Si combatte nell'area della centrale atomica di Chernobyl, rischio distruzione dei depositi di scorie radioattive
Le forze militari russe sono entrate in Ucraina dalla Bielorussia: la zona dell'impianto nucleare si trova nel corridoio più veloce per raggiungere Kiev, si teme che l'obiettivo di Putin sia accerchiare la capitale, prendere il controllo e deporre il governo
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ROMA. Combattimenti tra forze russe e ucraine sono in corso anche nella zona della centrale nucleare dismessa a Chernobyl: lo riferisce un consigliere del ministero dell'Interno di Kiev citato da Nbc.
Negli scontri si rischia che vengano colpiti e danneggiati gli impianti di stoccaggio di scorie nucleari, nell'area tristemente nota per la tragedia nucleare del 1986, quando si verifico un gravissimo incidente a un reattore nell'impianto di produzione di energia elettrica.
È lo stesso ministero dell'Interno ucraino a confermare i combattimenti a Chernobyl, precisando che gli impianti di stoccaggio delle scorie sono attualmente intatti, anche se a rischio di essere distrutti.
Le forze russe sono avanzate dalla Bielorussia, ha spiegato ancora il consigliere del ministero, Anton Guerachtchenko. E ha aggiunto che la Guardia nazionale ucraina "sta opponendo una forte resistenza", aggiunge.
A quanto si apprende, le truppe russe sono arrivate a Chernobyl dalla Bielorussia, utilizzando un ponte (in questa foto satellitare diffusa dall'agenzia Ansa) che hanno costruito sul fiume Pripyat a pochi km dal confine ucraino: si tratta della via più veloce per arrivare a Kiev.
Si teme che l'obiettivo reale di Vladimir Putin sia accerchiare la capitale, prendere il controllo e deporre il governo. QUindi non un'operazione per "proteggere" le minoranze russofone del Donbass ma la riconquista dell'Ucraina a oltre trent'anni dal crollo dell'impero sovietico. In tal caso, Mosca punterebbe, dunque, a trasformare l'Ucraina, oggi decisamente filo-occidentale, in un Paese satellite della Russia.
SI tratta di uno scenario che rievoca drammaticamente quanto visto dapprima negli anni Cinquanta con l'invasione dell'Ungheria e negli anni Sessanta con i carri armati delll'Urss e di altri Paesi del Patto di Varsavia, per riprendere il controllo della Cecoslovacchia "ribelle" perché attraversata da un'onda di stampo sostanzialmente socialdemocratico.