A Campiglio il convegno della Corte dei Conti sulla pubblica amministrazione, fuori la protesta dei sindacati pubblici: «Noi, da tre anni senza contratto»
Nel salone si discute di buone pratiche e innovazione, nel piazzale la rabbia dei dipendenti contro la Provincia: «La legge di variazione di bilancio doveva prevedere le risorse per il rinnovo, e invece zero euro… come possono discutere di lavoro senza invitare i lavoratori?»
MADONNA DI CAMPIGLIO. Nei lussuosi saloni, il convegno organizzato dalla Corte dei Conti di Trento (e pagato per metà dalla Provincia e dall’Apt). Fuori, la protesta dei sindacati della Funzione Pubblica, che da tre anni aspettano inutilmente il rinnovo del contratto.
Gli interventi. Il convegno ha visto partecipazioni importanti per parlare di rtiforme: «nella fase post pandemica la pubblica amministrazione assumerà un ruolo cruciale per la ripresa e lo sviluppo del sistema Paese, anche perché dovrà trovarsi pronta a gestire le ingenti risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. E’ il tema al centro del convegno “Pubblica amministrazione e impiego pubblico: prospettive di riforma nel quadro delle iniziative di ripresa del Paese”, organizzato dalla Corte dei conti in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento e con l'Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio. “Il tema che affronta il convegno – ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti aprendo i lavori – è davvero di grande rilevanza per il futuro del nostro Paese. Sarà fondamentale proseguire nel percorso d’innovazione dell’azione amministrativa per renderla idonea a rispondere ai diversi e crescenti bisogni dei cittadini e delle imprese, offrendo servizi sempre più digitali, veloci e interattivi”.
“Ritengo che sia giunto il momento – ha detto il commissario del Governo Sandro Lombardi – di ripensare i meccanismi di funzionamento del sistema pubblico seguendo due linee di marcia, quella di un grande cambiamento organizzativo che possa consentirci di affrontare le sfide della sostenibilità e quella della trasformazione digitale e del rafforzamento delle competenze".
Il presidente della Corte dei conti, Guido Carlino ha evidenziato come nell’ultimo decennio la legislazione della crisi e le rigide misure di contenimento della spesa nel settore pubblico abbiano generato una significativa riduzione delle competenze e del numero dei dipendenti pubblici producendo il progressivo declino della capacità amministrativa ed un ricambio generazionale lento e parziale. “In un contesto lavorativo in rapida trasformazione - ha detto - l’attività di reclutamento di nuovo personale dovrà accostarsi ad un attento esame del modello organizzativo di ciascuna amministrazione nel quale inevitabilmente va ridefinita la composizione dei profili professionali adeguandoli a caratteristiche specialistiche diverse da quelle passate. Tale esigenza può essere soddisfatta dal ricambio generazionale – ha detto ancora Carlino – dal quale è necessario partire, affiancato da un vigoroso intervento di riqualificazione che punti a colmare quelle aree di competenza fino ad oggi trascurate.
Ciò che conta è avere la consapevolezza che la tempestività degli interventi, per andare incontro alle esigenze dei cittadini, è sempre più importante e che occorre operare con rapidità e coerenza. In sostanza, all’amministrazione pubblica è richiesta – ha concluso il presidente della Corte dei conti – una capacità di innovazione ancora più decisa e quindi che possa offrire un servizio più semplice, veloce e vicino ai cittadini in modo trasparente ed efficiente”.
Fuori, intanto, la protesta di Cgil, Cisl, Uil e Fenalt per chiedere il rinnovo dei contratti pubblici e fare nuovamente presenti le altre richieste evidenziate nella manifestazione di venerdì 18 giugno.
«Le Categorie sono in piazza contro il blocco del pubblico impiego. "Sblocchiamo la Pat trentina" e "Curiamoci di chi ci cura". Una manifestazione unitaria dei comparti pubblici per il rafforzamento della sanità pubblica, per la riorganizzazione delle Apsp, per l'innovazione della pubblica amministrazione e per il rinnovo dei contratti scaduti il 31.12.2018.
