Non solo porfido: il sottobosco di società in odore di ‘ndrangheta in Trentino, dalla logistica alla mediazione assicurativa
Il caso della fallita Quidam Rentalis e gli affari dell’indagato Domenico Morello, che sostituiva le cooperativa «sulle quali c’è troppo controllo da parte della Provincia»
TRENTO. La società aveva chiuso il 2019 con un fatturato di oltre 1 milione e mezzo di euro, in crescita sull'anno precedente, e un utile netto di 32.749 euro. Anche l'anno prima il risultato era stato positivo per 42.967 euro. Eppure lo scorso 8 luglio il Tribunale di Trento ha dichiarato il fallimento della Quidam Rentalis srl, azienda di trasporti con sede legale a Roma. Ma la crisi Covid non c'entra niente.
Quidam Rentalis, parole latine che significano «un po' di noleggio», è fallita perché è stata svuotata del suo valore, che comprendeva il lavoro di 27 dipendenti, e lasciata con 1 milione di euro di debiti fiscali e contributivi.
Si tratta infatti di una delle aziende della galassia di Domenico Morello, arrestato lo scorso ottobre nell'ambito dell'operazione Perfido sulle infiltrazioni della 'ndrangheta nel tessuto economico trentino. Una galassia di ditte che, nonostante le sedi sparse per l'Italia, ruota su Trento e si allarga mano a mano che le indagini vanno avanti.
Quidam Rentalis era stata sottoposta a sequestro col provvedimento del 7 ottobre 2020 della procura della Repubblica di Trento che ha colpito la locale ndranghetista trentina. L'azienda era solo formalmente basata a Roma. «Gli uffici di Trento sono gli unici uffici presso i quali viene svolta l'operatività e la gestione della società» ha dichiarato un dipendente sentito dalla polizia giudiziaria il 9 febbraio di quest'anno e ha confermato Giovan Battista Morello, amministratore unico della società e figlio di Domenico Morello, ascoltato il 17 febbraio.
La polizia giudiziaria, si legge nella sentenza di fallimento, ha potuto direttamente verificare che presso la sede legale di Roma, in via Nizza 53, «non è presente alcuna attività riferibile alla predetta società», il portiere dello stabile provvede a restituire la posta che arriva ai mittenti per assenza del destinatario e lo stesso portiere «non ha mai registrato la presenza di personale» della società.
Le modalità di funzionamento della società vengono spiegate dall'amministratore giudiziario, che i magistrati citano nella sentenza di fallimento. Quidam Rentalis srl ha una struttura organizzativa minimale, con una «conduzione degli affari con mezzi più o meno consoni e sbrigativi». Il finanziamento non proviene da apporti dei soci, né da capitale di terzi finanziatori, bensì da «un finanziamento forzato ottenuto dallo Stato attraverso il mancato pagamento di imposte e contributi previdenziali».
Lo stato di insolvenza «è insito in questo particolare modello d'impresa» che non mira a remunerare i fattori produttivi ma che inevitabilmente comporta accumulo di debiti tributari, in questo caso per 686.949 euro più sanzioni e interessi, e contributivi, nel caso in questione per 249.639 euro, per un totale, appunto di circa 1 milione.
La Quidam Rentalis è di proprietà di due persone fisiche di Roma, ma di fatto è gestita dai Morello insieme ad una rete di società di trasporti, logistica e altre attività. Al vertice di questa rete c'è la Selit di Trento: ci presentiamo come Selit che tratta la parte commerciale, sostiene Morello in un'intercettazione, in base alla richiesta decidiamo quale azienda inserire per far lavorare i referenti, se c'è bisogno di società "armate" ce le forniscono da Roma, da quattro anni abbiamo sostituito le cooperative con srl perché soggette a troppi controlli anche da parte della Provincia.
Selit è di proprietà di Interporto srl di Verona e di Mediterranea srl di Padova. Entrambe queste società erano in mano a Morello attraverso fedelissimi come Giovanni Alampi, anch'egli indagato in Perfido, e il Consorzio Pegasus di Roma, partecipato dalle società, sequestrate a ottobre, N&N srl e Adm srl.
Interporto è l'azienda che, secondo gli investigatori, Morello intendeva svuotare degli utili e dei beni rimasti prima di un fallimento programmato. Mediterranea, che nel 2017 aveva più di 40 addetti e ora quasi nessuno, è stata ceduta nel 2019 ad un amministratore albanese che ha incarichi analoghi in diverse imprese di trasporti e di altri settori in tutta Italia.
Un'altra società che Morello puntava a far fallire è la Saet-Trentino srl, azienda commerciale che vende pannelli solari che aveva acquisito da imprenditori locali e che è di fatto cessata nel 2018. Ma spuntano interessi, sempre a Trento, anche nell'intermediazione assicurativa. E la Quidam Rentalis partecipava ad un consorzio di trasporti presente in Alto Adige.
Le indagini della Guardia di Finanza continuano e il porfido è solo uno dei rami d'attività del gruppo di ndranghetisti individuato in Trentino.