Nascose il corpo dell’operaio morto dopo essere stato travolto da una teleferica a Sagron Mis: condannato un imprenditore
In primo grado il Tribunale aveva condannato l'imprenditore per omicidio colposo aggravato dalla mancata osservanza delle norme di sicurezza sul lavoro. Per lui anche l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni
VENEZIA. La Corte d'Appello di Venezia ha confermato la condanna a 4 anni e 5 mesi di reclusione emessa in primo grado dal Tribunale di Trento nei confronti di un imprenditore 45enne residente nel bellunese, R.S., unico imputato nel caso giudiziario riguardante la morte di Vitali Mardari.
Il 28enne di origine moldava morì dopo essere stato colpito da una teleferica mentre lavorava "in nero" nei boschi di Sagron Mis il 19 novembre 2018 in Trentino.
La vittima, tramite comuni conoscenti, si accordò con il 45enne per aiutarlo in alcuni lavoretti nei boschi di Val delle Moneghe colpiti dalla tempesta Vaia.
"All'improvviso, a causa di un errato calcolo delle forze necessarie per l'attività e a causa dell'utilizzo di un mezzo non idoneo (un escavatore) per tendere la corda metallica - spiegano i tecnici di Giesse Risarcimento Danni, a cui si è rivolta la sorella della vittima - la stessa si spezzò, colpendo violentemente Mardari che finì catapultato a una ventina di metri di distanza".
Il suo corpo venne però ritrovato più lontano, lungo il ciglio della strada e coperto da alcuni rami. Una posizione che i medici giudicarono incongruente con l'accaduto facendo nascere il sospetto che qualcuno abbia cercato di modificare la scena dell'incidente prima di avvisare i soccorsi.
In primo grado il Tribunale aveva condannato l'imprenditore per omicidio colposo aggravato dalla mancata osservanza delle norme di sicurezza sul lavoro. Per lui anche l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.