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Trump: sospesi gli aiuti militari all'Ucraina. In vigore i dazi contro Canada e Messico

Il presidente americano ha ordinato al capo del Pentagono Pete Hegseth di eseguire la sua disposizione. La pausa riguarderà tutti gli aiuti militari che non sono al momento in Ucraina, incluse le armi in transito e quelle nelle aree di transito in Polonia

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ROMA - Gli Stati Uniti hanno sospeso tutti gli attuali aiuti militari all'Ucraina. Lo riporta l'agenzia Bloomberg citando alcune fonti, secondo le quali la pausa durerà fino a quando il presidente Donald Trump «non avrà determinato la buona fede dell'impegno di Kiev verso la pace».

La pausa riguarderà tutti gli aiuti militari che non sono al momento in Ucraina, incluse le armi in transito e quelle nelle aree di transito in Polonia, mette in evidenza l'agenzia Bloomberg citando un funzionario del ministero della difesa.

Il presidente americano ha ordinato al capo del Pentagono Pete Hegseth di eseguire la sua disposizione.

La decisione del governo americano di abbandonare per ora la Ucraina dal punto di vista militare era stata più volte minacciata, dopo i colloqui fra Washington e Mosca visti con diffidenza da Kiev inizialmente non coinvolta,  e aleggiava sull'incontro alla Casa Bianca dit re giorni fa nel quale Trump,insieme al suo vice Vance, ha apertamente aggredito il presidente Volodymyr Zelensky che in assenza di precise garanzie sui termini di una eventuale tregua («non ci si può fidare di PUtin», ha ripetuto») si rifiutava di firmare un accordo economico sullo sfruttamento minerario favorevole agli Usa (che in questo modo intendono essere risarciti degli aiuti militari fin qui erogati, peraltro inferiori a quelli inviati dai paesi Ue). E per questa resistenza, Zelensky è stato oggetto prima di attacchi verbali pesanti da parte di Trump, poi della ritorsione che spronfonda l'Ucraina in una condizione di enorme difficoltà a fronte dell'aggressore russo.

«Trump sarà pronto a nuovi colloqui con Zelensky quando il presidente dell'Ucraina mostrerà il suo vero impegno a risolvere il conflitto con la Russia», ha detto il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance in un'intervista con Fox News. «Certo, la porta è aperta - ha sottolineato - quando Zelensky sarà disposto a parlare seriamente di pace». Vance ha affermato che il presidente ucraino ha «mostrato un chiaro rifiuto di impegnarsi nel processo di pace» auspicato dal presidente americano. «Penso che Zelensky non fosse ancora pronto - ha detto - e penso, francamente, che non lo sia ancora, ma penso che prima o poi ci arriveremo. Dobbiamo farlo».

Frattanto, Mikhail Ulyanov, rappresentante permanente della Russia presso le organizzazioni internazionali a Vienna, ha affermato che La Russia è categoricamente contraria allo schieramento di peacekeeper europei in Ucraina. Lo riporta la Tass.

"L'idea di stazionare ipoteticamente peacekeeper europei in Ucraina è, per usare un eufemismo, altamente discutibile almeno per due motivi. Innanzitutto l'UE è di parte mentre i peacekeeper devono essere imparziali. In secondo luogo, la Russia si oppone categoricamente". Ulyanov ha anche sottolineato che "i funzionari europei stanno mettendo il carro davanti ai buoi", quando discutono della questione.

Frattanto, sono entrati in vigore i dazi degli Usa su prodotti canadesi e messicani: il termine imposto da Donald Trump è infatti scaduto senza trovare un accordo con il Paese nordamericano.

Le merci canadesi saranno soggette a dazi del 25%, con le risorse energetiche colpite da un tasso inferiore del 10 percento, mentre i prodotti messicani saranno soggetti a un'imposta generale del 25 percento, in base agli ordini esecutivi firmati da Trump. Il presidente Usa ha giustificato l'aumento delle tariffe citando la mancanza di progressi nella lotta al traffico di droga.

Secondo uno studio di Bloomberg hanno un valore di 1,5 trilioni di dollari anno su anno i dazi del 25% che l'amministrazione statunitense sta introducendo sulle merci importate da Canada e Messico, oltre all'aumento di quelli che colpiscono le merci provenienti dalla Cina. Disposti dazi del 10% per i prodotti energetici canadesi. Secondo Washington, queste misure vengono adottate a causa di inaccettabili afflussi di droga e migranti illegali negli USA.

Il presidente degli Stati, oltre a confermare il giro di vite su prodotti canadesi e messicani, ha anche firmato un ordine esecutivo che raddoppia i dazi sulle importazioni cinesi dal 10% al 20%, perché, secondo la Casa Bianca, la Cina non ha preso alcuna misura per limitare le forniture di fentanyl agli Stati Uniti.

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