Italia / Il caso

Alfredo Cospito, l'anarchico detenuto in Sardegna continua lo sciopero della fame contro il regime carcerario duro

Da oltre tre mesi l'attivista, condannato per i due ordigni ritrovati davanti a una caserma dei carabinieri in Piemonte nel 2006

ROMA

ROMA. "Oggi ho visto Alfredo nel carcere di Bancali (Sassari, ndr), l'ho trovato profondamente dimagrito ha perso 40 kg passando dai 118 del 20 ottobre scorso agli attuali 78 kg".

È quanto annuncia il difensore Flavio Rossi Albertini dell'anarchico in sciopero della fame da tre mesi. Cospito "continua ad affermare che non arresterà la sua protesta - prosegue il difensore - se non con la revoca del 41bis a cui è sottoposto, consapevole del significato che questa affermazione può rappresentare.

Precisa che la vita al 41 bis non è vita e che se tale deve essere tanto vale sacrificarla in una lotta contro la barbarie". Il difensore prosegue affermando che "Cospito continua a dimagrire superando, oltrepassando, il punto critico della sua protesta, condotto con e sopra il suo corpo e la sua salute, il Ministero continua a serbare un incomprensibile silenzio sull'istanza di revoca inviatagli dalla difesa.

Eppure era stato lo stesso Ministro a lamentare in una nota l'assenza di un suo formale coinvolgimento. Ciò detto, anche qualora la decisione ministeriale fosse negativa Cospito e tutti e tutte coloro mobilitatasi in questi mesi a sostegno del suo sciopero della fame, hanno il diritto di sapere per quali ragioni l'anarchico debba essere condannato ad espiare la sua pena nel regime detentivo speciale. Non vorremmo che, come spesso avviene, il ministero attendesse lo spirare dei 30gg dalla presentazione dell'istanza e quindi omettesse qualsiasi esplicita decisione trincerandosi in un silenzio-diniego privo di motivazioni, di ragioni, di senso dell'umanità".

Non si sa se l'anarchico, 55 anni, nato a Pescara, sia a conoscenza delle molteplici manifestazioni che si ripetono in tutta Italia in suo sostegno e contro il 41 bis.

Se sappia dell'appello in suo favore firmato nei giorni scorsi da 38 fra intellettuali e giuristi tra cui Don Ciotti, Massimo Cacciari e Moni Ovadia. O se sia al corrente del proiettile recapitato per posta un paio di settimane fa al procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo. Procuratore che, con il pm Paolo Scafi, sostiene l'accusa nel processo contro Cospito, accusato per i due ordigni ritrovati nel 2006 davanti all'ex caserma allievi carabinieri di Fossano, Piemonte.

Bombe che per potenzialità avrebbero potuto causare una strage. Per quei fatti Cospito è stato condannato a 20 anni, ma dopo un passaggio in Cassazione il procedimento è tornato alla Corte d'appello di Torino, con l'ipotesi di reato riconfigurata in strage ai danni dello Stato, e la richiesta di condanna all'ergastolo con 12 mesi di isolamento diurno.

Contro l'applicazione del regime del 'carcere duro', che è la prima volta che viene applicato nei confronti di un anarchico, la difesa di Cospito ha fatto ricorso in Cassazione e dovrà essere fissata la data dell'udienza, ma serve tempo.

Da Magistratura Indipendente intanto è arrivata la condanna all'atto intimidatorio contro Saluzzo: "Auspichiamo con forza che si giunga a un rapido accertamento delle responsabilità di quanto è accaduto, che è contro le regole del vivere civile, prima ancora che quelle dello Stato di diritto, e chiediamo che vengano adottate tutte le iniziative necessarie per garantire l'incolumità del collega".

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