"Inginocchiati...": la lite con video shock, si dimette Albino Ruberti, capo di gabinetto del sindaco Gualtieri
L'uomo di fiducia del primo cittadino lascia l'importante incarico dopo la diffusione delle riprese della sua furiosa reazione con pesanti minacce in seguito alle frasi pronunciate da un commensale: "Ho reagito con durezza alla frase mi ti compro", spiega nella lettera in cui annuncia le dimissioni rassegnate "per evitare strumentalizzazioni"
ROMA. Il capo di Gabinetto di Roma, Albino Ruberti, ha rassegnato le sue dimissioni con una lettera inviata al sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri.
La decisione è stata presa in seguito alla pubblicazione, da parte del Foglio, del video shock che lo vede protagonista di un'accesa lite con pesanti minacce.
"Per evitare strumentalizzazioni che possano ledere il tuo prestigio e quello dell'istituzione che rappresenti, con la presente rimetto il mio mandato da Capo da Gabinetto", scrive Ruberti nella lettera. "Illustrissimo sindaco, in merito al video pubblicato nella serata di ieri dal quotidiano Il Foglio - scrive - confermo che quanto avvenuto trattasi di un litigio verbale durante una cena privata, che nulla ha a che vedere con il mio ruolo istituzionale.
In particolare, ho reagito con durezza alla frase 'mi ti compro', che pur non costituendo in sé una concreta proposta corruttiva, mi ha portato a chiedere con foga sicuramente eccessiva e termini inappropriati, di ritirarla immediatamente perché l'ho considerata lesiva della mia onorabilità".
"Sono a disposizione per ogni chiarimento che riterrai necessario e, per evitare strumentalizzazioni che possano ledere il tuo prestigio e quello dell'istituzione che rappresenti, con la presente rimetto il mio mandato da Capo da Gabinetto".
La lite che ha visto protagonista Albino Ruberti sarebbe avvenuta al ristornate il Pepe nero, in via Brighindi. Nel video, oltre a Ruberti, i protagonisti della lite sarebbero appunto Vladimiro, broker assicurativo, fratello di Francesco De Angelis anche lui presente, Adriano Lampazzi, un collaboratore dell'assessore, e la compagna di Lampazzi, la donna di cui si sentono le urla nel video.
Ruberti è noto per il suo temperamento, che gli ha fatto conquistare il soprannome di 'Rocky', come l'iconico pugile interpretato da Sylvester Stallone.
Lo stesso temperamento che ha messo in mostra nel video-shock.
Classe 1968, ha un'esperienza ventennale nei beni culturali, da sempre figura di peso della politica romana, tanto da ricoprire lo stesso ruolo in due giunte differenti per la sua capacità di "risolvere problemi", come un altro leggendario personaggio del cinema, il signor Wolf di tarantiniana memoria.
Ruberti è da sempre visto come una personalità importante, personalità a cui affidare la gestione di enti e associazioni. Vicino al Pd, agli ambienti della sinistra, ma non solo. Oltre alla politica si è appunto sempre occupato di cultura, in società e associazioni legate agli enti territoriali.
È stato a capo di Zetema - società partecipata al 100% da Roma Capitale che opera nel settore cultura - dal 1998 e per oltre 15 anni. Grazie al curriculum e all'esperienza maturata, è stato anche segretario generale dell'associazione Civita (dal 2009) e amministratore delegato di Civita Culture (dal 2006).
Figlio del noto accademico, rettore della Sapienza, e ministro dell'Università e della Ricerca Antonio Ruberti, Albino arriva a ricoprire il ruolo di capo di Gabinetto in Regione Lazio dal secondo mandato di Nicola Zingaretti, quindi dal 2018. lo scorso anno si è speso molto per la campagna elettorale di Roberto Gualtieri in Campidoglio, per poi approdare appunto a palazzo Senatorio per svolgere il suo ruolo di risolutore di problemi.
La bufera di oggi, però, non è la prima che travolge il braccio destro di Gualtieri. Durante il lockdown, infatti, fu già protagonista di un episodio che fece scalpore finendo su giornali e siti web. Il primo maggio del 2020, ancora a capo degli uffici della Regione Lazio, fu scoperto dalla polizia mentre stava sul terrazzo di una casa al Pigneto a consumare un pranzo di pesce, violando le restrizioni imposte dai decreti di allora. Rivolgendosi agli agenti sembra anche che avesse pronunciato il tipico "ma lei non sa chi sono io".
Se ne sollevò un polverone politico, con tanto di interrogazioni parlamentari al ministro dell'Interno da parte del centrodestra. Il nome di Ruberti è finito altre volte sulle pagine della cronaca locale dopo una multa destinata ai figli, due ragazzi di 19 e 17 anni, che dopo esser stati fermati dai carabinieri per alcuni controlli nella zona dei Parioli, avrebbero replicato alle forze dell'ordine proprio facendo presente la posizione del padre.