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Schlein: "Governo disumano sui migranti: ferma e multa chi salva le persone". È scontro con Meloni

La segretaria democratica all'attacco sulle nuove norme, dopo un altro caso che ha visto le autorità italiane perseguire la nave Open Arms, per aver soccorso alcune imbarcazioni in difficoltà mentre dopo un precedente salvataggio andava verso il porto di sbarco assegnato a Carrara ("obbligata al più lontano possibile, per crudeltà")

ROMA. "Ricevere una multa e un fermo amministrativo per aver salvato più vite umane di quelle 'autorizzate': il decreto del governo Meloni costituisce il reato di solidarietà".

Lo dichiara in una nota la segretaria del Partito democratico Elly Schlein. "È quello che è accaduto a Open Arms - prosegue - per aver soccorso alcune imbarcazioni in difficoltà durante la navigazione verso il porto di sbarco assegnato a Carrara (il più lontano possibile per crudeltà), per un precedente salvataggio. È quello che sta succedendo anche alla nave di Sea-Eye a Salerno, multa e fermo per venti giorni".

"Ci dicano: quelle persone in pericolo andavano forse abbandonate in mare? Il paradosso è che sempre più spesso è la Guardia Costiera italiana a richiedere il loro intervento di supporto: in una missione precedente Open Arms si è trovata a effettuare 7 operazioni di soccorso nella stessa giornata, nell'ultimo mese hanno salvato 734 persone e fornito assistenza ad altre 540 sempre sotto coordinamento della Guardia Costiera italiana. Ma oggi quella nave, cui le stesse autorità italiane hanno chiesto supporto per i salvataggi, viene fermata per venti giorni per effetto del decreto approvato dal governo Meloni", afferma ancora Schlein.

"Mi rifiuto di chiamarlo decreto Cutro - sottolinea Schlein - serve più rispetto per quei morti. È un decreto che vuole rendere più difficile salvare vite e viola il diritto internazionale del mare. Si chiede supporto alle ONG - è accaduto persino quando le motovedette della Guardia Costiera hanno finito il carburante - ma al loro arrivo le si sanziona e criminalizza, fermandole per 20 giorni. Si fa la guerra alle Ong che stanno solo sopperendo alla grave assenza di una missione istituzionale Ue di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, una Mare Nostrum europea. E in Europa il governo muto. Non credo ci sia altro da aggiungere di fronte ad un governo che ritiene una colpa salvare vite e non un dovere morale. Forse solo una parola: disumano. La solidarietà non è reato", conclude. 

La premier Meloni reagisce ovviamente difendendo il controverso decreto in questione.

"Reato di solidarietà? Facciamo applicare leggi e principi che esistono da sempre in ogni Stato: non è consentito agevolare l'immigrazione illegale e favorire, direttamente o indirettamente, la tratta di esseri umani", scrive sui social, replicando alla segretaria del Pd Elly Schlein. "Solidarietà è fermare i viaggi della speranza e le morti in mare - aggiunge -. Perché contribuire ad arricchire chi organizza la tratta degli esseri umani non ha nulla a che fare con le parole solidarietà e umanità". 

A Meloni e alla linea del governo sui salvataggi in mare, oggi ha replicato anche Luca Casarini, capo missione della nave della ong italiana Mediterranea Saving People. Oltre a censurare le nuove norme che ostacolano le attività delle navi umanitarie, Casarini attacca il governo italiano per i finanziamenti al regime tunisino di Saied , responsabile anche della fuga dal Paese di molte persone perseguitate e in pericolo.

"Come in guerra, e questo termine è il più indicato per descrivere ciò che accade nel Mediterraneo contro chi migra, gli ordini dei Generali - scriveva Casarini sull'Unità due settimane fa - non sono mai alla lettera. Spesso l’accanimento e la violenza peggiore contro il nemico, vengono inflitti dai soldati semplici, quelli che respirano il sangue della trincea e del corpo a corpo. In Tunisia si è visto ad esempio anche durante le recenti criminali deportazioni nel deserto di donne, uomini e bambini, in parte ad opera dei militari sotto il comando del presidente Saied. Ma in parte anche dovute a vere e proprie cacciate dai luoghi abitati organizzate dalla popolazione, che con machete, coltelli e bastoni, hanno costretto gli ultimi degli ultimi, africani neri, a fuggire persino dalle baracche in cui trovavano un po’ di riparo".

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