Sicilia, candidato centrodestra arrestato per voto di scambio. A Catania ai domiciliari candidata FdI, ex assessora comunale
Nel capoluogo, Salvatore Ferrigno è accusato dagli inquirenti di aver stretto accordi con esponenti mafiosi. A Catania Barbara Mirabella è accusata di corruzione in un'inchiesta che coinvolge dieci persone. Entrambi figuravano nelle liste elettorali per l'assemblea regionale
ROMA. I carabinieri di Palermo hanno arrestato Salvatore Ferrigno, 62 anni, candidato al Parlamento regionale siciliano alle prossime elezioni nei Popolari Autonomisti di Raffaele Lombardo, lista della coalizione che sostiene l'ex presidente del Senato Renato Schifani nella corsa alla presidenza della Regione siciliana.
L'aspirante deputato è accusato di scambio elettorale politico-mafioso. Insieme a lui sono finiti in carcere il boss Giuseppe Lo Duca e Piera Lo Iacono, che avrebbe fatto da intermediaria tra il politico e la mafia. Ieri l'arresto per corruzione della candidata alle regionali per FdI Barbara Mirabella.
Secondo gli inquirenti, Ferrigno avrebbe promesso favori e denaro all'esponente di Cosa nostra in cambio di voti. A sostegno dell'accusa ci sono diverse intercettazioni ambientali, alcune di pochissimi giorni fa. L'inchiesta, coordinata dalla Dda, nasce da un'indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dal tenente colonnello Salvatore Di Gesare, sui clan mafiosi della provincia di Palermo.
Alle scorse amministrative di giugno finirono in carcere, sempre con l'accusa di scambio elettorale politico mafioso, i candidati al Consiglio Comunale di Palermo Francesco Lombardo e Pietro Polizzi, entrambi del centrodestra. Anche a loro la Procura contestò di aver stretto un patto con la mafia che prevedeva appoggio ai clan in cambio del sostegno elettorale.
Secondo gli inquirenti, nel presunto patto siglato tra il candidato all'Ars per i Popolari Autonomisti Salvatore Ferrigno, arrestato per voto di scambio politico-mafioso, e il boss di Carini Giuseppe Lo Duca c'era anche una somma di denaro.
I due, secondo le accuse, si erano accordati inizialmente su 20mila euro per ognuno di quattro paesi del Palermitano in cui il mafioso avrebbe dovuto sostenere l'aspirante deputato regionale, poi la somma era scesa a 5mila.
Questo è uno dei particolari che emerge dall'inchiesta della Dda di Palermo e dei Carabinieri che oggi ha portato all'arresto di Ferrigno Lo Duca e di una presunta intermediaria che avrebbe favorito l'incontro tra i due.
Lo Duca, figlio di un capomafia, è libero dopo aver scontato una condanna per associazione mafiosa.
Ha 62 anni e un passato di militanza in Forza Italia Salvatore Ferrigno, originario di Carini, centro del palermitano: è stato parlamentare azzurro nel 2006, eletto nella circoscrizione estera per il Nord e Centro America. "Le sue convinzioni politiche e l'assoluta dedizione all'Italia in una visione di progresso civile e di lealtà agli Stati Uniti hanno motivato la sua discesa in campo - diceva di lui il Giornale degli Italiani all'Estero - Persona capace, preparata e generosa, piace agli italiani d'America per il suo parlare schietto e senza virtuosismi dialettici e le ambiguità che hanno contraddistinto altri personaggi che hanno calcato gli stessi scenari lasciando dietro di sé qualche perplessità e molta indifferenza".
Tra i fondatori dell'associazione Azzurri nel mondo of California, ha vissuto molti anni a Filadelfia e ha fatto il broker assicurativo. Durante la legislatura in cui è stato deputato nazionale è stato componente della commissione Difesa. Nel 2008 l'allora presidente della Regione Raffaele Lombardo lo nominò consulente per i rapporti tra la Regione e i siciliani all'estero. Slogan della sua campagna per le regionali: "il cambiamento è adesso. Coraggio, cominciamo".
Ma ieri si era registrato anche un altro caso clamoroso: è stata arrestata una candidata di Fratelli d'Italia alle regionali.
