Il governo è appeso a un filo Continua lo scontro Conte-Renzi Crisi o rimpasto: ore decisive
Una crisi lampo pilotata. L’ultimo sentiero per evitare lo showdown in Aula e la conta dei «responsabili» può essere imboccato.
Il margine è strettissimo, c’è già chi dispera, ma esiste: Matteo Renzi rinvia al pomeriggio di mercoledì il momento in cui eventualmente annunciare le dimissioni delle sue ministre.
E un «contiano» assicura che il premier è pronto a sedersi al tavolo con Iv e «costruire» anche un Conte ter, se le dimissioni di Teresa Bellanova ed Elena Bonetti non rompono prima i cocci del governo.
Il Pd spinge in questa direzione: subito dopo il Cdm sul Recovery plan l’apertura di 24 o 48 ore di trattativa che porti a un patto di legislatura, sancito dal rafforzamento della squadra di governo, con dimissioni lampo del premier e la consegna della nuova lista dei ministri.
Dopo l’uscita di palazzo Chigi e del M5s per escludere altre maggioranze con Renzi in caso di dimissioni delle ministre Iv, ricomporre sembra ancora più difficile. Il leader di Iv, con chi lo incontra in Senato, si mostra stupito dalla mossa di Conte e quasi tentato dall’andare all’opposizione.
È a questo scenario, a una recrudescenza dello scontro che rischia di chiudere i margini di dialogo, che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella assiste. Il Quirinale rimane «molto preoccupato» e pronto a tutti gli schemi che questa crisi potrebbe presentare con un’unica certezza: agirà con rapidità ed efficacia. Chi frequenta il presidente della Repubblica in queste ore lo descrive così, vigile, alla finestra in attesa di sviluppi politici.
Ma la preoccupazione del Colle rimane più legata alle condizioni del Paese, alla pandemia con i suoi tantissimi morti, che ad una crisi scarsamente comprensibile. È evidente che mai un presidente vorrebbe incappare nel suo settennato in uno scioglimento anticipato delle Camere ed è quindi altrettanto evidente come Mattarella difenda ora con determinazione la sopravvivenza di un esecutivo che rappresenta, pur nelle sue fragilità, un equilibrio che difficilmente potrà ritrovarsi in questa legislatura. Equilibrio indispensabile in una fase così difficile.
Per questo in questi giorni dal Quirinale è scaturito un auspicio a trattare, a ritrovare una coesione piena per andare avanti mentre il Paese è stremato dal Covid e siamo alla vigilia del più grande piano di aiuti europeo della storia della repubblica. Per questo, ove mai tutto crollasse, al Quirinale si stanno attrezzando per consultazioni che saranno lampo, proprio perché il mantra del presidente è da giorni lo stesso: non perdere tempo, non sprecare risorse. Invito che Mattarella ha rinnovato a tutti anche in queste ore.
«Aspettando Godot», chiosa efficacemente una fonte dando il senso che anche al Quirinale c’è la sensazione che ci si sia spinti tanto oltre che tutti si preparano allo scenario peggiore. Circolano voci di spaccatura nel gruppo renziano e di una pattuglia di senatori di Fi pronti a sostituire Iv in maggioranza. Iv e Fi negano, naturalmente. Ma secondo più fonti al Senato l’operazione - più salda alla Camera - avrebbe ancora contorni incerti. «Siamo sicuri che i senatori M5s vicini a Di Battista sosterrebbero un governo con lady Mastella?», dice una fonte. E Dario Franceschini al premier, in un colloquio nel pomeriggio a Palazzo Chigi avrebbe ribadito che il Pd se si palesasse in modo trasparente un gruppo di responsabili, non si metterebbero di traverso. Al contrario, una maggioranza raccogliticcia rischierebbe di reggere poco, anche perché a Iv resterebbe la guida di 4 commissioni parlamentari.
Ultime ore per trattare, dunque. Sarebbero scesi in campo anche mediatori di peso come il presidente della Camera Roberto Fico. Nella consapevolezza che, una volta approvato in Cdm il Recovery plan potrebbe essere esaminato dal Parlamento anche in piena crisi di governo, ma invece il percorso del decreto ristori sarebbe più a rischio.
Ecco perché, in caso di crisi al buio, si rispolverano anche soluzioni come quella di Andreotti che nel 1990 non si dimise subito e sostituì i ministri, mentre lavorava per ricomporre. O, al contrario, si ipotizzano scenari di governi istituzionali (con una guida come Cartabia), che potrebbero essere sostenuti, secondo alcuni, anche da una parte del M5s. Le elezioni a giugno restano un’opzione, ma usata in queste ore più come spauracchio che come strada da imboccare.
Sullo sfondo restano le ipotesi di un rimpasto corposo, con ministeri di peso a Iv, magari l’ingresso di Renzi al governo, lo spacchettamento di Infrastrutture e Trasporti, un ministro al Recovery al Pd e anche un sottosegretario alla presidenza come Goffredo Bettini. Prima, però, ci si deve sedere a parlare.
O la strada rischia di essere segnata: dimissioni delle ministre Iv e Conte che va al Quirinale, chiedendo di presentarsi alle Camere dopo qualche giorno (una settimana al massimo) per chiedere la fiducia. L’alternativa la tratteggia un parlamentare di Iv, nel solco della road map Pd: Conte potrebbe presentarsi domani al Colle a prospettare la situazione in maggioranza e chiedere due giorni per la verifica, poi tornare da Mattarella per rassegnare le dimissioni con in mano la lista dei nuovi ministri. A quel punto, secondo lo schema di Goffredo Bettini, si potrebbe anche provare a rafforzare la maggioranza in Parlamento con una parte di Forza Italia. Ma questo avverrebbe dopo. Manca ancora il «segnale».