Europa / La crisi

Il conflitto in Ucraina degenera: Mosca invia forze militari nelle repubbliche filo-russe del Donbass

Dopo il riconoscimento ufficiale dei territori separatisti del Donbass, il presidente Putin ordina l'azione militare "per difendere le popolazioni": il conflitto con Kiev esplode in misura sempre più preoccupante. Diplomazia internazionale in allarme, Roma invita gli italiani a lasciare l'Ucraina, l'Ue annuncia sanzioni "mirate". Kiev: "Non abbiamo paura, ci difenderemo"

L'ANNUNCIO Putin in tv attacca Kiev e riconosce le repubbliche separatiste
LE MANOVRE Mosca: "Restiamo aperti a soluzione diplomatica". Ma si teme la guerra

 

ROMA. Con una mossa a sorpresa, il presidente russo Vladimir Putin ha dapprima annunciato il riconoscimento dell'indipendenza delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, per poi ordinare l'invio di truppe nella regione del Donbass con lo scopo, è la versione del Cremlino, di "assicurare la pace", cioè di "proteggere le popolazioni" delle aree di confine.

Le speranze di una soluzione diplomatica fiorite durante la notte tra domenica e lunedì sono dunque svanite come un sogno alla luce del giorno, anche se questa mattina, 22 febbraio, il Cremlino ha confermato di essere disponibile a negoziati e a soluzioni diplomatiche: il problema sarà su quali basi. 

Nel frattempo, a dissipare le speranze diplomatiche, ieri, i colpi di artiglieria che sono ripresi di buon mattino e il durissimo fuoco di sbarramento di dichiarazioni ostili che si è alzato da Mosca, culminato a fine giornata con l'annuncio di Putin.

In serata, ieri, 21 febbraio, una colonna di blindati è stata segnalata nella Repubblica di Donetsk dall'agenzia russa Interfax, che cita testimoni sul posto.

Poco prima, al termine di un lunghissimo discorso tv alla nazione, il capo del Cremlino ha firmato il decreto di riconoscimento delle entità filo-russe con al fianco i capi dei due territori ribelli, scatenando la condanna di tutti i leader occidentali, mentre le autorità di Kiev dichiarano di "non aver paura" e di essere pronte a difendersi. Ma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky rinnova anche la richiesta di aiuto all'Occidente.

Il presidente Usa Joe Biden ha chiamato subito dopo il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron. Gli Stati Uniti hanno già annunciato le prime sanzioni su investimenti e commercio nel Donbass, alle quali se ne aggiungeranno ovviamente altre.

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L'Unione europea si appresta a farlo oggi, 22 febbraio, con il presidente di turno Macron che per il momento ha parlato di misure "mirate".

Nato e Bruxelles annunciano sanzioni per tutti coloro che riconosceranno le repubbliche separatiste russe.

Arriveranno dunque nuove sanzioni nei riguardi dalla Russia, da verificare se riguarderanno anche il settore energetico, già fortemente colpito dalla crisi che ha causato un'impennata dei prezzi.

In Italia, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha formulato un nuovo invito ai connazionali, più pressante rispetto ai giorni precedenti, per evitare che restino bloccati nel Paese.

Anche Londra, ha fatto sapere la sua ministra degli esteri Liz Truss, annuncerà un'ulteriore stretta verso la Russia.

Chiesta una riunione di emergenza del consiglio di sicurezza dell'Onu.

Sembrano quindi tramontare del tutto le prospettive di una soluzione pacifica del conflitto, e in generale del braccio di ferro che da mesi contrappone la Russia e l'Occidente.

Solo poche ore prima la svolta dello zar, Macron aveva portato a termine una lunga giornata di consultazioni telefoniche che sembravano aprire la strada ad un vertice tra Putin e Biden. Poi una serie di docce gelate, una dietro l'altra.

Putin non è contrario a vedere Biden, ma prima bisogna stabilire gli obiettivi del vertice, aveva puntualizzato il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov.

L'incontro "è possibile", cercava di controbattere l'Eliseo.

Ma poi ci ha pensato lo stesso capo del Cremlino a fugare le illusioni.

A quel punto la Casa Bianca ha rilanciato l'allarme per "un attacco estremamente violento contro l'Ucraina possibile nei prossimi giorni o ore". 

E tutto è sembrato rotolare ineluttabilmente verso il conflitto.

La decisione di Putin a beneficio delle repubbliche ribelli nell'est dell'Ucraina è stata presa dopo una lunga riunione del consiglio di sicurezza nazionale ed è stata annunciata a Macron e Scholz prima di essere resa pubblica.

Le ore precedenti avevano visto nuove violazioni del cessate il fuoco in Donbass. Ma soprattutto una serie di gravissime accuse lanciate dai separatisti e dalle stesse forze armate russe all'esercito ucraino.

Come quella di avere infiltrato nella regione russa di Rostov un gruppo di sabotatori, cinque dei quali sarebbero stati uccisi dai militari di Mosca.

O quella di aver bombardato un posto di frontiera russo.

Entrambi episodi negati da Kiev, che invece ha denunciato l'uccisione di due suoi soldati e il ferimento di altri quattro in un bombardamento separatista.

Da parte sua, l'autoproclamata repubblica di Donetsk ha affermato che un suo miliziano e un civile hanno perso la vita in un bombardamento ucraino.

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