Strage di Ustica e ipotesi missile francese, Parigi replica a Giuliano Amato: già fornito ogni elemento
In un'intervista l'ex presidente del consiglio sostiene che il Dc9 dell'Itavia fu abbattuto il 27 giugno 1980 nell'ambito di un piano per colpire l'aereo sul quale volava Gheddafi
LA DENUNCIA Strage di Ustica, l'ex premier Amato: "Il Dc9 colpito da un missile francese"
PARIGI. "Su questa tragedia la Francia ha fornito ogni elemento in suo possesso ogni volta che le è stato chiesto": lo fa sapere oggi il Quai d'Orsay, sollecitato dopo la pubblicazione dell'intervista all'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato sul disastro di Ustica. Il ministero aggiunge che ogni informazione è stata fornita "soprattutto nel quadro delle inchieste condotte dalla giustizia italiana. Restiamo ovviamente a disposizione per lavorare con l'Italia se ce lo chiederà".
Intanto, in Italia si susseguono le reazioni alle parole di Amato, secondo il quale il Dc9 dell'Itavia precipitato vicino a Ustica, nel mar Tirreno, il 27 giugno 1980 fu abbattuto da un missile francese: "Era scattato un piano per colpire l'aereo sul quale volava Gheddafi - racconta Amato - ma il leader libico sfuggì alla trappola perché avvertito da Craxi. Adesso l'Eliseo può lavare l'onta che pesa su Parigi".
Paolo Borsellino, all'epoca procuratore di Marsala, indagò su uno dei tanti 'buchi neri' dell'inchiesta sulla strage di Ustica. A richiamare l'interesse del magistrato, poi ucciso dalla mafia nell'attentato di via D'Amelio nel 1992, era stata una telefonata alla trasmissione "Telefono giallo" condotta da Corrado Augias su Rai 3. Era il 6 maggio 1988. Nel corso di una telefonata una persona si presentò come un aviere in servizio al centro radar di Marsala la sera del 27 giugno 1980 e disse che doveva comunicare "elementi molto pesanti". I militari avevano "visto perfettamente i tracciati" negati invece dai vertici dell'Aeronautica militare.
"Solo che il giorno dopo - aggiunse il presunto aviere - il maresciallo responsabile del servizio ci disse di farci gli affari nostri e di non avere più seguito in quella vicenda.... La verità è questa: ci fu ordinato di starci zitti". Dopo otto anni un "fatto emotivo interiore" aveva indotto il testimone a chiamare "Telefono giallo" in forma anonima ma di riattaccare rapidamente quando Augias tentò di approfondire la rivelazione. Il giorno dopo Borsellino aprì un filone d'indagine su un aspetto cruciale del "muro di gomma", alzato per annebbiare ciò che era accaduto sull'aerovia Ambra 13.
Borsellino fece interrogare i militari in servizio a Marsala la sera della strage. Ma non riuscì a trovare elementi conducenti. L'inchiesta di Borsellino finì così per aggiungere un altro mistero ai tanti depistaggi con cui si è confrontato il giudice Rosario Priore.
"L'intervista rilasciata dall'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato punta il dito ancora una volta su una responsabilità francese nella strage di Ustica. Si tratta di parole serie e ponderate. Ora ci attendiamo dal presidente francese Emmanuel Macron una conferma o una smentita altrettanto precisa. Credo che dopo 43 anni sia il minimo per restituire ai parenti delle vittime e al nostro Paese una dignità e una giustizia che abbiamo sentito violata per troppo tempo": così in una nota Sabrina Pignedoli, europarlamentare del Movimento 5 Stelle. "Queste verità sulla strage di Ustica del 27 giugno 1980 potevano probabilmente essere rivelate molto prima.
Abbiamo assistito a decenni di depistaggi pesanti e a decine di morti sospette riguardanti chi avrebbe potuto sapere qualcosa di quanto accaduto. Il mancato attentato al presidente libico Gheddafi colloca Ustica in uno scenario molto più ampio che riguarda gli equilibri dell'alleanza atlantica, così come aveva ben compreso il compianto giornalista Andrea Purgatori. A pesare oggi sono i 43 anni trascorsi. Sarebbe opportuno che qualcun altro confermasse o smentisse definitivamente le parole di Amato", conclude Pignedoli.
"Le parole di Amato sulla strage di Ustica? Sono importanti, questo è certo. Restituiscono la giusta dimensione a una dolorosa e controversa vicenda che senza le verità, custodite da chi, come l'ex premier Amato, era dentro le istruzioni, è stata sempre viziata e inquinata da menzogne e depistaggi alimentati da chi evidentemente aveva interesse che le indagini si tenessero ben lontane dai ruoli giocati quella sera dai nostri alleati", afferma il giornalista Fabrizio Colarieti, curatore del sito stragi80.it che conserva gli atti giudiziari e le perizie, dell'inchiesta sulla strage di Ustica. "Le indagini - ricorda Colarieti - sono sempre andate nella stessa direzione, parlano i tabulati radar e le parziali risposte fornite dalla Nato. In un libro scritto con Daniele Biacchessi, nel 2002, solo analizzando le carte di Priore, scrivemmo nero su bianco che la Francia non aveva raccontato la verità, come la nostra Aeronautica, gli Usa e la Nato.
Solo recentemente sono arrivate da Parigi delle aperture, mezze ammissioni sulla presenza di una loro portaerei, grazie alle rogatorie della Procura di Roma partite dalle parole di Francesco Cossiga, perché, non dimentichiamo che fu l'ex capo dello Stato a tirare in ballo i francesi e a riferire che ad abbattere il Dc9 Itavia era stato un caccia di Parigi, circostanza, riferì ancora Cossiga, di cui Amato era a conoscenza".