Bufera sull'affondo di Biden su Putin. Macron: “Il presidente russo un macellaio? Non lo chiamerei così”
Il presidente americano: «Questo uomo non può rimanere al potere». Poi lo staff della Casa Bianca precisa: voleva dire che non può esercitare il suo potere sui Paesi vicini. Il primo a smarcarsi da Biden è stato il presidente della Francia
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PARIGI. Il giorno dopo quello che per Joe Biden doveva essere uno storico discorso nel cuore di un'Europa minacciata dalla guerra, l'unica cosa che rischia di passare alla storia è quel passaggio finale pronunciato davanti alla folla di Varsavia. Una chiusa che ha già fatto infuriare non solo il Cremlino ma anche gli alleati, da Londra a Parigi, passando per Bruxelles e arrivando fino ad Ankara.
Nove parole che hanno scatenato una vera e propria bufera, con le quali il presidente americano ha esplicitamente evocato la caduta di Vladimir Putin: "Per l'amor di Dio, quest'uomo non può rimanere al potere", ha scandito tra gli applausi. Passaggio per qualcuno improvvisato, per altri invece pianificato, come testimonierebbe il testo diffuso alla stampa dalla Casa Bianca. Ma certamente voluto da Biden, che poche ore prima si era spinto a dare del "macellaio" al presidente russo.
Inutile l'affanno con cui Washington ha subito tentato di gettare acqua sul fuoco, con un'improbabile retromarcia su quanto detto in mondovisione dal presidente. E poco efficaci le precisazioni, per alcuni tardive, del segretario di Stato Antony Blinken che ha negato un cambio di rotta nella linea dell'amministrazione statunitense, smentendo che l'obiettivo degli Usa e degli alleati della Nato sia un cambio di regime in Russia. Molte nelle ultime ore le pressioni sul capo della diplomazia Usa perché chiami al più presto il suo omologo russo, Sergei Lavrov, nel tentativo di spiegargli che si è trattato solo di un grande equivoco. Ormai, però, la frittata sembra fatta, col rischio di vanificare tutti gli sforzi dei giorni precedenti per tenere più che mai unito e compatto il fronte occidentale, dall'Alleanza Atlantica all'Ue.
"Io non userei il termine macellaio nei confronti di Putin", ha commentato il presidente francese Emmanuel Macron, il primo a smarcarsi pubblicamente dalla fuga in avanti di Biden. Laddove, rilevano alcuni osservatori, non si era mai spinto alcun presidente americano, nemmeno durante la Guerra Fredda. Mentre ora - notano in molti - con il suo appello per un cambio di regime a Mosca l'inquilino della Casa Bianca ha messo Putin sullo stesso piano di figure come Nicolas Maduro, Bashar al Assad o Saddam Hussein.
Il timore, spiegano diversi esperti, è che lo zar, sentendosi oramai personalmente nel mirino, non solo usi le affermazioni di Biden per la sua propaganda ma lasci anche cadere ogni interesse verso un compromesso, alzando ancora di più la posta in palio. Proprio quello che temono le capitali europee, a partire da Varsavia, che si ritrova la guerra a distanza di pochi chilometri da casa.
"Non è il momento di alimentare un'escalation né di parole né di azioni", il monito di Macron stavolta rivolto a Biden, assicurando che nelle prossime ore parlerà al telefono con il leader del Cremlino. A questo punto anche per rassicurarlo sulle reali intenzioni dell'Occidente che non sono quelle di favorire e sostenere una sua cacciata. "Non stiamo cercando un cambio di regime, spetta ai cittadini russi decidere se lo vogliano o meno", ha confermato l'Alto rappresentante per la politica estera della Ue, Josep Borrell: "Quello che vogliamo noi nel caso della Russia è impedire che l'aggressione continui e fermare la guerra di Putin contro l'Ucraina".
Prende le distanze da Biden anche il governo britannico per bocca del ministro dell'Istruzione Nadhim Zahawi: eloquente in questo senso anche il silenzio del sempre battagliero Boris Johnson. Mentre Ankara, che si propone come mediatrice al tavolo delle trattative tra Mosca e Kiev, ha mandato a Washington un chiaro messaggio: "Se tutti bruciano i ponti con la Russia, chi parlerà con loro alla fine?".