La legge di assestamento della Provincia (approvata ieri, ndr) doveva prevedere risorse per rinnovare i contratti i contratti e riqualificare la pubblica amministrazione trentina. Rinnovare i contratti pubblici, riconoscere professionalità, riconoscere professionalità e competenze, assumere giovani e professionisti, significa migliorare i servizi, sostenere la ripartenza economica, garantire presidi di salute, sicurezza, assistenza e giustizia sociale.
Il comparto pubblico è stato messo a vari livello sotto pressione nel corso dell'emergenza Covid. E' ora che anche in Trentino la politica valorizzi le lavoratrici e i lavoratori impegnati in prima linea per il funzionamento del sistema pubblico».
Assestamento di bilancio «deludente». Per i sindacati «L’assestamento porta 197 milioni di risorse in più al bilancio della Provincia che, complessivamente, pareggia a 4 miliardi e 800 milioni. Eppure, ancora una volta, non c’è un euro per i contratti pubblici. L’ennesimo atto ostile è la circolare per il rientro in sede di tutti i dipendenti a partire dal 5 luglio, con le eccezioni delle categorie fragili e quella, in accoglimento delle richieste delle sigle sindacali, dei genitori di figli fino a 14 anni. Non è stata invece accolta la richiesta di sospendere il provvedimento fino a fine estate.
«I dipendenti non sono affatto contrari al rientro in sede, anzi molti chiedono di poter rientrare in presenza, ma farlo adesso vuol dire mettere deliberatamente in seria difficoltà le famiglie che si stavano organizzando, anche col lavoro agile, per affrontare i mesi di chiusura estiva delle scuole dopo il secondo anno di crisi sanitaria». Su questo tema è necessario dar corso al confronto aperto grazie all’insistenza del Sindacato, che ha presentato le proprie proposte, per unire migliore organizzazione e conciliazione dei tempi dei lavoratori senza condizioni precostituite.
«È un attacco continuo quello del presidente Fugatti e della sua giunta al lavoro pubblico – spiegano i quattro segretari - che pure con questa manovra di assestamento distribuisce ingenti ulteriori risorse (di cui ben 110 milioni per il minor concorso al bilancio statale) per opere pubbliche, edilizia, incentivi alle imprese e, in parte, alla riorganizzazione sanitaria dovuta al Covid e alla scuola. Si investe quindi nei settori edilizia in preparazione della campagna elettorale 2023, con un meccanismo redistributivo solo sui datori di lavoro e sui soliti bacini di riferimento».
È una scelta politica che penalizza un intero comparto, fattore fondamentale per garantire salute, sicurezza, cura, assistenza di anziani, fragili, persone in difficoltà e motore di sviluppo per i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e poter spendere le ingenti risorse che arriveranno agli enti locali. Una scelta miope e demagogica, ma soprattutto discriminatoria per i dipendenti pubblici trentini rispetto ai colleghi delle altre regioni, per i quali sono state stanziate le risorse necessarie per il contratto scaduto da due anni e mezzo.
«Cosa va a dire Fugatti alla due giorni di incontri a Madonna di Campiglio il cui tema è proprio il pubblico impiego quale destinatario delle misure strutturali di riforma previste nel Pnrr? Un incontro cui sono presenti Corte dei conti, istituzioni provinciali, rappresentanze dei datori di lavoro pubblici e privati, ma nessun invito è pervenuto alle rappresentanze locali dei dipendenti pubblici.
Quale contributo può portare Fugatti a temi quali il rafforzamento della Pubblica amministrazione, l’esigenza di un piano straordinario di reclutamento e di specifiche professionalità, la necessaria riforma in senso tecnologico e digitale per sostenere la ripresa e lo sviluppo del sistema Paese? Tutti temi che mal si conciliano con chi sconfessa continuamente e platealmente il proprio personale: negando il rinnovo del contratto e qualsiasi relazione con le rappresentanze sindacali.
Lo stato di agitazione continua, anche ai fini di eventuali nuove iniziative di tipo legale, data la pretestuosità e illegittimità del blocco dei contratti trentini».