La sorella di Giulia Cecchettin contro Salvini: dubitare di Turetta è violenza di Stato
Elena Cecchettin in una storia su Instagram commenta il post in cui il ministro scrive: "Se colpevole, nessuno sconto di pena e carcere a vita". La ragazza replica: "Dubita di Turetta perché bianco e di buona famiglia"
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ROMA. "Ministro dei Trasporti che dubita della colpevolezza di Turetta perché bianco, perché 'di buona famiglia'. Anche questa è violenza, violenza di Stato". Lo scrive in una storia su Instagram la sorella di Giulia Cecchettin, Elena, commentando il post di Matteo Salvini in cui scrive, riferendosi all'arresto di Turetta in Germania, 'se colpevole, nessuno sconto di pena e carcere a vita'.
Nella storia, Elena cita un post della scrittrice a attivista Carlotta Vagnoli nel quale quest'ultima ricorda che la Lega "insieme a FdI, che però ha scelto l'astensione, a maggio ha votato contrariamente alla ratificazione della convenzione di Istanbul".
"Così - conclude -, nel caso voleste altri motivi per comprendere quanto il femminicidio sia un omicidio di Stato". In una storia successiva, invece, Elena Ceccettin invita i suoi follower a partecipare alla manifestazione indetta per domani alle 19:30 a Porta Portello, a Padova, contro la violenza sulle donne e durante la quale sarà anche ricordata Giulia.
In un altro post, Elena Cecchettin scrive: "Io non starò mai zitta. Non mi farete mai tacere". Negli ultimi messaggi del social, stamani Elena riprende e copia altre 'storie' dedicate alla violenza di genere, sulla "cultura dello stupro" che alimenta e protegge i violenti, e alla citazione dell'attivista peruviana Cristina Torres Cáceres: "Se domani sono io, se domani non torno, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l'ultima".
Più tardi è arrivata quella che sembra una replica di Salvini: "Per gli assassini carcere a vita, con lavoro obbligatorio. Per stupratori e pedofili - di qualunque nazionalità, colore della pelle e stato sociale - castrazione chimica e galera. Questo propone la Lega da sempre, speriamo ci sostengano e ci seguano finalmente anche altri. Ovviamente, come prevede la Costituzione, dopo una condanna stabilita in Tribunale augurandoci tempi rapidi e nessun buonismo, anche se la colpevolezza di Filippo pare evidente a me e a tutti", scrive in un post su Instagram il vicepremier, postando una foto di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta.
Interviene su Facebook la vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno (Pd): "Caro Ministro Salvini, non ce ne facciamo niente del tuo post del giorno dopo, caro Ministro Valditara, non serve a niente l'ennesimo tavolo, cara Ministra Roccella, di un nobile carteggio tra noi, come vede, non ce ne facciamo niente, cara Presidente Meloni, senza femminismo il tetto di cristallo rotto diventa solo l'ennesimo paravento".
"La lotta al femmincidio e alla violenza di genere passano per la realizzazione di una rete articolata di azioni: dal contrasto preventivo, alla ratifica e alla piena applicazione della Convenzione di Istanbul passando per una lotta reale ai modelli patriarcali culturali, sociali ed economici arrivando a rendere obbligatoria l'educazione sessuale e all'affettività nelle scuole, fino a giungere ad una pena giusta per i colpevoli. Non c'è un fattore che serve meno in questa battaglia e mi dispiace dirlo ma piangere il giorno dopo, l'ennesimo, tragico femminicidio sui social serve a poco. Il terreno di questo conflitto si costruisce ogni giorno: impedire che la prima violenza sia quella istituzionale sul corpo delle donne è centrale, così come è centrale uscire dalla trappola della vittimizzazione secondaria.
Il sangue di Giulia Cecchettin e delle donne vittime di violenza e femmincidio, non può essere lavato via. Non solo non possiamo restare in silenzio ma ora, oggi, abbiamo il dovere di urlare più forte. Facciamo tutto quel che è necessario. Cambiamo tutto".
Il primo ottobre scorso è entrata in vigore la Convenzione di Istanbul per l'Ue: è un quadro normativo completo, concepito per proteggere le donne da tutte le forme di violenza. Essa mira a prevenire, perseguire ed eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica e ad attuare politiche globali e coordinate. Lo rende noto la Commissione Ue. L'Ue nel suo complesso accetta di essere vincolata dalla Convenzione e i suoi Stati membri dovranno attuare le misure.
La vicepresidente responsabile per i valori e la trasparenza, Vera Jourová, ha dichiarato: "La violenza contro le donne è una censura per le nostre società democratiche. Una donna su tre ha subito violenza fisica o sessuale dall'età di 15 anni. Troppe non la denunciano. Troppi colpevoli restano impuniti. Dobbiamo agire e la Convenzione di Istanbul è la nostra risposta legale per rafforzare i diritti delle donne. Continueremo a incoraggiare gli Stati membri a prendere le misure necessarie per prevenire la violenza contro le donne e garantire una protezione e un sostegno efficaci a tutte le vittime".
"L'entrata in vigore della Convenzione di Istanbul è un passo importante per l'Ue. Questo standard di riferimento riconosce che la violenza contro le donne è una violazione dei loro diritti fondamentali", ha aggiunto la commissaria Ue all'Eguaglianza Helena Dalli. Un portavoce della Commissione ha sottolineato in merito che l'Ue è in contatto con gli Stati memrbi che non hanno ancora ratificato la Convenzione affinché ciò avvenga il prima possibile.