Mediocredito, la «mission impossible» di Fugatti: recuperare Masera
L’ipotesi – ardua – è quella di «pazientare» fino a giugno ed attendere il giudizio del procedimento nel quale è implicato l’ex ministro, da mettere alla presidenza
TRENTO. Non è affatto chiaro quanto la strada sia percorribile, anche giuridicamente, ma il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, sta esperendo con determinazione il tentativo di "ripescare" Rainer Masera per la presidenza di Mediocredito Trentino Alto Adige spa. Solo dopo, gli andasse male, cercherà un'alternativa, come quella dell'avvocato Stefano Mengoni.
La decisione definitiva va presa entro la settimana, perché lunedì prossimo è convocata l'assemblea per la nomina del nuovo consigliere e presidente e del sindaco effettivo, dopo la rinuncia di Sergio Toscana. È stato il rappresentante delle Raiffeisen, Hanspeter Felder, nella seduta del "vecchio" cda a guida Senesi, ad indicare la via. Che è la seguente: pazientare fino a fine giugno, quando il giudice si pronuncerà sul procedimento - vecchissimo, originato da fatti che risalgono al 2000 - per un'indagine sull'applicazione di tassi usurai, per la quale però lo stesso pubblico ministero aveva chiesto l'archiviazione della posizione di Masera.
Come dire: se ci sarà proscioglimento in questa vicenda che il professor Masera, nella sua lettera di rinuncia all'incarico, ha esplicitato con massima trasparenza, nulla osterebbe alla sua nomina a presidente. Il fatto che le Raiffeisen non solo condividano, ma pure spingano per Masera, è di per sé significativo. La strada è però costellata di difficoltà.
Primo: Masera, ex ministro-banchiere, docente universitario, dal profilo altissimo, accetterebbe? C'è chi ne dubita, letta la sua lettera di rinuncia in cui a essere messa in discussione è la stessa procedura prevista dal decreto del Mef n. 169 del 23 novembre 2020 che ha fissato nuovi e più stringenti criteri per poter essere amministratori di banca. Prevede che il requisito della "correttezza" sia valutato dallo stesso cda, nella prima seduta, «avendo riguardo ai principi di sana e prudente gestione nonché alla salvaguardia della reputazione della banca e della fiducia del pubblico».
Ora, per il settantasettenne professor Masera, che vanta un primato (è un baby pensionato d'oro di Bankitalia, che ha lasciato il lavoro a 44 anni, e ha un vitalizio di 18.413 euro lordi al mese), si pone il problema anche della lettera "g" dell'art. 4 del citato decreto, che ai fini della "correttezza" impone di dichiarare lo «svolgimento di incarichi in imprese che siano state sottoposte ad amministrazione straordinaria, procedure di risoluzione, fallimento o liquidazione coatta amministrativa, rimozione collettiva degli organi di amministrazione e controllo...».
Da questo punto di vista, il percorso di Masera non è stato fortunato: è stato amministratore di Banca Etruria per meno di due mesi nel 2012 e per un periodo poco più lungo presidente di Banca Marche nel 2013. Entrambe le banche sono finite in risoluzione, poste per decreto in liquidazione coatta amministrativa il 22 novembre 2015.
A parte la vicenda giudiziaria relativa a quando presiedeva il Banco di Napoli, che si dà per scontato vada a buon fine, Masera dovrebbe quindi riaprire anche queste vecchie ferite davanti al cda di Mediocredito, per farlo esprimere sulla rilevanza di queste vicende.
Perché Masera dovrebbe cambiare idea e sottoporsi al "giudizio" dopo avere già rinunciato alla carica? Tuttavia, Fugatti ci crede. Ma se Masera fosse alla fine convinto, si parano davanti altre difficoltà. Due le ipotesi studiate in queste ore per "tirare avanti" fino a fine giugno: rimettere in pista il precedente cda, per l'ordinaria amministrazione; o insediare quello nuovo, intanto senza presidente, che però è un organo previsto dallo statuto. Sulla fattibilità tecnico-giuridica di entrambe le soluzioni, ci sono una montagna di dubbi. Al netto del fatto di lasciare una banca per quasi tre mesi senza la figura del presidente. Il pasticciaccio di via Paradisi continua.