E' autunno. Sono tornati anche gli inutili talk show

Il trionfo dell'infotainment, un genere che ha infantilizzato la politica, intossicando noi e il dibattito, non facendo capire i problemi e facendo trionfare la "piazza", intesa come caciara.

di Fabrizio Franchi

E' tornato l'autunno. Sono tornati i talk show. Gli alberi perdono le foglie, noi perdiamo la capacità di ripulire dai nostri schermi le trasmissioni inutili. Ancora peggio. Diciamolo: dannose. Intossicanti. Sono solo un'arena dove c'è caciara, dove si litiga ed è il trionfo del battutismo fine a se stesso.
Salvo casi rari, difficilmente un talk show aiuta i telespettatori a capire i problemi. Sono trasmissioni che non servono ai telespettatori, ma solo ai conduttori per avere successo e alle reti televisive per riempire un contenitore di “politica” in modo da riequilibrare i tempi concessi ai partiti e dimostrare così un fasullo pluralismo e dare sfogo a improbabili personaggi che altrimenti sarebbero ignorati. Fate caso ai vari talk. E' il trionfo dell'urlo, della confusione. Ma è una confusione organizzata ad arte, perché nulla è lasciato al caso. Innanzitutto gli ospiti. Praticamente nella gran parte dei talk show è cosa nota che i leader pretendano di conoscere in anticipo i nomi dei partecipanti alle trasmissioni e che abbiano pure diritto di veto: se un ospite non piace, via. Viene cancellato dalla lista. Domande scomode? No. L'elenco viene fornito in anticipo ai leader politici. Poi c'è il trionfo della piazza, ma della piazza fasulla. Ogni ospite ha diritto a portare la sua clacque, i suoi fans, che battono le mani, commentano, mugugnano, scherniscono e via dicendo, in un cicaleccio da bar, ma più aggressivo. Hanno trasformato la politica in un pro e contro continuo, ma ridotto alle battute elementari. Hanno infantilizzato la politica e i problemi. Vogliono fare credere che la politica non sia studio, approfondimento e difficoltà. E ormai è diventata una compagnia di giro, a cui nessuno dei grandi leader politici e sindacali può sottrarsi, nemmeno volendolo.
In inglese lo chiamano infotainment, ossia informazione più intrattenimento. Mancano solo le ballerine e i giocolieri. Intrattenimento chissà. Informazione poca, tra domande precotte e soprattutto accomodanti.
E così giù trasmissioni, fino al trionfo del nulla, con Bruno Vespa che tiene ore di video a parlare dell'ultimo cinepanettone. E questa è una variante interessante, quella della promozione dei prodotti. Vespa la fa “nazionalpopolare”, con i Vanzina, i Boldi, le Ventura. Poi ci sono gli chic: i Fazio e le Bignardi. Quelli che si presentano da loro – salvo rare eccezioni – lo fanno per parlare dell'ultimo libro, dell'ultimo disco, dell'ultimo film, dell'ultimo spettacolo prodotto. Ovviamente tutti bellissimi, tutti capolavori e ovviamente tutti letti, visti, ascoltati e – cosa non da poco – apprezzati dai conduttori...
Che dire? Andiamo in libreria e leggiamoci un libro scelto da noi, acquistiamo un cd che ci piace davvero, un film che apprezziamo e riprendiamo a leggere. Disintossichiamoci e cerchiamo qualche trasmissione intelligente. E se non possiamo proprio rinunciare ai talk, facciamo un piccolo esperimento: azzeriamo l'audio e osserviamoli come si osservano degli animali, sapendo che ogni ora che passa cresce mostruosamente il loro conto in banca, senza che ci abbiano insegnato alcunché.

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