Covid: la Lega non ricandida chi ha preso il bonus da 600 euro lo ha annunciato Salvini
"Io ho dato indicazione che chiunque abbia preso o fatto richiesta del bonus venga sospeso e in caso di elezioni non ricandidato". Così il segretario della Lega Matteo Salvini commenta ad Agorà Estate il caso dell'assegnazione del bonus per le partite Iva a parlamentari e consiglieri.
"Tridico si deve dimettere? Io non faccio processi a nessuno e guardo a casa mia dove sono inflessibile. Domanderemo però - aggiunge Salvini - al presidente dell' Inps come abbia fatto a non pagare il bonus a chi ne aveva bisogno per darlo invece ai parlamentari".
Intanto, sarebbero oltre 240 le dichiarazioni dei parlamentari M5s fino ad ora pervenute al Movimento per rinunciare alla privacy e consentire all’Inps di fare i nomi dei percettori e richiedenti il bonus Iva.
È quanto si apprende in ambienti del Movimento 5 Stelle. Altre ne stanno continuando ad arrivare mentre, contestualmente, si aggiungono le dichiarazioni di chi dichiara di non possedere una partita Iva.
Può cadere il velo della privacy sui «furbetti del bonus». L’autorità garante fa sapere all’Inps che i nomi possono essere svelati: non ci sono vincoli di riservatezza che tengano.
Nei palazzi della politica in tanti sperano che sia l’Istituto a svelare i nomi dei «miserabili» del bonus: eliminerebbe l’imbarazzo della «caccia» in corso e che fa circolare, non smentiti ma neanche confermati, i profili di «sospettati» come i due deputati leghisti Andrea Dara ed Elena Murelli. Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico non sembra però per adesso intenzionato a farlo.
E finisce a sua volta nel mirino: Matteo Renzi ne chiede le dimissioni, perché «totalmente incompetente», e il Garante della privacy apre un’istruttoria sulla vicenda del bonus. Tridico ha dato alla presidente Debora Serracchiani la disponibilità a essere sentito in commissione Lavoro alla Camera, ma potrebbero volerci giorni: non prima di ferragosto o addirittura dopo il 24 agosto. E potrebbe essere questa la sede dove i nomi si faranno.
Continua a fare rumore la notizia dei duemila amministratori e tre deputati (più due che si sarebbero visti rigettare la domanda) beneficiari del bonus da 600 euro dato alle partite Iva per fronteggiare l’emergenza Covid. Nessuno dei deputati per ora si fa avanti, mentre nuove confessioni giungono da Comuni e Regioni. Due consiglieri comunali di Ancona, Angelo Eliantonio (Fdi) e Francesco Rubini (Altra Idea di Città), rivendicano il bonus come necessità, visto l’esiguo gettone di presenza. Ma sono i consiglieri regionali a fare più rumore. Ubaldo Bocci, ex sfidante di Nardella da sindaco di Firenze, spiega di aver dato i soldi in beneficenza, così come fa Diego Sarno, consigliere Pd in Piemonte. «Non fai beneficenza col bonus dello Stato!», si indigna Stefano Bonaccini. In Veneto il presidente Luca Zaia, che da giorni chiede di far «uscire i nomi», ventila la possibilità di escludere dalle liste per le regionali (la scadenza è il 20 agosto) degli amministratori col bonus: in Veneto spuntano tre leghisti, i consiglieri Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli e il vicepresidente della giunta Gianluca Forcolin, che parla di un errore della sua socia. Il leghista ligure Alessandro Puggioni annuncia che non si candiderà dopo aver preso il bonus.
È sulla Camera, intanto, che tutti gli occhi sono puntati. Si cercano i due leghisti e il Cinque stelle (o ex M5s) che hanno chiesto e ottenuto il bonus, ma anche i due colleghi (un leghista e un Iv, si dice) che l’hanno chiesto senza ottenerlo.
Per tutto il giorno continuano a tacere il deputato leghista mantovano, imprenditore del tessile, Andrea Dara, e la collega piacentina, consulente in finanziamenti europei, Elena Murelli. I loro nomi circolano da lunedì, non smentiti. Matteo Salvini per ora tace. Parla per lui il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari: «Come promesso, se qualcuno ha preso un bonus verrà sospeso, anche se quei soldi sono stati dati in beneficienza», afferma. Fine delle comunicazioni.
Tra i parlamentari M5s, ma anche nel Pd, circola l’ipotesi di intervenire con un emendamento al decreto di agosto, che ancora deve essere pubblicato in Gazzetta ufficiale, per introdurre criteri che per il futuro limitino il bonus a chi sia (inclusi i parlamentari) sopra una certa soglia di reddito.
Difficile fare qualcosa, invece, per il passato: il principio di affidamento non permette norme retroattive che obblighino alla restituzione. Restano dunque due vie. La prima è la pubblicazione dei nomi da parte dell’Inps. Il M5s ha raccolto le firme tra i suoi parlamentari (tra le perplessità di alcuni di loro, dal momento che la riservatezza è un diritto di cui non si può disporre) per dare l’autorizzazione alla pubblicazione. Ma a dare una mano è il Garante della privacy: si può pubblicare i beneficiari «laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell’interessato». «Ora non ci sono più scuse - esulta Luigi Di Maio - questa non è una gogna mediatica ma una questione di giustizia». Il Garante però annuncia anche una «istruttoria» sulla «metodologia seguita dall’Inps rispetto al trattamento dei dati dei beneficiari e alle notizie al riguardo diffuse». Ancora poco, per dire, si sa della fuga di notizie.
L’altra via è quella parlamentare. Fdi, con i deputati Walter Rizzetto e Francesco Lollobrigida, e Iv, con Camillo D’Alessandro, chiedono di audire Tridico. L’audizione, che per alcune parti potrebbe essere secretata, potrebbe avere al centro i nomi e l’operato dell’Istituto. Ma è difficile, nonostante le pressioni, che avvenga prima del 24 agosto. Troppo tempo, per i promotori del No al referendum sul taglio dei parlamentari, che accusano i sostenitori del Sì di aver usato questa vicenda come una clava in favore del taglio. Andrea Cangini annuncia un’interrogazione al premier Conte e alla ministra Catalfo. «Il governo ha scritto male la norma ed è complice delle storture», dice Maria Stella Gelmini. Certo, chiosa ironico Paolo Gentiloni, mentre sono in ballo il vaccino per il Covid, la vicenda di Beirut, il Recovery fund, «guai a distrarci dal dibattito su quei cinque miserabili del bonus».