Donzelli (Fdl) attacca pesantemente i deputati Pd andati in carcere a visitare Cospito: chiamato al Giurì d'onore
Il deputato, volto noto dei talk show e membro del Copasir, ha riportato in aula parti di intercettazioni riservate di dialoghi avuti dall'anarchico durante lo sciopero della fame contro il 41 bis. Poi Donzelli ha accusato i dem: «Voglio sapere se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia». Replica sdegnata delle opposizioni: «Deve vergognarsi e dimettersi». Ora l'esponente meloniano dovrà spiegare ufficialmente l'atteggiamento assunto contro i quattro deputati del Pd che il 12 gennaio hanno verificato le condizioni di salute del detenuto
TRENTO. «Quando nel corso di una discussione un deputato sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità, può chiedere al presidente della Camera di nominare una Commissione la quale giudichi la fondatezza dell'accusa». È il Regolamento della Camera, all'articolo 58, a prevedere il cosiddetto Giurì d'onore chiesto ieri dal Pd in Aula.
Il presidente Lorenzo Fontana ha acconsentito, dopo le pesantissime affermazioni dell'esponente di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli contro quattro deputati Dem.
Nella prassi parlamentare la nomina di un Giurì d'onore presuppone tre elementi: l'addebito personale e diretto di un parlamentare nei confronti di un altro; l'attribuzione di fatti determinati e non quindi l'espressione di un giudizio o una opinione; la possibilità che la Commissione di indagine - che non dispone di poteri coercitivi - possa acquisire elementi di conoscenza in ambito parlamentare o attraverso testimonianze spontanee degli interessati.
Donzelli, volto politico di destra fra i più presenti nei talk show televisivi, ieri ha scatenato con le sue affermazioni una vera e propria bagarre in Aula alla Camera, parlando sul caso di Alfredo Cospito, l'anarchico in sciopero della fame da oltre tre mesi contro l'isolamento e il carcere duro del regime 41 bis cui è sottoposto.
Il presidente della Camera Lorenzo Fontana, dunque, convoca il Giurì d'onore per esaminare l'accaduto, con il ministro della Giustizia che dovrà venire a Montecitorio e con una netta scelta di campo di Palazzo Chigi secondo cui il problema non sono le dichiarazioni di Donzelli ma il fatto è che la sinistra non ha preso posizione a fronte delle violenze degli anarchici.
Il caso nasce durante l'esame del progetto di legge per istituire la Commissione Antimafia. Donzelli prende la parola e attacca Cospito che definisce 'un influencer' usato dalla mafia per convincere il governo a togliere la misura del carcere duro. Poi, riferisce di alcune conversazioni che l'anarchico avrebbe avuto in carcere con vari boss: dall'esponente della 'ndrangheta Francesco Presta «killer di rara freddezza» a Francesco Di Maio del clan dei Casalesi. Donzelli cita i virgolettati di conversazioni avvenute in carcere, citazioni che a loro volta sollevano critiche e dubbi sull'agire dell'esponente meloniano, dato che si tratta di materiale riservatissimo.
«Presta - racconta Donzelli - lo esortava: devi mantenere l'andamento, vai avanti. E Cospito rispondeva: fuori non si stanno muovendo solo gli anarchici, ma anche altre associazioni. Adesso vediamo che succede a Roma».
Quindi il boss rispondeva: «Sarebbe importante che la questione arrivasse a livello europeo e magari ci levassero l'ergastolo ostativo».
Ma Donzelli è un fiume in piena e dice come lo stesso giorno, il 12 gennaio, Cospito abbia ricevuto la visita in carcere dei Dem Debora Serracchiani, Walter Verini, Silvio Lai e Andrea Orlando.
E, nel rendere noto il fatto, mentre il presidente di turno Rampelli gli ricorda che il tempo dell'intervento è finito, grida tra gli applausi dei suoi: «Voglio sapere se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia!».
A quel punto l'opposizione insorge, mentre Roberto Giachetti difende il fatto che i parlamentari vadano in carcere a visitare detenuti anche in regime di 41-bis e confessa di aver apprezzato la risposta data da Cospito: «Non parlo con voi se prima non fate il giro del carcere per ascoltare i problemi di tutti».
Altri ribattono le accuse e chiedono le dimissioni di Donzelli. I più duri sono quelli di Federico Fornaro (Pd), che chiede come mai il deputato FdI sia in possesso di documenti riservati come le intercettazioni in carcere ipotizzando che forse sia per il suo ruolo nel Copasir, e quello di Andrea Orlando.
L'ex Guardasigilli ricorda, infatti, come sia stato lui a firmare il decreto che ha istituito la Procura nazionale antiterrorismo e come sia stato sempre lui a far «approvare l'ultima versione del codice antimafia». Quindi rimarca come, subito dopo la visita in carcere a Cospito, abbia rilasciato un'intervista a «Il Manifesto» dal titolo: «Salviamogli la vita, ma il 41-bis resta».
Enrico Letta chiede «più rispetto». Giuseppe Provenzano invita Donzelli a «vergognarsi». Donzelli smentisce che il documento sia arrivato dal Copasir e che sia segreto. Provenzano ribatte che un' informativa del Dap è «nell'esclusiva disponibilità del ministro della Giustizia». Enrico Costa (Azione), critica chi definisce il 41-bis come «un segnale da dare anche a chi protesta».
FdI difende Donzelli, descrivendolo scosso dalle minacce arrivate alla deputata Chiara Colosimo (FdI). Ma la polemica non si placa. Il dibattito dura 10 ore e il ddl che istituisce la Commissione Antimafia passa praticamente all'unanimità. Ma il clima resta teso.
Il Giurì d'onore deve fare la sua indagine e il Guardasigilli deve dire la sua.