Monitoraggio covid della fondazione Gimbe: in Alto Adige aumenta l'incidenza dei contagi. Migliora la media italiana
Nella Provincia autonoma di Bolzano, nella settimana fra il 20 e il 26 gennaio gli indicatori relativi ai casi positivi per 100.000 abitanti sono peggiorati.
Lo annuncia la Fondazione Gimbe.
Attualmente in Alto Adige sono 2.637 i casi positivi per 100.000 abitanti con un incremento dei casi del 9,5% rispetto alla settimana precedente.
In aumento anche il rapporto fra casi positivi e casi testati che si attesta al 77,4%.
Risultano inoltre sopra la soglia di saturazione, ovvero al 42%, i posti letto in area medica occupati da pazienti Covid.
Per quanto riguarda i vaccini nella Provincia autonoma di Bolzano sono state consegnate 6.104 dosi per 100.000 abitanti (media Italia 3.567). La popolazione che ha completato il ciclo vaccinale è lo 0,41% a fronte della media italiana del 0,45%.
Sono 34% le dosi del vaccino somministrate a «personale non sanitario», mentre la media italiana è del 22%, si legge nel rapporto Gimbe. .
Il monitoraggio indipendente rileva, per quanto riguarda il quadro nazionale, nella settimana 20-26 gennaio 2021, rispetto alla precedente, una riduzione dei nuovi casi (85.358 vs 97.335).
Scendono anche casi attualmente positivi (482.417 vs 535.524), ricoveri con sintomi (21.355 vs 22.699) e terapie intensive (2.372 vs 2.487); lieve calo dei decessi (3.265 vs 3.338). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, sono queste le variazioni: Decessi 3.265 (-2,2%); terapia intensiva -115 (-4,6%); Ricoverati con sintomi: -1.344 (-5,9%); Nuovi casi: 85.358 (-12,3%); Casi attualmente positivi: -53.107 (-9,9%).
«Tutte le curve - afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione - continuano questa settimana la loro lenta discesa, ancora grazie agli effetti del Decreto Natale, destinati tuttavia ad esaurirsi a breve».
L’incremento percentuale dei casi si riduce in quasi tutte le Regioni; negli ospedali, nonostante l’ulteriore discesa di ricoveri e terapie intensive, l’occupazione da parte di pazienti covid continua a superare in 5 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 6 Regioni quella del 30% delle terapie intensive, attestandosi a livello nazionale rispettivamente al 34% e al 28%.
Sul fronte dei vaccini «oltre ai noti ritardi di consegna da parte di Pfizer - dichiara Renata Gili, responsabile Gimbe Ricerca sui Servizi Sanitari - AstraZeneca ha comunicato alla Commissione europea una riduzione della fornitura stimabile fino al 60% nel 1° trimestre, mentre CureVac non potrà consegnare entro marzo le 2,019 milioni di dosi previste dal Piano vaccinale, visto che lo studio di fase 3 è stato avviato solo il 14 dicembre».
Di conseguenza, al netto di ritardi di consegne, entro il 31 marzo 2021 il nostro Paese dovrebbe disporre di 16,557 milioni di dosi, di cui 8,749 milioni da Pfizer-BioNTech e 1,346 milioni da Moderna e 6,462 milioni da AstraZeneca, anzichè i 16,155 milioni previsti dal Piano vaccinale. Peraltro su AstraZeneca i conti non tornano visto che è stata annunciata una fornitura di 3,4 milioni di dosi.
«Con queste disponibilità - puntualizza Cartabellotta - solo il 14% della popolazione (circa 8,278 milioni di persone) potrà completare le due dosi del ciclo vaccinale, ma non prima della metà o addirittura della fine di aprile, ovviamente previa autorizzazione condizionata del vaccino di AstraZeneca che potrebbe essere soggetto a limitazioni per i soggetti di età =55 anni con conseguente necessità di rivedere le priorità del piano vaccinale. Inoltre, occorrerà una notevole reattività della macchina organizzativa, visto che la maggior parte delle dosi non arriverà prima di metà febbraio».