Cartellino rosso all’Italia: è il paese europeo che consuma più acqua
L'Istat osserva che "gli episodi di scarsità idrica sono sempre più frequenti" eppure oltre un terzo dell'acqua immessa nella rete di distribuzione, in Italia, va perso, secondo gli ultimi dati, relativi al 2020. Perdono gli acquedotti e pesano anche le abitudini delle famiglie
ROMA. Continuiamo a sprecare acqua potabile. Nel rapporto per la Giornata mondiale dell'acqua, che cade il 22 marzo, l'Istat osserva che "gli episodi di scarsità idrica sono sempre più frequenti" eppure oltre un terzo dell'acqua immessa nella rete di distribuzione, in Italia, va perso, secondo gli ultimi dati, relativi al 2020. Perdono gli acquedotti e pesano anche le abitudini delle famiglie.
Secondo il Blue book della fondazione Utilitatis, l'Italia è la nazione europea che consuma più acqua e supera i 236 litri per abitante al giorno, oltre cento in più della media comunitaria. L'86% delle famiglie si dice soddisfatto del servizio eppure c'è una diffusa diffidenza verso il rubinetto e oltre una famiglia su quattro (il 28,5% nel 2021) non si fida a bere. Questa quota è maggiore nel Mezzogiorno fino al 59,9% della Sicilia e si è ridotta nel tempo: superava il 40% in Italia nel 2002.
Qualcosa, infatti, comincia a cambiare, e su più fronti. Inizia a diffondersi l'attenzione a non sprecare l'acqua, che viene dichiarata dal 65,9% delle persone con più di 14 anni, e soprattutto i più giovani sono sensibili al tema dell'inquinamento idrico. Crescono, al tempo stesso, gli investimenti nella rete che per il 2020-2021 raggiungono 49 euro, pro-capite, un dato in aumento, secondo il Blue book, ma ancora lontano dalla media europea di 100 euro. Soprattutto al Sud c'è un divario con l'Ue.
Nel Meridione gli investimenti si fermano, in media, a 35 euro per abitante nonostante le perdite idriche siano qui superiori alla media e raggiungano il 50%. Le perdite, in parte, sono fisiologiche, poi contano la vecchiaia degli impianti e fattori amministrativi come errori di misura dei contatori e ad allacci abusivi, che l'Istat stima che pesino per il 3% della dispersione.
Proprio al contenimento delle perdite sono rivolti il 32% degli investimenti nel settore idrico, seguono gli interventi nelle condotte fognarie e negli impianti di depurazione con il 14%, altri ambiti in cui ci sono criticità e procedure di infrazione europee che riguardano oltre 900 agglomerati per un totale di 29 milioni di abitanti, per i dati Utilitatis. Inoltre in 11 città del Mezzogiorno sono state necessarie misure di razionamento nella distribuzione dell'acqua nel 2020.
"È evidente che alcune aree del paese sono particolarmente a rischio, quelle nelle quali si è investito di meno e quelle dove abbiamo problemi molto seri in termini di qualità dei nostri acquedotti e della gestione in generale delle risorse idriche", commenta il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, che indica un totale di 2,7 miliardi di euro di investimenti nelle infrastrutture idriche stanziati con le risorse del Pnrr e altri fondi.
"È una delle grandi priorità per i prossimi anni", dichiara. Intanto gli eventi climatici straordinari si moltiplicano. L'inverno 2021 è stato di grande siccità, con oltre cento giorni senza pioggia nel distretto del Po. Ma anche il 2020 aveva visto anomalie nelle precipitazioni: per esempio a L'Aquila, per l'aumento di giorni consecutivi senza pioggia; al contrario a Roma e Perugia, per l'aumento di giorni di pioggia consecutivi (fino a dieci) e, a Napoli, per la diminuzione di precipitazione totale annua, 536 mm nel 2020, rispetto ai 976 mm del periodo 1971-2000.
A livello globale, l'Onu ha dedicato la giornata mondiale alle acque sotterranee. Queste rappresentano il 99% circa delle acque dolci allo stato liquido della Terra e possono garantire, per le Nazioni Unite e l'Unesco, "enormi vantaggi sociali, economici e ambientali, anche in relazione all'adattamento ai cambiamenti climatici", in un contesto in cui quattro miliardi di persone vivono in aree affette da grave scarsità fisica di acqua, perché non dipendono solo dalle precipitazioni degli ultimi uno o due anni, ma da quelle che si registrano nel corso di decenni.
Eppure questa risorsa è sottovalutata e minacciata da un'inquinamento che è definito "praticamente irreversibile" e dovuto soprattutto ai fertilizzanti usati in agricoltura. L'appello delle Nazioni Unite ai governi è quello di custodire le acque sotterranee come un bene comune.