Mario Draghi getta la spugna: «Mi dimetto, venuto meno il patto di fiducia»
Il premier ha annunciato la decisione al Consiglio dei ministri dopo l’uscita dall’aula dei 5 Stelle sul voto di fiducia al Senato. Ma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella respinge le dimissioni: «Vada alle Camere per valutare la situazione»
LA GIORNATA I 5 Stelle escono dall'aula durante il voto di fiducia
L'EX MINISTRO Fraccaro: «Non sono sicuro che la crisi sia la cosa giusta»
ROMA. Quello che tanti temevano e che (quasi) nessuno voleva, è accaduto: Mario Draghi ha annunciato le dimissioni da presidente del Consiglio del ministri dopo l’uscita dal Senato dei 5 Stelle durante il voto di fiducia sul decreto aiuti.
Ecco le sue parole: «Buonasera a tutti, Voglio annunciarvi che questa sera (14 luglio) rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica.
Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico.
La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo.
In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche.
Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente.
Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia.
Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più. Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani. Grazie», ha concluso Draghi.
In serata, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha respinto le dimissioni: «Vada alle Camere per valutare la situazione», ha detto in sintesi.
La giornata delle dimisisoni era iniziata con il decreto Aiuti trasformato in legge dal Senato, ma con la fiducia al governo che passava senza il voto dei Cinque Stelle. Tutti i senatori del Movimento hanno disertato l'Aula durante lo scrutinio. Alla fine, i sì sono stati 172, 11 più della maggioranza assoluta.
Ma lo strappo con l'esecutivo si è consumato e, un minuto dopo, il presidente del Consiglio Draghi è salito al Quirinale per dimettersi. I prossimi passaggi della crisi sono ora nelle mani del presidente della Repubblica Mattarella. Si apre una crisi d'estate di cui è difficile prevedere la conclusione.
Molto negativa, intanto, la reazione dei mercati e dell'Europa. Piazza Affari, la peggiore d'Europa, cede il 3,7% mentre il premier sale al Colle. Lo spread con il Bund sale a 215 punti, il rendimento del Btp decennale al 3,35%.
L'Europa guarda alla situazione con preoccupazione e stupore. Il capogruppo del Ppe Weber attacca i Cinque Stelle: «Di fronte alla recessione economica e alle continue sfide della guerra russa in Ucraina, l'Europa ha bisogno di un governo stabile a Roma. Disertando il governo Draghi, gli estremisti 5 Stelle non solo peggiorano le prospettive economiche dell'Italia ma anche dell'Europa. Un atteggiamento irresponsabile e incomprensibile».
Richiami alla responsabilità che il M5s rinvia al mittente. «Oggi difendiamo la nostra dignità - ha detto in dichiarazione di voto la capogruppo Castellone - Dire che si indebolisce l'azione del governo quando si sta cercando di indicare con chiarezza la linea politica, è falso. Bisogna rispondere al malessere sociale che sta montando. Gli irresponsabili non siamo noi, irresponsabile è chi non dà risposte al Paese».
Di fronte allo strappo dei Cinque Stelle, il centrodestra cerca di ricompattarsi per puntare alle elezioni il più presto possibile. In questo senso l'azione della Lega e la spinta di Fratelli d'Italia, mentre Forza Italia garantisce: «Noi non abbiamo paura delle elezioni».
Il centrosinistra tenta invece le ultime carte per rendere possibile un governo Draghi bis, che avrebbe la maggioranza anche al Senato come dimostra il voto sul decreto Aiuti e potrebbe forse contare sull'adesione di un nuovo fronte di responsabili per allontanare la data delle elezioni.
Lo hanno fatto la capogruppo del Pd al Senato Malpezzi e il leader di Italia Viva Renzi, che ha chiesto al presidente del Consiglio di andare avanti. Tanto più che il governo sta affrontando l'emergenza dovuta agli effetti della guerra in Ucraina.
Sono pronti 10 miliardi per il decreto Aiuti di luglio, che dovrebbe prevedere misure per azzerare l'Iva sul carrello della spesa, avviare il taglio del cuneo fiscale, sostenere famiglie e imprese contro il caro bollette.
In attesa della manovra che dovrà prevedere la Legge di Bilancio 2023. Il rischio invece è che restino ferme in Parlamento le riforme previste dal Pnrr. Bloccate anche la proposte di legge sui diritti avanzate dal centrosinistra, dallo ius scholae alla legalizzazione della cannabis per uso domestico.
Il premier Mario Draghi, secondo quanto si apprende da fonti ministeriali, durante la riunione del Cdm avrebbe detto ai ministri che mercoledì riferirà alle Camere.