Mattarella celebra le repubbliche partigiane, anteprima storica dell'Italia libera e antifascista
In particolare, il presidente della Repubblica sarà in Friuli, sabato 14 settembre, per commemorare gli ottant'anni della Zona libera della Carnia e dell'Alto Friuli. Sarà un'occasione per ricordare l'esperienza avvenuta nel 1944 in varie zone d'Italia del nord, quando numerosi territori finirono temporaneamente sotto il controllo del Comitato di liberazione nazionale che, applicando principi poi ripresi nella Costituzione, gettò le basi del futuro Paese democratico del dopoguerra
TRIESTE. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà in Friuli sabato 14 settembre per commemorare gli 80 anni della Zona libera della Carnia e dell'Alto Friuli. Lo riporta il Messaggero Veneto. Nella mattinata, riporta il quotidiano, il capo dello Stato presenzierà ad una cerimonia ad Ampezzo, il capoluogo della Val Tagliamento, in Carnia, un territorio dell'Alto Friuli in cui fu sperimentata per la prima volta la "Repubblica partigiana" in Italia.
La celebrazione è stata promossa dall'Anpi nazionale e friulana, e dai 42 Comuni che ancora ricordano quella sperimentazione. Nella chiesa di Ampezzo, Mattarella e le altre autorità parteciperanno ad una Messa, quindi in piazza del municipio avverrà la commemorazione, con testimonianze, fra gli altri, del presidente dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo, del presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga e dello tesso Mattarella.
Il presidente, nel pomeriggio, si recherà in visita privata alla mostra 'Il coraggio' presso il borgo alpino di Illegio, sopra Tolmezzo. La giornata sarà, per il presidente, l'occasione per celebrare tutte le repubbliche partigiane.
"Nella primavera-estate del 1944 - spiega l'Anpi - la guerra partigiana vive un momento particolarmente positivo: le bande aumentano i propri effettivi riuscendo a dare vita a formazioni più consistenti e meglio strutturate; i nazifascisti, in forte difficoltà sul fronte meridionale – la linea Gustav cede a maggio, nello stesso mese gli angloamericani sfondano sul fronte tirrenico e il 4 giugno entrano a Roma – sono costretti a rinforzare la linea Gotica. Tutto ciò si traduce in una «evidente delegittimazione della Repubblica sociale, che conserva l'esercizio formale delle proprie funzioni solo là dove la presenza militare tedesca ne garantisce l'autorità» (G. Oliva, Zone libere, in E. Collotti, R. Sandri, F. Sessi, Dizionario della Resistenza, Torino, Einaudi, 2006, p. 497).
Dove non ci sono i tedeschi, quindi, i fascisti perdono il controllo del territorio a favore delle forze partigiane. Così, in ampie aree dell'Italia centro-settentrionale, le cosiddette “zone libere”, «si realizzano forme originali di autogoverno», gestite dai combattenti in rappresentanza del Cln. Tre sono, secondo Oliva, i modelli prevalenti di queste esperienze di autogoverno: «La diretta assunzione dei compiti politici e amministrativi da parte dei comandi partigiani; la scelta dei membri del Cln e delle giunte a opera dei commissari politici; la preparazione e la convocazione di assemblee elettorali come uniche sedi di legittimazione dei nuovi poteri» (ibidem).
Le zone libere e le repubbliche si insediano in Piemonte (Langhe e Alto Monferrato, Ossola, Lanzo, Mombercelli), Liguria (Torriglia), Lombardia (Saviore, Varzi), Emilia Romagna (Bardi, Bobbio, Montefiorino), Friuli Venezia Giulia (Carnia e Friuli orientale, Nimis) e Umbria (Cascia).
La concretizzazione più interessante di queste esperienze è quella delle repubbliche partigiane delle Langhe e dell'Alto Monferrato, della Carnia e dell'Ossola, dove si attua «la trasformazione del controllo militare in controllo politico» (ibidem), ma anche quella della repubblica di Montefiorino. Le repubbliche saranno sconfitte dai nazifascisti, ma l'eredità della loro esperienza verrà recuperata dall'Italia democratica del dopoguerra".