Il sindacato polizia penitenziaria: "Il sistema Albania crea sperequazioni e alimenta lamentele"
Il segretario Spp, Aldo Di Giacomo, ricorda che gli agenti dislocati dal governo Meloni nel centro di detenzione all'estero ricevovono 139 euro al giorno in più di salario rispetto a chi lavora in Italia in condizioni sempre più difficili. Inoltre, in Albania la proporzione è di 2,25 agenti per ogni detenuto. Se questi criteri fossero applicati nei penitenziari italiani produrrebbero il doppio di agenti, mentr elo stipendio andrebbe triplicato
ROMA. "Spostare l'attenzione mediatica sulle condizioni di alloggio di 11 colleghi impegnati in servizio nel Centro albanese per rimpatri è uno schiaffo fragoroso ai 36 mila colleghi che svolgono il proprio duro lavoro nei penitenziari italiani sfuggiti ad ogni controllo dello Stato, e che rischiano quotidianamente l'incolumità personale".
Ad affermarlo è il segretario generale del Sindacato polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo, che aggiunge: "chi sta adesso in Albania riceve 139 euro al giorno in più di salario e sta decisamente molto meglio del personale penitenziario in Italia.
Per chi non lo sapesse, le caserme in cui alloggiano i nostri poliziotti penitenziari hanno sino a 14 letti, non tutti hanno il bagno in stanza o comunque solo un bagno in comune, e sono senza televisore.
Peraltro, conoscendo personalmente il dirigente incaricato per la missione in Albania, il comandante Secci, sono certo che, come ha sempre fatto, garantisce ai colleghi il pieno rispetto dei propri diritti, ed eque condizioni di alloggio e di lavoro.
Dunque - continua Di Giacomo - il sindacato del personale penitenziario, ha altro di cui occuparsi a tutela dell'intera categoria invece di prestarsi ad alimentare campagne di stampa che si riducono a sterili polemiche.
Ciò che, piuttosto, contestiamo è il 'sistema Albania' che evidenzia una proporzione di 2,25 agenti per ogni detenuto che se fosse applicato nei penitenziari italiani produrrebbe il doppio di agenti, e in tasca al personale penitenziario che lavora nel nostro Paese andrebbe tre volte il salario attuale.
È evidente che il 'sistema Albania' crea sperequazioni troppo forti ed alimenta non poche lamentele ed indignazioni tra il personale penitenziario".
"A 22 anni dall'ultima missione all'estero per agenti penitenziari (il 2002, in Kosovo) dal Governo e nello specifico dalla premier Meloni che ha dedicato impegno, tempo ed energie per il Centro in Albania ci aspetteremmo - prosegue Di Giacomo - almeno un decimo dello stesso tempo da dedicare ai gravi problemi delle carceri italiane e delle condizioni di lavoro dei servitori dello Stato.
Anche per la spesa complessiva dell'Italia, abbiamo serie e fondate riserve perché il Governo in questa stagione di rinnovo contrattuale - conclude Di Giacomo - non è in grado di reperire le risorse finanziarie per aumentare dignitosamente i salari del personale e investire per la sicurezza di chi è costretto a fronteggiare le quotidiane aggressioni e violenze dei detenuti.
Ci rivolgiamo infine a giornali e media perché dedichino più spazio ai problemi reali della polizia penitenziaria".