RIMINI. Fanno discutere a Rimini i casi di molestie segnalati nei confronti di donne da parte degli alpini impegnati fino a domenica nell'adunata nazionale.
Dopo l'associazione 'Non una di meno', che per prima ha riportato le segnalazioni ricevute sui propri canali social, ad intervenire è la vicesindaca Chiara Bellini.
"Ciò che vanno condannati senza se e senza ma sono certi atteggiamenti sessisti, molestie verbali, commenti non voluti o graditi alle donne", scrive in un post su Facebook.
"Ho chiamato l'organizzazione e fatto presente le segnalazioni di alcune donne, perché il comportamento sbagliato di alcuni potrebbe nuocere anche alla buona reputazione e al senso civico degli altri", ha aggiunto. La vicesindaca della città romagnola, inoltre, ritiene "che non si debba accusare mai un gruppo o una categoria di persone solo perché fanno parte di essi alcuni poco di buono, delinquenti o molestatori".
"È bene, tuttavia - aggiunge -, che i rappresentanti dei gruppi alpini presenti in città monitorino il comportamento dei loro appartenenti e che diano segnali chiari su un corretto e rispettoso atteggiamento".
Sul caso non ci sono reazioni ufficiali da parte dell'Associazione nazionale alpini.
Dagli ambienti dell'associazione si sottolinea che si tratta di segnalazioni sui social e non di denunce alle forze dell'ordine.
Per di più - viene aggiunto - chiunque può comperare un cappello alpino su una bancarella, per quanto non originale, e utilizzarlo per sfruttare malamente il clima di festa scambiando l'Adunata per una sorta di Oktoberfest.
La quasi totalità dei soci dell'Ana ha più di 38 anni, visto che l'ultima chiamata di leva è stata quella della classe 1984.
"Se chi si comporta male è più giovane - viene fatto notare - è difficile che sia veramente un alpino".
"Da Rimini, raduno degli alpini, giungono segnalazioni di molestie, cat-calling e atteggiamenti sessisti. In vista della chiusura, è importante che gli organizzatori lo dicano forte e chiaro: nessuna tolleranza, totale condanna per questi comportamenti", scrive su Twitter Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia.