L'attacco che ha fatto tre vittime a Solingen: il giovane arrestato ha confessato
Si tratta di un siriano di 26 anni, fermato dalla polizia circa 24 ore dopo l'attentato con un coltello di venerdì sera che ha provocato tre morti e otto feriti
BERLINO. Il siriano di 26 anni sospettato dell'attacco con un coltello di venerdì sera a Solingen, che ha provocato la morte di tre persone e il ferimento di altre otto, ha confessato: lo ha reso noto la polizia.
Ieri, nel cuore di Solingen, in una residenza di rifugiati a soli 300 metri dal luogo dell’attacco e dove è stato arrestato il siriano dopo che gli agenti di polizia tedeschi del Comando delle operazioni speciali (SEK) vi hanno fatto irruzione.
Si tratta di prime e frammentarie informazioni riferite da Bild, ma che cominciano a comporre un mosaico con tasselli arrivati in ordine sparso per tutta la giornata: prima le testimonianze sull’autore dell’attacco che avrebbe gridato «Allah Akhbar! », poi una rivendicazione dell’Isis.
L’alloggio per i richiedenti asilo dove ieri sera è stato effettuato l’arresto si trova a150 metri dal punto in cui gli investigatori hanno trovato l’arma che sarebbe stata usata venerdì sera dall’assassino, che ha ucciso tre persone e ne ha ferite gravemente otto.
Secondo quanto è stato appreso da Bild, un cane della polizia ha condotto gli investigatori direttamente dal luogo in cui è stato trovato il coltello alla residenza per richiedenti asilo a Solingen.
L’unità speciale ha quindi circondato l’edificio e fatto irruzione poco dopo le 20. Intanto la festa per i 650 anni di Solingen che doveva durare tre giorni è stata annullata per lutto.
La città è traumatizzata, le strade restano semivuote: tutta la Germania segue con angoscia gli aggiornamenti nel tentativo di spiegarsi l’inspiegabile: l’attacco nella folla, all’impazzata, tre persone uccise e altre otto ferite, nel mezzo del «Festival della diversità» con cui si celebrava la cittadina del Nordreno-Westfalia, con il killer per 24 ore in fuga.
Secondo Welt, un testimone ha raccontato alla polizia che durante la strage l’autore avrebbe gridato «Allahu Akbar», dopo che la Procura ha ammesso, in conferenza stampa a Wuppertal, di «non poter escludere la pista del terrorismo».
E ieri in serata da Beirut è arrivata una rivendicazione dell’Isis: «L’autore dell’attacco a un raduno di cristiani nella città di Solingen in Germania ieri era un soldato del gruppo dello Stato islamico», recita una dichiarazione dell’agenzia di stampa jihadista Amaq su Telegram. L’attacco è stato compiuto «per vendetta per i musulmani in Palestina e ovunque».
All’alba di ieri, intanto, gli uomini del commando speciale Sek avevano già eseguito un fermo: un quindicenne scovato a casa dei genitori, sospettato di aver parlato con l’esecutore materiale del fatto proprio pochi minuti prima delle 21. 37, l’orario registrato dalle forze dell’ordine come l’inizio dell’attacco.
A segnalarlo è stata una donna che aveva riconosciuto il ragazzo, già coinvolto in un altro reato, secondo quanto scritto sempre da Bild. Le indagini puntano a chiarire se il teenager, intanto interrogato, stesse davvero interagendo con l’attentatore.
La ricerca si era comunque concentrata su un giovane fra i 20 e i 30 anni, la barba folta, il fisico prestante, l’aspetto che suggerisce una «provenienza dal sud». Vestito di nero e con un cappuccio.
Il procuratore Markus Caspers e il presidente della polizia Markus Roehrl hanno confermato che a restare uccisi sotto i colpi della lama, puntata fra l’altro dritto al collo, sono stati due uomini di 67 e 56 anni e una donna di 56.
Cinque persone sono gravemente ferite e ancora in pericolo di vita. Il cancelliere Olaf Scholz, ha chiesto celerità nell’inchiesta: «Il responsabile va fermato e punito con durezza. Non possiamo consentire che avvengano cose del genere nel nostro Paese», ha affermato. Il presidente Frank Walter Steinmeier ha chiamato il sindaco di Solingen, per esprimere lo sconcerto e il cordoglio del Paese.