Fratelli d’Italia sfida gli alleati: “Ora via da Draghi”. Salvini minimizza, ma la Lega crolla
La leadership del Capitano rischia di traballare di fronte al fatto che FdI, in molte ex roccaforti leghiste, soprattutto in Lombardia, hanno spesso doppiato il suo partito. E già si preannuncia un duro chiarimento interno
ROMA. È sempre alta tensione nel centrodestra malgrado i successi registrati al primo turno in città importanti, prime tra tutte Genova e Palermo. Una tensione che riporta in prima fila il tema della leadership e la spinosa polemica tra Fdi e i suoi alleati sul futuro del governo. E una Giorgia Meloni forte dei risultati ottenuti dal suo partito sfida apertamente gli alleati chiedendogli di abbandonare il governo Draghi.
Matteo Salvini sceglie di minimizzare un risultato deludente che vede la Lega in forte calo, soprattutto nel nord. La sua leadership rischia di traballare di fronte al fatto che Fratelli d'Italia, in molte ex roccaforti leghiste, soprattutto in Lombardia, hanno spesso doppiato il suo partito. E già si preannuncia un duro chiarimento interno: molti leghisti com'è noto non hanno gradito la vicenda del viaggio poi sfumato a Mosca.
Ma tutto viene rinviato a dopo i ballottaggi. Oggi il federale di Via Bellerio è stato dedicato all'economia e alla crisi: assente Giancarlo Giorgetti per motivi di salute. Insomma, quello che è chiaro è che i conti veri saranno fatti a bocce ferme, tra due settimane. Giorgia Meloni coglie la palla al balzo per chiedere platealmente ai suoi alleati di abbandonare la maggioranza, dicendosi pronta di andare al governo "se lo vorranno gli italiani" .
Dopo il flop dei Cinque Stelle, secondo Meloni, il Parlamento e il governo non rappresentano più il Paese reale. Ma l'affondo è rivolto a Salvini e Berlusconi: "Fossi i loro lascerei l'esecutivo", dichiara in una affollata conferenza stampa a Via della Scrofa. Un modo con cui l'ex ministro della Gioventù allarga il solco già amplissimo tra lei, leader dell'opposizione, e il cosiddetto "centrodestra di governo". Meloni va oltre, chiedendo ai suoi alleati di non pensare neanche lontanamente a una eventuale riforma elettorale proporzionale. La sua lettura del voto è chiarissima: gli elettori premiando Fdi le hanno affidato il ruolo di "traino" di un centrodestra orgoglioso "alternativo alla sinistra", rilanciando quello che le definisce "un sano bipolarismo".
Un modo elegante per dire che nessuno, a partire da Forza Italia, possa nemmeno immaginare di avere possibili piani B, di corteggiare l'area centrista. Alcuni "patrioti" pensano che Fi e Lega, pur di ostacolare la sua marcia verso Palazzo Chigi possano rilanciare l'ipotesi di una federazione in grado di minacciare il suo successo elettorale. Se ne parla da tempo, ma spesso la politica non premia fusioni fatte a tavolino: un dubbio che attanaglia tanti azzurri che non vedono di buon occhio la prospettiva di essere semplici portatori di voti a Matteo Salvini. Infine, anche Forza Italia è alle prese con un profondo malessere interno.
Gianfranco Miccichè, euforico dopo l'exploit di Lagalla, alza la voce, chiedendo al partito azzurro una svolta: "Forza Italia ha bisogno di coesione vera, non di quella detta davanti ai giornalisti. Ci sono stati nostri uomini - attacca - che si sono impegnati meno di altri per cui non c'è dubbio che un ragionamento nel partito va fatto". Non è chiaro se si candidi a prendere il posto di coordinatore nazionale, quello di Antonio Tajani, o se chieda un cambio di rotta della linea politica. Quello che è chiaro, comunque, che da qui alle prossime politiche, farà sentire la sua voce.