L'addio a Giulia Cecchettin, mons. Cipolla: "Non possiamo più consentire atti di abuso"
Oltre diecimila persone in Prato della Valle, a Padova, per l'ultimo abbraccio, questa mattina, 5 dicembre. Il vescovo si rivolge ai giovani nel corso dell'omelia ai funerali della ragazza uccisa dall'ex fidanzato: "Nella libertà potete amare meglio e di più: questa è la vostra vocazione e questa può e deve diventare la vostra felicità"
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PADOVA. Occorre cambiare la cultura che porta a compiere atti di abuso e sopraffazione. Lo ha detto monsignor Claudio Cipolla, vescovo di Padova, nell'omelia dei funerali di Giulia Cecchettin, la ragazza di 22 anni uccisa dall'ex fidanzato il mese scorso. "Insegnaci, Signore, la pace tra generi, tra maschio e femmina, tra uomo e donna. Vogliamo imparare l'amore e vivere nel rispetto reciproco, cercando anzi il bene dell'altro nel dono di noi stessi.
Non possiamo più consentire atti di sopraffazione e di abuso; per questo abbiamo bisogno di concorrere per riuscire a trasformare quella cultura che li rende possibili", è l'appello del vescovo risuonato nella basilica di Santa Giustina.
Con l'arrivo del feretro sono iniziati i funerali alla basilica di Santa Giustina: il feretro è transitato nella navata accompagnato dal padre Gino, dal fratello e dalla nonna, assieme ad altri parenti. La sorella Elena è entrata invece da un lato, assieme a un'amica.
Toccanti anche le parole di Gino Cecchettin, che ha lanciato un nuovo appello, in particolare ai maschi, per la lotta contro le violenze di genere e per un cambiamento definitivo.
Il vescovo si è rivolto ai giovani: "Forse voi giovani potete osare di più rispetto al passato: avete a disposizione le università e gli studi, avete possibilità di incontri e confronti a livello internazionale, avete più opportunità e benessere rispetto a 50 anni fa. Nella libertà potete amare meglio e di più: questa è la vostra vocazione e questa può e deve diventare la vostra felicità!".
Prato dalla Valle e il sagrato della basilica di Santa Giustina a Padova si sono riempiti con più di 10 mila persone venute da tutta la regione pe rdare l'ultimo saluto a Giulia Cecchettin, uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta. Tantissimi i giovani e giovanissimi presenti, molti con gli occhi rossi, altri stretti l'uno all'altro. Diverse anche le scolaresche, tra cui una classe dell'istituto agrario Trentin di Lonigo (Vicenza). "Siamo qui per esprimere la nostra vicinanza alla famiglia di Giulia, ne abbiamo parlato a scuola, è un caso che ci ha scossi", commenta Nicola, rappresentante d'istituto.
"La morte di Giulia è stato un evento spartiacque che ha portato ad un aumento del senso di responsabilità collettiva", dichiara Emma Ruzzon, Udu Padova, sottolineando come la morte di Giulia abbia scosso e mosso la comunità studentesca.
"Se siamo riusciti a portare in tv i temi del patriarcato e della cultura dello stupro, vuol dire che qualcosa si è mosso. E il risultato si è visto: le richieste di aiuto ai centri antiviolenza sono aumentate" conclude. Composto da giovani anche il coro diocesano che ha accompagnato l'omelia.
"Il sorriso di Giulia mancherà al papà Gino, alla sorella Elena e al fratello Davide e a tutta la sua famiglia; mancherà agli amici ma anche a tutti noi perché il suo viso ci è divenuto caro", ha detto ancora il vescovo Cipolla. "Custodiamo però la sua voglia di vivere, le sue progettualità, le sue passioni. Le accogliamo in noi come quel germoglio di cui parla il profeta. Perché desideriamo insieme attendere la fioritura del mondo nel quale finalmente anche i nostri occhi saranno beati", ha sottolineato il vescovo.
"Non avremmo voluto vedere quello che i nostri occhi hanno visto né avremmo voluto ascoltare quello che abbiamo appreso nella tarda mattinata di sabato 18 novembre. Per sette lunghi giorni abbiamo atteso, desiderato e sperato di vedere e sentire cose diverse. Ed invece ora siamo qui, in molti, con gli occhi, anche quelli del cuore, pieni di lacrime e con gli orecchi bisognosi di essere dischiusi ad un ascolto nuovo" ha detto ancora il vescovo di Padova, affermando che servono ora "parole e gesti di sapienza che ci aiutino a non restare intrappolati dall'immane tragedia che si è consumata, per ritrovare anche solo un piccolo spiraglio di luce".
Dal dolore ora è necessario costruire però un sentimento positivo: "La conclusione di questa storia lascia in noi amarezza, tristezza, a tratti anche rabbia ma quanto abbiamo vissuto ha reso evidente anche il desiderio di trasformare il dolore in impegno per l'edificazione di una società e un mondo migliori, che abbiano al centro il rispetto della persona (donna o uomo che sia) e la salvaguardia dei diritti fondamentali di ciascuno, specie quello alla libera e responsabile definizione del proprio progetto di vita", ha detto Cipolla sottolineando che "questo impegno è indispensabile non solo per garantire qualità di vita al singolo individuo ma anche per realizzare quei contesti sociali e quelle reti in cui le persone siano valorizzate in quanto soggetti in grado di dare un contributo originale e creativo".