Infatti, sopo il caso del candidato alla Camera in provincia di Agrigento, Calogero Pisano, sospeso dal partito e poi costretto a dimettersi per un vecchio post in cui inneggiava a Hitler, un'altra tegola, a tre giorni dal voto, si abbatte in Sicilia su Fratelli d'Italia, scatenando una 'bufera' politica.
Una candidata di FdI alle Regionali, ed ex assessore alla Cultura del Comune di Catania, Barbara Mirabella, è stata arrestata e posta ai domiciliari per corruzione dalla squadra mobile della Questura. Secondo la Procura di Catania avrebbe chiesto e ottenuto una "commissione" di 10 mila euro per accelerare una pratica. Il Gip ha disposto anche la sospensione dall'attività per un anno per l'ex rettore Francesco Basile dall'incarico direttore dell'Uoc della Clinica Chirurgica del Policlinico e per l'imprenditore Giovanni Trovato, che opera nel settore delle forniture ospedaliere.
Nell'inchiesta sono indagate dieci persone. Per otto il pm Fabio Regolo aveva chiesto gli arresti domiciliari e per due imprenditori la sospensione dall'attività, ma il Gip Sebastiano Fabio Di Giacomo Barbagallo nell'ordinanza ha ritenuto di emettere un'ordinanza cautelare solo per Mirabella, Basile e Trovato.
Nei confronti dell'ex assessore il Gip motiva i domiciliari sottolineando che l'indagata "oltre a strumentalizzare la pubblica funzione per finalità di profitto personale" avrebbe dimostrato "una spiccata abilità nel rappresentarsi e anche condizionare le scelte degli organi di tutte le pubbliche amministrazioni coinvolte a vario titolo nell'inchiesta a cominciare dall'ex sindaco" Salvo Pogliese. La misura cautelare appare "eccessiva" al legale di Mirabella, l'avvocato Enrico Trantino, che annuncia ricorso al Tribunale del riesame "constatando che il provvedimento è stato emesso ed eseguito a pochi giorni dal voto".
Un rilievo, quest'ultimo, evidenziato anche dal coordinatore provinciale di Fratelli d'Italia Alberto Cardillo: "non può non lasciare attoniti - afferma - la tempistica, soprattutto in considerazione del fatto che la richiesta di misure cautelari parrebbe essere stata depositata ben tre mesi fa". L'inchiesta riguarda due filoni di indagini su Basile, già a giudizio per presunti concorsi universitari 'pilotati' all'Ateneo di Catania. E' indagando su di lui che si accende un 'faro' anche sul 123° Congresso nazionale della Società italiana di Chirurgia, del quale il professore è il presidente. Secondo la Procura etnea "per ottenere l'incondizionato ausilio dell'assessore per tutte le necessità dell'organizzazione del prestigioso congresso, gli amministratori della New congress srl, a ciò indotti dal Basile, avrebbero accettato di pagare 10.000 euro alla società Expo srl, della quale era socia l'assessore Mirabella, per servizi non necessari all'organizzazione dell'evento".
Trovato avrebbe consegnato un contributo di 5.000 euro per "ottenere, grazie all'intervento di Basile, l'incremento da parte del Policlinico dell'acquisto di dispositivi realizzati dalla propria azienda, la Medical Ti Spa".
L'inchiesta giudiziaria catanese ha innescato, come era prevedibile, anche la reazione di altre forze politiche. Nuccio Di Paola, candidato M5S alla presidenza della Regione, ha detto che l'arresto di Mirabella "non rappresenta certo il miglior viatico per le prossime elezioni regionali che già vedono in corsa per la presidenza un candidato sotto processo nell'ambito del processo Montante". Per il segretario del Pd Sicilia Anthony Barbagallo "il metodo di costruzione delle liste e di gestione del consenso da parte del Centrodestra è purtroppo sempre lo stesso, lo abbiamo contestato più volte e i fatti stanno lì a dimostrarlo".
Secondo Claudio Fava, leader di Cento passi, "il quadro che emerge dall'inchiesta catanese racconta una Sicilia in cui la politica, la salute e l'istruzione sono considerati bottino di guerra, proprietà privata, privilegio di furbastri e malversatori". (ANSA)