Politica / Riforme

Autonomia differenziata, il Patt si arrabbia perché la Sardegna fa ricorso alla Corte Costituzionale

Dura nota di Marchiori e Bergamo, i responsabili politici delle stelle alpine: «la sinistra non sa far altro che opporsi alle riforme e al cambiamento»

TRENTO. Il Patt – Partito Autonomista Trentino Tirolese – pensa che sia «scandaloso» che una Regione autonoma come la Sardegna sia contraria al disegno di legge sull’Autonomia differenziata.

Lo spiegano in un comunica stampa Simone Marchiori (Segretario politico) e Roberta Bergamo (Vicesegretaria politica) delle stelle alpine.

«È notizia odierna il ricorso della Regione Sardegna alla Corte Costituzionale nei confronti della riforma sull’Autonomia differenziata. Già nei mesi scorsi la Sardegna si era posta come capofila del dissenso nei confronti di tale riforma sollevando non pochi interrogativi dal momento la Regione è una delle cinque autonome previste dalla Costituzione».

Il ricorso di oggi, ci spiegano Marchiori e Bergamo – «motivato dal fatto che la riforma andrebbe a ledere le prerogative dello Statuto d’Autonomia, rappresenta un atto inaccettabile e contrario ad ogni logica. Nel testo licenziato dal Parlamento, infatti, l’Autonomia differenziata riguarda solo le regioni ordinarie. Per quanto riguarda le speciali, l'unico riferimento è rappresentato dalla clausola di maggior favore che non va a toccare le attuali competenze delle Regioni a statuto speciale, ma consente di aumentare le prerogative autonomiste qualora venissero concessi nuovi spazi alle Regioni ordinarie.
La posizione della Sardegna evidentemente è dettata da un atteggiamento ideologico che non tiene in considerazione il reale stato delle cose e, a differenza della riforma, mette a serio rischio la tenuta dell'attuale sistema delle speciali. Anche se ci rendiamo conto che finora la stessa Sardegna abbia di fatto rinunciato alle opportunità di autogoverno che il suo Statuto le consente per non farsi carico delle spese e perpetuare così un sistema centralista che, soprattutto in quella terra, non ha prodotto i risultati che invece nelle Autonomie ben gestite hanno prodotto.
Se, poi, i LEP, sono il vero scoglio della riforma, è doveroso aprire un dibattito e un confronto, ma per quanto riguarda la maggiore autonomia dei territori non si possono avere dubbi».
Per il Patt «È il sistema centralista che caratterizza l’Italia dalla sua nascita che non ha risolto il divario fra le varie regioni. È giunto il momento di cambiare, dando la responsabilità e la libertà ai vari territori di autogestirsi. Non cambiare nulla significa perpetuare un sistema che legittima l'incapacità di governare e non favorisce l'emergere di una classe dirigente all'altezza dell'autogoverno. E ci stupiamo che le forze politiche di opposizione nazionale, comprese quelle di sinistra, invece di proporre un sistema che vada nella direzione di migliorare le condizioni dell'Italia (anche coerentemente con le modifiche costituzionali regionaliste da loro stessi volute), non sanno fare altro che opporsi ad ogni tipo di riforma condannando l'Italia all'immobilismo, alla conservazione e alla marginalità».

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