Il premier Conte domani si dimette. Governo o voto, scenari e ipotesi
Il governo è al capolinea. per la seconda volta in poco più di tre anni Giuseppe Conte deve prendere atto di non avere una maggioranza.
Oggi ha annunciato un consiglio dei ministri per domattina alle 9, nel quale darà probabilmente comunicazione della decisione di dimettersi e subito dopo si sposterà sul colle del Quirinale per rassegnare il mandato nelle mani del presidente, Sergio Mattarella.
Malgrado la fiducia ottenuta la settimana scorsa, sia pure con una maggioranza relativa dopo l'addio dei renziani, Conte teme il voto in programma giovedì al Senato sulla relazione del ministro pentastellato Alfonso Bonafede. Si tratta infatti di uno dei temi sui quali sono maggiori le distanze fra M5S e centristi corteggiati (invano) dal premier per rafforzare la maggioranza.
Stando agli annunci, non solo non si aggiungerebbero nuovi sostenitori ma verrebbero meno anche alcuni di quelli che erano accorsi con il loro voto in socorso di Conte. Inoltre, Italia Viva, come noto su posizioni garantiste contrapposte alla visione giudiziaria dei cinquestelle, ha già fatto sapere di essere orientata a dire no alla relazione del guardasigilli.
Uno scenario intricato, nel quale naturalmente non mancano questioni di "posizionamento": la coperta è corta per poter assicurare a tutti i nuovi supporter qualche riconoscimento in termini sia di ruolo istituzionale oggi sia di futura carriera politica (quando il Parlamento fra l'altro perderà circa un terzo degli eletti).
L'esito della crisi, dunque, è incerto.
Conte forse spera ancora di raccogliere "volenterosi" quando avrà in tasca il terzo mandato da presidente incaricato.
Ma se i numeri resteranno quelli attuali, l'operazione sarà possibile solo tornando a parlare con Matteo Renzi, che questa crisi ha scatenato, criticando il governo su quasi tuta la linea, specie per quanto riguarda la gestione sanitaria ed economica della crisi pandemica.
L'interlocuzione con Italia Viva, dunque, potrebbe rivelarsi complicata e alla fine il tentativo di tenere insieme una maggioranza, per evitare le urne anticipate, potrebbe essere affidato a un'altra personalità, potenzialmente in grado di allargare l'attuale schieramento (a Forza Italia?).
Comunque sia, Conte salirà al Quirinale domani.
Intanto l'M5S fa quadrato sul presidente del consiglio: "Il passaggio per il cosiddetto Conte ter - si legge in una nota dei capigruppo M5s di Camera e Senato Davide Crippa ed Ettore Licheri - è ormai inevitabile ed è l'unico sbocco di questa crisi scellerata. Un passaggio necessario all'allargamento della maggioranza. Noi restiamo al fianco di Conte, continueremo a coltivare esclusivamente l'interesse dei cittadini, puntiamo a uscire nel più breve tempo possibile da questa situazione di incertezza che non aiuta. Dobbiamo correre sul Recovery, seguire il piano vaccinazioni, procedere immediatamente ai ristori per le aziende più danneggiate dalla pandemia. Il MoVimento c'è, ed è pronto a fare la sua parte".
Nel pomeriggio da fonti Pd è trapelato il ragionamento sulla mancanza di numeri a palazzo Madama; 'pericolosa' in particolare in vista della relazione del ministro della Giustizia e capo delegazione M5s Alfonso Bonafede. I dem hanno assicurato a Conte che il suo ruolo "è imprescindibile" e che il Pd è comunque al suo fianco. Ma l'hanno messo in guardia sui rischi di andare in Aula per la relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e sul fatto che il governo ne uscirebbe sconfitto visto che ad ora i numeri non ci sono.
In serata le riunioni dei ministri Pd con Nicola Zingaretti e di Vito Crimi con i ministri pentastellati. "Il M5S - dice in una nota Vito Crimi - è convintamente al fianco del presidente Conte in questo momento estremamente difficile per il Paese. Siamo la colonna portante di questa legislatura: come sempre ci assumeremo le nostre responsabilità, avendo come riferimento il bene dei cittadini, e ci faremo garanti dei passaggi delicati che attendono la nostra Repubblica".
Intanto è sceso in campo anche Silvio Berlusconi: "Nessuna trattativa - ribadisce - è in corso, né ovviamente da parte mia, né di alcuno dei miei collaboratori, né di deputati o senatori di Forza Italia, per un eventuale sostegno di qualunque tipo al governo in carica". "La strada maestra è una sola: rimettere alla saggezza politica e all'autorevolezza istituzionale del Capo dello Stato - dice - di indicare la soluzione della crisi, attraverso un nuovo governo che rappresenti l'unità sostanziale del Paese in un momento di emergenza oppure restituire la parola agli italiani". "Mi auguro che il Presidente del Consiglio sia consapevole dell'ineludibilità di questa strada".
"L'Udc rimane fuori dai giochi dei 'responsabili" ribadiscono i parlamentari Udc in una riunione che si è svolta stamane nella sede nazionale del partito. I tre senatori dello Scudo crociato hanno votato all'unanimità "no" alla fiducia del Governo e voteranno, in maniera compatta, "no" alla relazione del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede", si legge in una nota diffusa dall'Ufficio stampa del partito.
In Italia "stiamo un po' nei guai, nel pieno di una crisi che non aiuta le cose, avremmo bisogno di un governo capace di garantire che la crisi non diventi crisi sociale, che non ci sia crisi finanziaria, che sappia assicurare la qualità del piano di Recovery e confermi la scelta europeista, e invece siamo nell'incertezza", ha detto per parte sua il commissario all'economia Paolo Gentiloni, intervenendo ad un evento organizzato dal Pd del Belgio.
Come sempre caustico Matteo Salvini: "Si parla di dimissioni di Conte? Avrebbe già dovuto darle. C'è un piano vaccinale fermo, le scuole sono aperte in una città sì e una no, ci sono due milioni di posti di lavoro a rischio, e noi stiamo in ballo sugli umori di Conte, Di Maio, Zingaretti, e sulle trattative di Tabacci e Mastella. È irrispettoso, disgustoso, volgare, deprimente".