"Esplosioni provenienti dall'aeroporto internazionale di Kiev". Sono già molti i profughi in fuga
Le testimonianze drammatiche dall'Ucraina, mentre alla frontiera con la Moldova aumentano le code di auto di persone in fuga dal conflitto. La Nato rafforza lo schieramento di forze militari lungo il confine orientale, torna il vento della Guerra fredda
ROMA. "Abito nella zona centrale di Kiev. Sono stata svegliata all'alba da una telefonata di mia madre che mi ha detto di aver sentito quattro/cinque esplosioni vicino casa sua provenienti dall'aeroporto internazionale di Kiev-Boryspil. È stato attaccato l'aeroporto e la base militare di Brovary, città dove sono nata": lo dice all'Ansa Anastasiya Menzhega, 25 anni, architetto e designer di Kiev.
Si profila una pesante emergenza umanitaria in Ucraina, se la Russia non allenterà la pressione militare.
Sono già in atto le partenze di molte persone che abbandonano l'Ucraina e si dirigono verso ovest. Se l'escalation dovesse continuare, uno degli effetti sarebbe una nuova crisi con grandi flussi di profughi nel cuore dell'Europa.
Drammatica anche la testimonianza di Nataliya Nagalevska, insegnante della scuola italo-ucraina Vsesvit di Zhytomyr, a 150 km a ovest di Kiev: "Stamattina abbiamo sentito i bombardamenti alla periferia di Zhytomyr, a circa 40 km da qui, dove c'è la base aerea di Ozerne.
I bambini sono rimasti a casa, a scuola ora siamo solo in sei tra docenti e personale.
Siamo nel rifugio e cerchiamo di capire cosa fare.
La nostra provincia confina con la Bielorussia, girano voci che qualche carro armato sia entrato da lì", aggiunge.
Si registrano code chilometriche alla frontiera tra l'Ucraina e la Repubblica di Moldova, Paese che potrebbe essere di transito verso quelli dell'Unione europea, in particolare la Romania, per le migliaia di cittadini che hanno scelto di abbandonare l'Ucraina.
Le immagini che arrivano da Kiev mostrano tutto il dramma che stanno vivendo gli ucraini.
Lunghe colonne di macchine, di fatto ferme, tutte in fila nel tentativo di uscire dalla città e cercare un rifugio sicuro temendo l'arrivo dell'esercito russo.