsabilità non sono generiche, hanno sempre un nome e un cognome. Sono sempre frutto di azioni che dovevano essere fatte o di omissioni che non dovevano essere compiute.
Quindi è importante che vi sia un’azione severa, precisa e rigorosa di accertamento delle responsabilità». Il capo dello Stato lo ha detto incontrando i familiari delle vittime, in forma privata, in prefettura. «Ed è importante che vi sia un’azione che regoli, sperando che ciò non avvenga più, quel che si deve fare per i parenti delle vittime», ha aggiunto. Ma Mattarella ha voluto anche precisare che l’inaugurazione del ponte «non è la chiusura di quanto avvenuto ma la conseguenza di quanto avvenuto. Ed è un modo di ricordare la tragedia: chiunque vedrà il Ponte a Genova avrà sempre in mente che il Ponte è lì perché un altro ponte è crollato. E sicuramente lo ricorderà la Repubblica».
Sul ponte ci sono tutti: anche la pioggia, come il giorno della tragedia. Ma poi il meteo concede una tregua e regala uno splendido arcobaleno. «Forse è una manifestazione simbolica, la tragedia con la pioggia, l’inaugurazione con l’arcobaleno», dice il governatore Giovanni Toti.
Sul ponte ci sono tutte le istituzioni: il presidente del Consiglio Conte, la presidente del Senato, Casellati, quello della Camera Fico, i ministri Di Maio e De Micheli, il suo predecessore Toninelli.
«Oggi Genova riparte forte della sua operosità, come ha fatto in tanti momenti della sua storia, confidando nella forza del lavoro. Mostra un Paese che, a dispetto degli stereotipi, sa rialzarsi, che sa tornare a correre», ha detto il premier. «Il Ponte crea una nuova unità, genera nuova fiducia, ha la funzione di riavvicinare - e lo spero fortemente - i cittadini di Genova, dell’Italia intera, allo Stato», aggiunge, sottolineando che il ponte «è un mirabile frutto del genio italico». Poi ricorda: «Non siamo qui per tagliare un nastro, e forse non è neanche facile abbandonarsi a intenti celebrativi. È ancora troppo acuto il dolore della tragedia». Nell’intervento il premier ha sottolineato anche la filosofia che ha portato alla ridefinizione della concessione con Aspi: «L’azione del governo tutela l’interesse pubblico».
La cerimonia era cominciata con le note della nuova versione di Creuza de ma, la celebre canzone di Cristiano De Andrè che ha fatto da colonna sonora, prima dell’inno di Mameli, della lettura dei nomi dei 43 morti e di tre minuti di silenzio. Poi è toccato al sindaco-commissario Marco Bucci, dare il via alle dichiarazioni. «Il primo pensiero va alle 43 vittime del crollo del ponte Morandi e alle loro famiglie, il secondo ai cittadini di Genova che hanno sofferto, il terzo a tutti coloro che hanno lavorato 24 ore su 24 alla ricostruzione superando problemi enormi, persino un commissario che gridava». Bucci ha nominato tutte le aziende che hanno contribuito alla ricostruzione, come ha fatto l’architetto Renzo Piano, ricordando gli operai. «Spero che sia un ponte amato anche se nasce da un lutto». È qui il senso della giornata: l’orgoglio e il dolore, per la ricostruzione e per il ricordo delle vittime. Poi il taglio del nastro, il volo delle frecce tricolori, il suono delle campane e delle sirene delle navi in porto. E Mattarella che lascia autografi sui caschi da lavoro degli operai, mentre Emmanuel Diaz il fratello di una vittima accusa: «Si riconsegna il ponte ad Aspi, a chi ha assassinato Henry».