Europa / L'allarme

Putin in tv attacca Kiev e riconosce le repubbliche separatiste: precipita la crisi ucraina e cresce il rischio di guerra

Il presidente dal Cremlino dà il via libera ai filorussi lungo il confine nel Donbass. Parigi e Washington riuniscono i rispettivi consigli di difesa, a Roma la Farnesina invita i connazionali a lasciare l'Ucraina mentre vari partiti chiedono una seduta urgente del Parlamento per affrontare la crisi. La Ue annuncia sanzioni nel caso di riconoscimento russo dei territori "ribelli". Vienna: Mosca ha già annesso la Bielorussa nel silenzio internazionale

BRUXELLES. Precipita la crisi Russia-Ucraina e la guerra diventa una prospettiva prospettiva concreta quanto tragica.

Putin ha annunciato il riconoscimento delle repubbliche separatiste del Donbass, nelle zone filo-russe al confine dove negli ultimi giorni ci sono stati attacchi anche con bombe e molti civili sono stati evacuati.

Stasera il presidente russo ha tenuto un discorso alla nazione in diretta tv nel quale è parso chiaro il messaggio belligerante nei riguardi di Kiev.

"L'Ucraina è stata creata da Lenin, è stato il suo creatore e il suo architetto. Lenin aveva un interesse particolare anche per il Donbass. L'Ucraina non è un Paese confinante, è parte integrante della nostra storia e cultura. L'Ucraina attuale ha sempre rifiutato di riconoscere i legami storici con la Russia e non c'è da meravigliarsi quindi per quest'ondata di nazismo e nazionalismo.

Gli ucraini sono dominati solo da oligarchi interessati alle loro aziende ed a dividere l'Ucraina dalla Russia e non ai bisogni dei cittadini. Il crollo dell'economia Ucraina è evidente, è colpa del governo che ha permesso questo sistema, che ha autorizzato gli oligarchi a rubare", ha detto fra l'altro Putin sparando a zero sulle autorità di Kiev.

Di fronte a questi venti di guerra Stati Uniti e Francia hanno già indetto per stasera una riunione dei ripsettivi consigli di sicurezza.

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La Ue annuncia sanzioni nel caso di riconoscimento russo dei territori. Sanzioni che potrebbero causare anche nuove fibrillazioni nel mercato dell'energia.

A Roma varie forze politiche chiedono una seduta d'urgenza del Parlamento per affrontare la crisi ucraina.

L'Onu invita a evitare azioni unilaterali e indica la via di una soluzione diplomatica.

Ora si tratta di capire se Putin stia alzando la posta in vista di un negoziato o se le intenzioni belliche siano di più vasta portata.

In Italia, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha formulato un nuovo invito ai connazionali, più pressante rispetto ai giorni precedenti, per evitare che restino bloccati nel Paese.

L'ambasciata a Kiev resterà operativa per fornire ogni tipo di assistenza, ma con la progressiva sospensione dei collegamenti aerei da Kiev da parte delle compagnie europee, Roma chiede di muoversi il prima possibile.

 La fuga degli occidentali dall'Ucraina è una delle priorità delle cancellerie, da Washington a Berlino, da Parigi a Londra, che hanno richiamato i propri cittadini.

Oggi, nella telefonata con Scholz e Macron, "Putin li ha informati sui risultati della sessione allargata del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa che - sottolinea il comunicato del Cremlino citato dall'Interfax - ha considerato l'attuale situazione intorno al Donbass" anche alla luce della richiesta della Duma sul riconoscimento delle Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk.

"Considerato tutto ciò, il presidente della Russia ha comunicato che intende firmare il relativo decreto in un futuro molto prossimo", conclude la nota.

Vladimir Putin non ha trascurato di rafforzare i ranghi dove può, prima di gettare il guanto della sfida a Ucraina e Occidente.

Dunque la stretta totale del fronte nord, la Bielorussia.

Che offre la marcia più corta, si dovesse arrivare a tanto, verso Kiev.

L'incontro con il dittatore Alexander Lukashenko c'è appena stato, con sfoggio di tavolo piccolissimo, e Minsk ha annunciato che le truppe russe resteranno nel Paese "dato il clima che si respira".

Il ministro degli esteri austriaco Alexander Schallenberg a Bruxelles ha tagliato corto: "Mosca si è appena annessa la Bielorussia".

Le parole di Schallenberg sono importanti perché l'Austria è un Paese tradizionalmente amico della Russia, non è nella Nato, fa parte del consorzio di Nord Stream 2 e si è sempre dimostrata cauta, ad esempio sul dossier sanzioni.

Eppure, entrando al consiglio affari esteri di Bruxelles, non ha esitato a mettere in guardia i colleghi. "Il tutto è avvenuto nella quasi totale disattenzione dei media ma io credo sia un fatto molto importante", ha dichiarato.

"Io ho i miei dubbi che le truppe russe lasceranno mai la Bielorussia: con le sue scelte Lukashenko ha rinunciato alla sovranità del suo Paese".

Lukashenko, totalmente azzoppato dopo il risultato delle elezioni presidenziale di agosto 2020, ha strozzato il Paese nella repressione e, sotto le diverse ondate di sanzioni imposte dall'Occidente, non ha potuto fare altro che affidarsi a Putin - "il mio fratello maggiore", lo chiama - per restare in sella.

Da allora gli incontri fra i due sono diventati fittissimi, culminati con un accordo per una maggiore integrazione fra Russia e Bielorussia nel quadro dello Stato dell'Unione.

 Sulla carta nessuna violazione della sovranità. Nella pratica, però, da allora la Bielorussia ha spalancato le porte alle forze armate di Putin.

Gabrielius Landsbergis, il ministro degli Esteri lituano, sostiene che l'esercito bielorusso stia prendendo ordini "direttamente da Mosca", mostrando dunque una totale dipendenza dal Cremlino.

"Gli effetti per la sicurezza dell'area, il Baltico ma anche la Polonia, è evidente e dobbiamo reagire: la Nato deve rafforzarsi in questo quadrante con nuovi effettivi", ha tuonato.

 Il processo, inoltre, non si ferma qui.

 Il 27 febbraio in Bielorussia si terrà il referendum sulla modifica costituzionale che, tra le alte cose, rimuoverà il principio di neutralità finora sfoggiato - aprendo scenari sinora impensati. Lukashenko in persona ha detto che si consulterà con Putin sull'eventualità di rimanere o meno alla guida del Paese, e nel caso "per quanto". Meno sovrani di così, è dura.

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