Show di Sgarbi, insulti al giornalista di Report e si abbassa la lampo: «Adesso lo tiro fuori»
Il giornalista gli ha chiesto notizie su un’inchiesta giudiziaria relativa ad un quadro, e il Sottosegretario ha sbottato con una sequela di insulti. Oggi il Sottosegretario condannato per diffamazione della Raggi
ROMA. Se il sottosegretario alla Cultura (e presidente del Mart) Vittorio Sgarbi ci ha abituati a uscite «sopra le righe», stavolta siamo andati vicini al film hard. È finito infatti con una pioggia di insulti il tentativo di intervista del giornalista Manuele Bonaccorsi della trasmissione Report al critico d’arte.
Il fatto è che il giornalista – che faceva il suo lavoro – gli ha chiesto notizie della nuova inchiesta giudiziaria che riguarda Sgarbi, sul quadro di Valentin de Boulogne, «Concerto con bevitore», che secondo la trasmissione di Rai 3 sarebbe al centro di indagini per esportazione illecita di opere d'arte.
Accuse che più volte Sgarbi ha respinto, ma questa volta ha rimandato al mittente in modo eccessivamente colorito, minacciando, tra l'altro, di spogliarsi in video per fa interrompere le riprese. Le parole testuali: «Faccia di m…, adesso tiro fuori l’uccello». Incurante della telecamere: «E spero che la mandiate in onda, mi fate schifo».
Oggi intanto Vittorio Sgarbi è stato condannato alla pena pecuniaria di 2000 a euro per l'accusa di diffamazione nei confronti dell'ex sindaca di Roma Virginia Raggi. Lo ha deciso il giudice monocratico di Roma che ha disposto anche una provvisionale di 20mila euro in favore di Raggi.
La vicenda che risale al febbraio del 2018. Durante una trasmissione televisiva il critico d'arte aveva preso di mira l'amministrazione guidata da Raggi in relazione all'ipotesi di abbattimento di una villa liberty in piazza Caprera, nel quartiere Trieste, definendo la gestione della città come "la Palermo di Ciancimino". In particolare durante una trasmissione Sgarbi sostenne che "l'annunciata distruzione di ville liberty a Roma, denunciata da me e da Italia Nostra per primi, conferma la più inquietante delle prospettive: la Roma di oggi è come la Palermo di Ciancimino e il sindaco di Roma, distratto dalla difesa della città, è oggettivamente complice di questa azione criminale. M5s a Roma oggi è come la Democrazia Cristiana a Palermo degli anni '70".
Il pm di Roma sollecitò una condanna a 4 mesi di carcere.