Gentiloni al Festival dell’Economia: il patto di stabilità va rivisto
Il Commissario Europeo: «La situazione oggi è molto diversa rispetto a quando sono stati concepiti i trattati», e la crisi della pandemia rende uregente il cambiamento
FESTIVAL Il programma e i protagonisti
TRENTO. Le regole sul Patto di stabilità e crescita, che potrebbe tornare in vigore dal 2023, "possono essere cambiate e, a mio parere, devono esserlo, per essere adeguate al livello in cui ci troviamo. Le regole devono essere credibili e applicabili, perché non possiamo passare i prossimi anni a trovare modalità per bypassare le regole comuni perché non sono applicabili". Lo ha detto il Commissario europeo Paolo Gentiloni al Festival dell'Economia di Trento, intervistato dal direttore scientifico Tito Boeri.
Difficile, ha sottolineato Gentiloni, che si passi per una modifica dei trattati, "perché ci vuole l'unanimità e in secondo luogo non è un problema della Commissione, che è guardiana dei trattati". Ma, ha proseguito il Commissario europeo, "c'è una discussione in corso in Francia Germania, Italia e perfino negli Usa sulle regole di bilancio economiche europee", ha ricordato Gentiloni, evidenziando come nel gennaio del 2020, un mese prima della pandemia, venne avviata una revisione parziale delle regole sui stabilità e crescita, poi congelata.
"La situazione oggi è molto diversa rispetto a quando sono stati concepiti i trattati: i tassi erano del 4% e oggi sono incomparabili, perché molto bassi o negativi, il debito dei Paesi era in media del 60% mente quest'anno sarà del 102%, quindi ad un livello molto alto, con alcuni Paesi, come il nostro, con livelli ancora più alti. C'è poi un terzo elemento - ha proseguito Gentiloni - dopo la crisi finanziaria si sono azzerati gli investimenti pubblici netti che sono arrivati a zero e questo non ce lo possiamo permettere se prendiamo sul serio le cose di cui parliamo
Next Generation Eu e Sure "non sono strumenti permanenti, ma straordinari", ma "sono convinto però che se riusciamo a mostrare il valore aggiunto e l'importanza" ci potrebbero essere "iniziative simili", magari per stabilizzare gli ammortizzatori sociali nei Paesi membri ha poi spiegato il Commissario europeo Paolo Gentiloni, ricordando che "ci sono state due iniziative importanti, il Sure che ha coinvolto circa 2 milioni di imprese e 25/30 milioni di lavoratori che sono stati protetti con queste risorse finanziarie basate su prestiti, non su trasferimenti diretti. Sono molti di più i Paesi che hanno chiesto Sure perché il meccanismo era semplice, un finanziamento aggiuntivo alle casse integrazioni esistenti nei Paesi mentre a Next Generation Eu sono collegati obbiettivi e riforme. Nessuno di questi è uno strumento permanente". Ad oggi, ha precisato Gentiloni, è "difficile sapere quanti Paesi hanno ricorso ai prestiti perché questa possibilità c'è fino all'agosto del 2023 e alcuni Paesi si ripropongono di chiedere una componente prestiti per i piani di recovery in un momento successivo, perché nel frattempo ritengono di avere l'opportunità di efficientare la macchina di assorbimento di queste risorse".
Al momento - ha proseguito il Commissario europeo - "dei 19 piani che abbiamo ricevuto 6 o 7 fanno ricorso ai prestiti e non tutti al 100%, questo vale solo per Italia e Grecia, perché hanno tassi di interesse che rendono i prestiti più vantaggiosi rispetto ad altri Paesi. Francia e Germania non li hanno chiesti. Direi che alla fine è probabile che avremo una decina di Paesi invece dei 19 che hanno chiesto i prestiti di Sure. L'impatto macroeconomico non dovrebbe diminuire troppo, se la Spagna farà al sua parta nella richiesta di prestiti, visto che anche il contribuito italiano è molto rilevante", ha detto Gentiloni.