Meloni: non ci sono nuove tasse in manovra. Ecco le misure in arrivo
Cambiano le detrazioni, con un primo assaggio di «quoziente familiare». Viene prorogato il bonus ristrutturazioni al 50%, ma solo per la prima casa
ROMA. "Oggi, in Consiglio dei Ministri, abbiamo varato la legge di bilancio, un intervento che mette al centro i cittadini, le famiglie e il rilancio della nostra Nazione. Come avevamo promesso, non ci saranno nuove tasse per i cittadini". Lo afferma sui social la premier Giorgia Meloni.
"Rendiamo strutturale il taglio delle tasse sui lavoratori, e 3,5 miliardi provenienti da banche e assicurazioni saranno destinati alla Sanità e ai più fragili per garantire servizi migliori e più vicini alle esigenze di tutti", aggiunge. "Con questo Governo, l'Italia guarda al futuro con una legge di bilancio che mette al primo posto il lavoro e il benessere degli italiani", conclude la premier.
Cambiano le detrazioni, con un primo assaggio di «quoziente familiare». Viene prorogato il bonus ristrutturazioni al 50%, ma solo per la prima casa. Arrivano tagli del 5% ai ministeri. Si lima il contributo da chiedere al settore bancario. Prende forma la terza manovra del governo Meloni, che arriva sul tavolo del consiglio dei ministri. Mette sul piatto risorse per circa 30 miliardi e si inserisce nel solco tracciato dalla precedente, confermando taglio del cuneo e riduzione dell'Irpef, che anzi diventano strutturali, oltre alle misure per la natalità. Ma prova anche a dare la misura del braccio di ferro vinto sul fronte dei «sacrifici».
Quello più discusso e delicato è il contributo chiesto alle banche. Il dossier sarà limato fino all'ultimo, ma la premier Giorgia Meloni già ne rivendica il successo con le opposizioni. «Vedremo con la legge di bilancio», dice rivolgendosi al deputato Fratoianni in replica alla Camera sulle comunicazioni in vista del consiglio europeo: «potrebbe scoprire che questo governo ha avuto più coraggio di quello che ha avuto la sinistra quando era al governo».
Anche nella maggioranza le tensioni dei giorni scorsi sembrano rientrate. Forza Italia esprime fiducia sul fatto che sarà accolta la propria linea. Il contributo in arrivo dal settore bancario sarà nell'ordine di grandezza dei 3-4 miliardi di euro (in due anni), conferma il vicepremier Antonio Tajani, assicurando però che non si tratterà di «nuove tasse». Sarebbe infatti escluso un intervento su Ires e Irap. Con l'Abi il dialogo è in corso ed è serratissimo. Tra le ipotesi ci potrebbero essere due interventi separati, comunque una tantum: sugli incrementi patrimoniali e sull'anticipo di liquidità con le cosiddette Dta, crediti fiscali che vengono differiti. Non è chiaro se il contributo verrà chiesto anche ad altre imprese, come le assicurazioni o le aziende energetiche. Il presidente di Unipol Carlo Cimbri, in attesa di vedere cosa uscirà dal cdm, mette le mani avanti e invita a non trattare banche e assicurazioni allo stesso modo. Altra novità è il restyling delle detrazioni in vista di una successiva e più complessiva razionalizzazione delle tax expenditures. L'idea è di introdurre un importo massimo che si potrà detrarre, che dovrebbe essere a sua volta modulato in base al nucleo familiare. Possibile anche che venga rivista al ribasso la soglia di reddito oltre il quale scatta il decalage degli sconti fiscali al 19% (che oggi parte da 120mila euro).
Il progetto, secondo quanto riportava un mese fa un articolo del Foglio, era sul tavolo del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che pensava ad un «quoziente familiare per le detrazioni», con un «costo stimato tra i cinque e i sei miliardi». Nel capitolo «sacrifici» rientrano anche i tagli per i ministeri, su cui da settimane Giorgetti va in pressing minacciando tagli lineari per chi non si adegua. L'intervento dovrebbe aggirarsi intorno al 5% delle spese. Tagli che preoccupano per le ricadute sui servizi. Nella scuola i dirigenti minacciano lo stato di agitazione e l'associazione dei presidi chiede coraggio.
Ma il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara rassicura: «Non è vero che arriveranno sempre meno risorse», anche perché «il bilancio del Ministero è in crescita». Si salva solo la sanità, per la quale il ministro Orazio Schillaci spera in oltre 3 miliardi di risorse. Il governo prova ad imprimere anche un cambio di rotta sui bonus edilizi. Si va verso la proroga per un altro anno del bonus ristrutturazioni al 50%, ma solo per le prime case. Per le altre dal 2025 l'agevolazione scenderà, come previsto, al 36%. Altre misure per i contratti della Pa e l'indicizzazione delle pensioni sono attese dal decreto fiscale collegato, anch'esso all'esame del consiglio dei ministri.