Cade l’obbligo dei 42 giorni fra un vaccino a e l’altro. E pugno duro contro il personale sanitario no-vax
Cambiano le regole in provincia di Trento, mentre l’Azienda preme sul personale, chi non accetta potrà essere sospeso o demansionato: «Ci aspettiamo 200-300 casi». Sono circa duemila i sanitari - medici, infermieri e oss - che non si sono ancora protetti
COVID Gli ultimi dati in Trentino
VIDEO Ferro: no-vax, ci muoveremo così
TRENTO. Dopo due mesi di intensa discussione, il Trentino si appresta a fare un mezzo passo indietro: non saranno più obbligatori i 42 giorni di rinvio tra una dose e l'altra. Il lasso di tempo diventerà una scelta personale, nel senso che ogni persona - se vorrà - potrà accedere al Cup e con qualche click anticipare la data di somministrazione della seconda dose, ovviamente restando fermi gli almeno 21 giorni in caso di Pfizer (e sappiamo che più di 2 trentini su 3 hanno ricevuto quel vaccino).
Una decisione figlia della logica: come scritto sull'Adige la scorsa settimana - infatti -, se ad aprile poteva avere una logica rinviare al fine di proteggere una platea maggiore in tempi brevi, adesso la situazione è diversa. E per molte persone potrebbe rappresentare anche uno stimolo in più a vaccinarsi, potendo calcolare i tempi di somministrazione anche in chiave vacanze.
Ma non sono solo motivazioni "turistiche" a spingere l'Azienda sanitaria a cambiare protocolli. «La seconda dose è quella decisiva per la protezione, anche sulla variante Delta e su altre che potrebbero arrivare: quindi essere protetti del tutto prima potrebbe essere importante in questa fase della campagna vaccinale», ha sottolineato il dottor Ferro.
Non c'è ancora una data esatta per il via a questa novità, ma l'assessora Segnana e il dottor Ferro hanno fatto visita all'azienda Gpi per definire i passaggi tecnici e informatici della questione. Verosimilmente entro qualche giorno i trentini potranno accedere e cambiare la data.
Pugno duro con i sanitari no-vax. L'Azienda sanitaria è pronta al pugno duro. E c'è l'ultimatum. Sono circa duemila i sanitari - medici, infermieri e oss - che non si sono ancora vaccinati. E dopo mesi rispettando alla lettera l'iter voluto dal governo, puntando soprattutto sulla persuasione, ora i tempi sono definiti.
Sono partite le prime mille lettere ai circa mille che non hanno mai risposto alle sollecitazioni, diciamo ai più "duri e puri" (partiranno tra qualche giorno le altre mille a quelli che hanno risposto ma non si sono comunque vaccinati). «Stiamo seguendo la normativa alla lettera - ha spiegato il direttore sanitario Antonio Ferro - ed ora abbiamo inviato un avviso perentorio, con un invito contenente data e ora della vaccinazione. Non mi piace arrivare a questo ma adesso dobbiamo intervenire. E ora sappiamo che tutti i ricorsi fatti in giro per l'Italia sono stati persi e questo ci dà maggiore "tranquillità" da un punto di vista giuridico e burocratico».
Entro qualche settimana, quindi, se i no vax rimarranno tali e non si presenteranno agli appuntamenti, partiranno le prime sospensioni. Che però, secondo Ferro, non rischiano di portare a chiusure di reparti o di Rsa. «Direi di no, non ci sono questi rischi. Mi aspetto tra i duecento e trecento no vax "convinti" sui novemila dipendenti sanitari. Ma sia chiaro sin da subito: non vaccinarsi non diventerà una scusa per essere demansionati e lavorare meno».
Nel frattempo a Bolzano siamo già arrivati da un paio di giorni alla "ultima fase". L'Azienda sanitaria dell'Alto Adige, infatti, ieri ha sospeso altri 38 sanitari non vaccinati, che si aggiungono ai 115 di mercoledì. Nel corso della giornata sono stati notificati gli accertamenti di inottemperanza all'obbligo vaccinale.Per il momento non si possono presentare al posto di lavoro, e nel giro di pochi giorni, sarà verificata la possibilità di demansionamento oppure smartworking. In caso di esito negativo la sospensione avrà effetto retroattivo, dal giorno della notifica dell'accertamento.Nel frattempo un gruppo di sanitari sospesi dal servizio per l'inosservanza dell'obbligo vaccinale posto dal decreto Draghi del primo aprile 2021 ha protestato davanti all'ospedale di Bolzano contro il provvedimento assunto nei loro confronti dall'Asl.